REGGIO EMILIA | Bonioni Arte | 5 ottobre – 17 novembre 2013
Intervista a LUCA MOSCARIELLO di Igor Zanti
Alla vigilia dell’inaugurazione di Sotto i cardi, mostra personale di Luca Moscariello, alla Galleria Bonioni di Reggio Emilia, Espoarte ha rivolto alcune domande al giovane artista…
Caro Luca, come nasce la tua ricerca artistica?
Questo momento di ricerca nasce a tutti gli effetti da un’abiura. Quando mi sono scoperto in una fase di stanca del lavoro ho avvertito l’esigenza di prendere le distanze. Necessitavo di una deriva che mi conducesse al divertimento, ad un approccio più “leggero”. Se prima lavoravo sul tema della memoria come testimonianza, oggi mi scopro ad intendere la memoria come una rassicurazione, data da quell’esperienza che per Rodari è l’antitesi alla fantasia. Se si pensa al titolo della mostra curata da Quaroni, si può comprendere come quella sia una citazione che racchiude un pensiero d’indagine più esteso. Con la creazione di una menzogna, di continui paradossi tra apparenza e sostanza, posso intendere il lavoro come una damnatio memoriae della stagione adulta per giungere alla memoria dell’infazia, pensata come tempo esatto e quindi non più archiviazione, ma memoria dell’oggi.
Quali artisti sono per te dei punti di riferimento?
Avendo compiuto il canonico cammino di studi artistici, un fascino incredibile continua ad essere esercitato dalle incisioni rupestri, ma ho assorbito negli anni influenze da diverse figure. Le maggiori fascinazioni sono date dall’ osservare ancora autori come Carpaccio, Piazzetta, Bruegel, Tura, Tintoretto o Guido Reni. Nel recente passato aver visto i ragazzi della scuola di Lipsia è stato importante nella misura in cui, osservandoli, ho avvertito quel senso di fare ludico. Tra gli italiani ammiro i Tirelli, Matteo Bergamasco, Baricchi e Di Piazza e mi emoziona davvero tanto il lavoro del povero Picozza. Oggi invece le fonti a cui attingo si trovano in campi diversi ed hanno avuto tanto in Nietzsche quanto nei libri di R. Scarry e Handford, autori importanti.
Da questi due ultimi autori per l’infanzia è fondamentale partire per la comprensione degli spunti che contribuiscono a creare la costruzione dell’impalcatura scenica. Cconcepisco l’opera come una vera e propria metrica scritta, come parole che innestate tra loro conducono ad una nuova lettura d’insieme.
Come concepisci lo scorrere del tempo?
Non più tardi di qualche anno fa il tempo era per me il fulcro del lavoro: concepivo l’opera come un’effige che tentasse di resistere al suo scorrere e lo testimoniasse, con immagini che riaffioravano come reliquie.
Non ho mai associato il tempo all’uomo quanto ai resti dell’uomo, alle macerie; lo concepivo come elemento ineluttabile e tutt’ora lo intendo in questi termini, se non fosse che l’approccio oggi è antitetico e mi trova ad affrontarlo dalla parte di chi non ha più la possibilità di misurarlo, tanto è breve lo spazio in cui posso contribuire a dire qualcosa.
Precedentemente la mia percezione era più legata all’immanenza e questo è palese osservando le mie vecchie produzioni, focalizzate sull’idea di memoria, ma la memoria intesa come testimonianza riproponibile era già errata.
Pensi che si possa parlare, nell’epoca della globalizzazione, di genius loci?
Penso che si possa parlare ancora di genius loci ora che “la sofferenza di moltitudine”, come sosteneva Nietzsche (e non di solitudine), è il paradosso dell’induzione attuale. Nella ricerca di se stessi questa epoca ha delegato la propria essenza alla condivisione mendace.
Fermo nella convinzione di questo, l’idea fenomenologica di attinenza a sé è pregnante nei miei lavori: si veda come il caos compositivo tradisce la necessità di salvaguardare quella che definisco stagione dell’infanzia, ma che, per estensione, può associarsi al gioco e alla leggerezza come veicoli edificanti. Altresì è in dubbio che si può essere al centro di un sistema restandone ai margini, la rete in questo senso è potenza pura, tuttavia è lampante che il genius loci nell’accezione di adesione ad un tessuto identitario sarà una pratica che in futuro tornerà a sussistere, quando imploderà il sistema vertiginoso della delega esistenziale.
Luca Moscariello. Sotto i cardi
a cura di Ivan Quaroni
5 ottobre – 17 novembre 2013
Bonioni Arte
Corso Garibaldi 43, Reggio Emilia
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