Non sei registrato? Registrati.
MILANO | Temporary Space – Studio La Città | 1–22 aprile 2017

di MATTEO GALBIATI

Herbert Hamak (1952) lo ha trovato da molto tempo quel tesoro che, come racconta la leggenda irlandese da cui ha preso spunto per il titolo di questa nuova mostra personale, sta alla fine dell’arcobaleno e non è una pentola d’oro, ma una ricchezza ben più preziosa: la potente ed emozionante forza poetica della sua arte, fatta di sottili e concrete opolascenze cromatiche, in cui la presenza del suo colore diafano trova una verifica concreta nella dialettica tesa tra ambiente-spazio e luce-tempo.

Herbert Hamak. At the end of the rainbow, veduta della mostra, Temporary Space Studio La Città, Milano Courtesy Studio la Città, Verona Foto Michele Alberto Sereni

Herbert Hamak. At the end of the rainbow, veduta della mostra, Temporary Space
Studio La Città, Milano Courtesy Studio la Città, Verona Foto Michele Alberto Sereni

Nella mostra At the end of the rainbow, che la galleria Studio La Città di Verona ha inaugurato nel suo Temporary Space a Milano riusciamo a trovare tutta la fisicità di una pittura che, negli anni, l’artista tedesco ha saputo assecondare ed ascoltare, aggettandola dalla vincolante dimensione della tela a quella dello spazio concreto del reale. Uno dei prodigi del suo lavoro, infatti, è quello di aver saputo attendere ad una coerenza lirica perseguita nella fede indiscussa per la potenzialità del colore e per le sue infinite modulazioni che, grazie alla traslucenza delle materia, si mantiene e continua a narrarsi anche dopo la realizzazione di ciascuna opera.
Il colore diventa un fatto fisico concreto, solido, con geometrie definite che dalla bidimensionalità invadono il luogo della visione palesandosi – soprattutto nelle ultime serie di creazioni – come entità tangibile, presente, con un corpo specifico che, però, rimane sempre suscettibile, per la semitrasparenza della sua essenza intima, dei riverberi della luce che ne sollecitano e ne fanno variare gli accodi profondi dell’anima.

Herbert Hamak, Ultramarine Blau Dunkel, 2003-2011, resina e pigmenti, dimensioni variabili Courtesy Studio la Città, Verona

Herbert Hamak, Ultramarine Blau Dunkel, 2003-2011, resina e pigmenti, dimensioni variabili Courtesy Studio la Città, Verona

Le molte opere esposte, senza la pretesa di esaurirsi in una semplice retrospettiva, vogliono dare la traccia del percorso compiuto, vogliono riassumere un’esperienza scritta nel dialogo tra la sensibilità di Hamak e le modalità del colore-sostanza con cui agisce. Una storia che dall’offuscamento dell’immagine del quadro si indirizza a cogliere l’autosufficienza semantica del solo colore, delle sue armonicità e della sue infinite e sempre plausibili verità.
Le sfumature divenienti del cromatismo che ci concede Hamak – che conserva in sé la forza e la tradizione di una millenaria memoria storica – in questa bella e intensissima esposizione testimoniano le influenze – collettive e individuali – sul senso della percezione, dell’esserci non solo in una relazione catartica con l’opera d’arte, ma, sempre determinata dalla sua correlazione, anche con l’esperienza del circostante.

Herbert Hamak. At the end of the rainbow, veduta della mostra, Temporary Space Studio La Città, Milano Courtesy Studio la Città, Verona Foto Michele Alberto Sereni

Herbert Hamak. At the end of the rainbow, veduta della mostra, Temporary Space
Studio La Città, Milano Courtesy Studio la Città, Verona Foto Michele Alberto Sereni

Le resine, che generano forme aggettanti, segmenti, geometrie solide, acuiscono le maggiori possibilità di esprimere la profonda e recondita relazione tra interno ed esterno dove tutto può essere “dipinto”: Hamak, che mai sconfessa il suo ruolo di “pittore”, non elude mai la sua missione e con le sue annotazioni cromatiche, plasticamente intese, attivate sempre dal costante apporto del flusso luminoso, le estende alle infinite, magnifiche, riprosizioni di se stesse.
Senza limiti il processo narrante dell’opera esula da qualsiasi controllo, si libera da schemi e preconcetti, raggira regole e regolamenti, vive di un incanto che trasporta lo stupore dello sguardo calandolo in una raccolta e interiore riflessione meditativa.

Herbert Hamak. At the end of the rainbow
testo di Michael Haggerty
in collaborazione con Doubletrouble95
evento Fuori Salone
promossa da Forisalone.it 

1–22 aprile 2017

Temporary Space
Studio La Città
Via Giovanni Enrico Pestalozzi 4, Milano 

Orario: 1-9 aprile tutti i giorni 10.00-13.00 e 14.30-19.00; 11-22 aprile da martedì a sabato 10.00-18.00

Info: +39 02 95335119; +39 349 7982603; +39 045 597549 (Verona)
mostre@studiolacitta.it
www.studiolacitta.it

Condividi su...
  • 53
  •  
  • 1
  •  
  •  
  •  
  •  
  •