BRESCIA | Museo Santa Giulia | 8 marzo – 30 giugno 2013
Intervista a ELENA LUCCHESI RAGNI di Ilaria Bignotti
Brescia si apre ai linguaggi contemporanei, attraverso un percorso poliedrico e destinato a mostrare al pubblico una diversa storia dell’arte, quella nata dalla volontà del collezionista: grazie a una importante collaborazione con Daimler Collection, il Museo della Città Santa Giulia di Brescia ospita infatti, fino a fine giugno, una selezione di opere che dall’inizio del XX secolo arrivano ai nostri giorni: Novecento mai visto. From Albers to Warhol (to now), è il titolo di questa esposizione alla quale si affianca un altro percorso, Novecento mai visto. Da De Chirico a Cattelan (e oltre), dedicato all’arte italiana del XX e XXI secolo, nel quale confluiscono importanti pezzi dei Civici Musei già esposti nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, aperta in Santa Giulia dal 1964 al 1972, e opere di collezionisti privati bresciani. Infine, affascinanti dialoghi tra capolavori del passato e del presente si snodano al piano terra del Museo Santa Giulia, dove è conservata la collezione permanente, che si estende dall’antichità romana all’epoca delle Signorie…
Abbiamo rivolto alcune domande a Elena Lucchesi Ragni, Responsabile del Settore Musei Cultura e Turismo del Comune di Brescia e curatrice della mostra Novecento mai visto. Da De Chirico a Cattelan (e oltre).
Un progetto del genere sarà sicuramente stato complesso: quali le scelte storico-critiche e espositive alla base dell’intero percorso espositivo?
L’intenzione era quella di offrire, sia pure in termini esemplificativi, un panorama nell’arte italiana del Novecento, per così dire “complementare” all’apertura internazionale della collezione Daimler. La mostra è stato sviluppata da un punto di vista tutto “bresciano”, ovvero attraverso le opere presenti nelle collezioni private della città e negli stessi Musei civici, in precedenza mai (o solo occasionalmente) viste.
Il percorso From Albers to Warhol (to now) della Daimler Collection è stato curato da Renate Wienhager. A suo parere, quali i dialoghi più interessanti tra le opere esposte?
L’installazione site specific realizzata dall’artista svizzero Nik Hess alle pareti e sul soffitto delle scale e dell’atrio al piano superiore che ha trasformato un ambiente altrimenti anonimo con creatività e ironia, in modo tale da sorprendere il visitatore con immagini, tra loro variamente coordinate, di tutti i tipi, dal dipinto vero alle indicazioni di percorso, alla presa elettrica.
Il percorso invece da lei curato, Da De Chirico a Cattelan (e oltre) cosa offre al pubblico? Quali i dialoghi con il percorso della collezione tedesca che a suo parere emergono con importanza?
Il percorso inizia con opere dei Musei del primo Novecento, con il notevole gruppo di disegni e dipinti di Romolo Romani, sorprendentemente anticipatrici in senso astratto, e con la serie di tele di ambito futurista provenienti dalla collezione di Anton Giulio Bragaglia, tutte conservate nei depositi. Ciò ripropone il problema di una nuova, forse possibile, Galleria d’arte Moderna che potrebbe ricorrere, come è stato fatto in questa occasione, alla collaborazione dei molti collezionisti bresciani. Dalle raccolte private provengono, tra le altre, opere importanti di De Chirico e di Severini, in dialogo con il Morandi dei Musei, quelle “informali” di Vedova, Morlotti, Caporossi, esposte alle Biennali degli anni tra gli anni Quaranta e Sessanta. Il versante “spazialista” è poi documentato da un raro catrame di Manzoni, da un bellissimo Fontana del 1957 e da un grande “argento” di Castellani. La mostra prosegue con la sezioni dedicate al “genius loci” Gugliemo Achille Cavellini e alla sua straordinaria collezione, purtroppo dispersa alla fine degli anni Settanta, fino l’Arte Povera e Concettuale e ai suoi protagonisti, da Mattiacci a Penone da Pistoletto a Zorio. La sezione del percorso “tedesco”, che trovo personalmente di maggiore interesse, riguarda le opere di tipo “spazialista” del cosiddetto Gruppo Zero, costituitosi in Germania con la partecipazione di artisti anche italiani, come Castellani e Dadamaino.
Come ha risposto il pubblico al connubio e al confronto tra opere antiche della collezione permanente e opere d’arte contemporanea esposte al piano terra del Museo?
Si è cercato di rendere il rapporto tra l’antico, ovvero gli ambienti e le opere presenti nel Museo, e il moderno il più possibile coerente, in modo tale da suggerire al visitatore una reciprocità possibile di suggestioni e di significati; in tal senso sono stati affiancati, ad esempio, i due “frammenti” di braccio, quello in resina colorata di Cattelan e quello di una scultura in bronzo romana, così come l’Angelo caduto in marmo di Mainolfi sembra precipitato, tra gli affreschi rinascimentali, sul pavimento del coro di Santa Giulia.
La mostra inaugura anche il rinnovato Capitolium: ci vuole parlare di questo progetto?
Il lungo lavoro di restauro e di adeguamento tecnologico ha finalmente restituito agibilità ad un luogo che, fin dall’Ottocento, caratterizza questa parte della città. Il Capitolium si pone quindi come la tappa iniziale di un percorso dove, in poche centinaia di metri arrivando a Santa Giulia, si concentra la storia stessa di Brescia. All’interno delle tre sale è stata recuperata, in particolare, la policromia dei bellissimi pavimenti in marmo di età romana e l’allestimento ottocentesco delle epigrafi; si aggiunge ora l’installazione multimediale che, con immagini e suoni, descrive l’aspetto e le funzioni dello stesso Capitolium e della piazza del Foro.
Se dovesse scegliere un’opera rappresentativa di questo intero progetto, a quale penserebbe?
La “Bianchina” con la nuvola bianca sul tetto dell’artista bresciano Gabriele Picco. L’ironica evocazione degli anni Sessanta contrasta, come un’incongrua sorprendente apparizione, nell’antico cortile di Santa Maria in Solario e rimanda alle installazioni e ai video di tema automobilistico della raccolta Daimler, dove il mito tecnologico appare ben diversamente evocato e, talvolta, negato.
Novecento mai visto. Capolavori dalla Daimler Art Collection. From Albers to Warhol to (now)
a cura di Renate Wiehager
Novecento mai visto. Opere dalle collezioni bresciane. Da De Chirico a Cattelan (e oltre)
a cura di Elena Lucchesi Ragni con Enrico De Pascale e Paolo Bolpagni
Museo Santa Giulia
via Musei 81/B, Brescia
8 marzo – 30 giugno 2013
Orari: dall’8 marzo al 15 giugno martedì-domenica ore 9.30-17.30, mercoledì ore 9.30-22.00 (fino a fine maggio sabato, domenica e festivi ore 9.30-19.00); dal 16 giugno al 30 giugno martedì-domenica ore 10.30-19.00, mercoledì ore 9.30-22.00; chiuso tutti i lunedì non festivi
Ingressi: incluso al biglietto d’ingresso del Museo di Santa Giulia, Intero Euro 10,00; Ridotto gruppi e convenzionati Euro 7,50; Ridotto 14-18 anni e sopra i 65 anni Euro 5,50; Scuole Euro 3,00; Scuole con didattica Euro 4,50; gratuito con Desiderio Card
Info: 030 2977833-834
santagiulia@bresciamusei.com
www.bresciamusei.com
www.novecentomaivisto.it