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Luca Piovaccari. Mentali fragili equilibri

di Elena Baldelli


Mentali fragili equilibri
tra paesaggi incontaminati e strutture precarie. Nel mezzo aforismi dalla celebre firma, a declamare che l’uomo è il centro di una bilancia che ha perso di vista l’armonica distribuzione dei vari elementi di un tutto. Luca Piovaccari getta cumuli di terra in galleria, facendoli trasportare misteriosamente dai tubi dei condotti d’aria e, con questo gesto, appunta un segnale di riflessione e di allerta. Sulle pareti evidenzia una natura non semplice da afferrare perché distrutta e ricomposta come un puzzle errato e, successivamente, deformata da strati di materia artificiale nella mutazione astratta della cosa. In mezzo, composizioni instabili, anche loro poste lì, a rimarcare la costante sensazione che imperversa varcando la soglia di Romberg… che, prima o poi, tutto potrebbe crollare.



Elena Baldelli: L’esposizione è in bilico. Si ha l’impressione che da un momento all’altro tutto possa crollare. La materia si presta ad esprimere Mentali fragili equilibri… di cosa stiamo parlando?
Luca Piovaccari: La scelta del titolo è legata al mio intimo e privato modo di essere in bilico tra l’esaltazione della sconfitta e la poetica della bellezza, ho voluto associarla alla natura: un ecosistema in equilibrio costante e precario. Inoltre per questa esposizione ho deciso di accostare ad alcuni lavori degli aforismi sulla natura.

Il paesaggio compare come unica costante “figurativa” della tua produzione…

«È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo» – Fernando Pessoa (dedico la scoperta di Pessoa ad un artista scomparso di nome Leo Simoni). Le tematiche riferite al paesaggio vogliono essenzialmente anche parlare di noi stessi. Nel fluire vorticoso degli impegni non abbiamo più tempo per ascoltarci, non ne abbiamo nemmeno più per prestare attenzione al naturale e alle orribili trasformazioni che sta subendo.

…E dove si trova, se si può trovare, il filo conduttore tra natura e le strutture in equilibrio precario installate negli spazi di Romberg?
Queste strutture devono essere valutate per ciò che innescano o per i cortocircuiti che concorrono a creare. Si cerca conforto attraverso edifici stabili e massicci, lo stupore verso l’eclatante e il monumentale, quale è allora lo scopo di queste strutture precarie? L’ironia? Possono rappresentare la fragilità, che in ognuno di noi si  annida, oppure alludere all’essenza debole e instabile della natura che abitiamo?
Nella leggerezza del loro apparire, nella fragilità del loro manifestarsi, queste sculture trovano tutta la loro intima dimensione, nell’illusione di una lontananza, nella desolazione di luoghi “marginali”, in una smorfia appena accennata.

Noto che gli elementi paesaggistici vengono spesso filtrati da diversi elementi-contenitore: dalle plastiche che ne deformano le prospettive, alle piccole “scatole” in cui vengono riposti…
L’immagine fotografica di solito viene  scomposta in diverse  porzioni, poi stampata in fogli di pellicola  emulsionata trasparente, in un gioco di sovrapposizioni inesatte viene ricomposta. Nei punti di accavallamento dei fogli, la trama del lavoro appare attraversata da linee che evidenziano l’ispessimento della materia; la superficie sembra evidenziare una stratificazione dell’epidermide del paesaggio e lascia supporre livelli di profondità  multipli, la frammentarietà, i riflessi che il supporto intercetta, palesano una sorta di ineffabilità delle cose. Con questo modo di operare si corrompe il realismo poetico delle immagini costringendole a significare altro, qualcosa che è assente,  presagio di possibili apparizioni (rivoluzioni?) anche nelle più banali e stereotipate vedute, che di recente hanno assunto forme ambiguamente astratte.
Per i micro-paesaggi disegnati, le rivelazioni d’orizzonte sono intellettive, raccontano lo sguardo al fruitore e allo stesso tempo vengono presentati nascosti all’interno di piccole scatole portatrici di immagini: vedute panoramiche, con cieli densi di nuvole enigmatiche sopra cui, a volte, si librano presagi a forma di arbusti. In alcuni casi vengono affiancati a lato con testi del tipo “La natura non è altro che una poesia enigmatica” – Michel de Montaigne, oppure “L’essere umano appare come una macchia ignominiosa nella natura” – Arthur Schopenhauer. Sono una sorta di messaggi in bottiglia che confermano questo desiderio d’invadere lo spazio intimo e di sfidare i confini, con discrezione e con un senso di provvisorietà, vogliono quasi invitare a non disturbare, a non turbare i luoghi, tenendo la voce bassa e sottile, a fare in modo che tra questi paesaggi e lo spettatore rimanga a mormorare il vento, a volte, in maniera pungente e continui a penetrare la luce.

Mi incuriosiscono molto i Condotti di depurazione… Com’è nata l’idea di questo ciclo di opere?
Dalla grandezza dell’universale, all’essenza del particolare, dalle cose minime e insignificanti verso una poetica dell’antiestetico, rappresentata da un intervento fatto di normali tubature che ricreano virtuali condutture di depurazione. I pensieri si fanno immagine destabilizzante, quasi come possibili/impossibili filtrazioni di terriccio, interventi riflessivi non privi d’ironia. Queste installazioni di tubature che, idealmente, purificano un comunissimo terriccio, sono nate come segno percepibile e profondamente materiale di un processo che implica tanto il senso di appartenenza alla terra quanto la necessità che la terra stessa torni ad essere un valore riconosciuto di appartenenza intellettuale, luogo reale della materializzazione di progetti e intenzioni del pensiero.

La mostra in breve:
Luca Piovaccari. Mentali fragili equilibri
a cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani
Romberg Arte Contemporanea
Viale Le Corbusier, Torre Baccari, Latina
Info: +39 0773 604788
www.romberg.it
5  febbraio – 7 marzo 2011

In alto:
“Landscape”, 2009, fotografia su acetati trasparenti, cm 91×175
In centro, da sinistra:
“Landscape”, disegno a pastello e olio su carta su legno, box legno, cm 8×6,5 (opera), cm 19,5×19,5×5  (box)
“Landscape 2010”, pastello e olio su carta in plexiglass, cm 34x26x5, struttura di asce dimensione totale 87×200
In basso, da sinistra:
Panoramica della mostra di Luca Piovaccari nello spazio Roomberg Project della Romberg Arte Contemporanea di Latina
“Condotto di depurazione”, 2010, installazione tubo di acciaio e terra

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