MILANO | GILDA CONTEMPORARY ART | 4 maggio – 3 giugno 2017
di ALESSANDRO TRABUCCO
The painting are names, ripreso da un saggio del romanziere jugoslavo Danilo Kiš, è il titolo dell’esposizione personale di Luca Coser in corso presso la galleria Gilda Contemporary Art di Milano e a cura di Cristina Gilda Artese.
Acrilici su tela e alluminio, tecniche miste e collage su carta, cartoncino e legno, piccole sculture come ready made modificati. La protagonista è sicuramente la pittura… Questa tecnica artistica così antica eppure ancora così indispensabile per un numero imprecisato di artisti di tutto il mondo, cos’altro di nuovo potrà mai comunicare in un’epoca così poco propensa all’osservazione approfondita di un’immagine che non sia quella digitale riprodotta dal proprio onnipresente piccolo schermo portatile?
Luca Coser è un pittore “allo stato puro“, nel senso che la sensibilità per la materia pittorica ce l’ha proprio nel DNA, riuscendo a restituirla intatta sulla superficie della tela di lino grezzo.
Una superficie elastica, morbida e reattiva, che l’artista riprende in mano dopo tanto tempo, dopo anni di stesure eseguite su di un piano molto meno accomodante, come quello di alluminio, che ha caratterizzato molta della sua produzione.
Dunque, eravamo rimasti alle novità espressive che potrebbe comunicare la pittura ai nostri giorni, sempre che sia necessario cercare qualcosa di nuovo piuttosto che qualcosa di veramente sentito in profondità.
Profondità: una parola non scelta a caso, che metaforicamente può esprimere qualcosa di nascosto ad uno sguardo superficiale: un sentimento, come anche un ricordo.
Questa metafora trova un perfetto equilibrio proprio nei dipinti e nelle tecniche miste (e misteriose) di Luca Coser, che letteralmente prende dalla propria memoria personale (che ai nostri giorni si fonde indissolubilmente con quella collettiva) ciò che nel tempo vi si è stratificato, come frames cinematografici, volti, foto d’epoca, ma anche sensazioni e ricordi. E la superficie piatta del quadro è quel luogo nel quale questa metafora della profondità (espressa, appunto, per stratificazioni) vi trova la propria naturale estensione, come “necessità interiore” (proprio quella teorizzata da Kandinsky ai primi del ‘900) di riportare alla luce se stesso, con lo scopo successivo di celarne alcune parti con stesure di colore uniforme, al limite dell’astrazione pura.
In questo modo è come se Luca Coser compiesse una sorta di rimozione parziale della propria storia individuale lasciando intravedere solo alcune parti del dipinto originario (quello “figurativo” per intenderci), sia che rappresenti un paesaggio oppure delle figure umane. Allo spettatore resta da comprendere il significato di questa copertura fisica dell’immagine, di questo gesto compiuto con risolutezza e convinzione, come volontà precisa di focalizzare l’attenzione solo su un particolare, senza con questo tralasciare o perdere la tensione dello sguardo sulla totalità compositiva della superficie dipinta.
LUCA COSER. The Painting are names
a cura di Cristina Gilda Artese
4 maggio – 3 giugno 2017
Gilda Contemporary Art
via San Maurilio 14, Milano
Info: +39 339 4760708
info@gilda.gallery
www.gilda.gallery