FIRENZE | Opificio delle Pietre all’Opificio delle Pietre
Dallo scorso giugno la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha avviato un rilevante programma di studio e conservazione dedicato a dieci opere di Jackson Pollock (1912-1956) appartenenti alle proprie collezioni, programma che continua all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dove si sta procedendo ad interventi di conservazione sull’opera Alchemy, grande capolavoro dell’artista americano.
Tutte queste opere, realizzate tra il 1942 e il 1947 furono acquisite da Peggy Guggenheim, mecenate dell’artista, che le espose a New York nella sua galleria Art of This Century proprio nel corso degli stessi anni ’40. Queste dieci tele costituiscono un momento cruciale nel lavoro e nella ricerca di Pollock: sono gli anni che segnano il suo passaggio da un linguaggio pittorico relativamente tradizionale a quella tecnica distintiva che verrà definita con il termine di dripping (azione che descrive il versare, schizzare e sgocciolare la pittura sulla tela stesa a terra).
Le indagini condotte fino a questo momento, attraverso analisi scientifiche non invasive, hanno fatto emergere informazioni importanti sulla tecnica e sui materiali usati da Pollock: sono stati, infatti, identificati i pigmenti e i leganti da lui utilizzati. Queste prime fasi e rivelazioni dello studio sono state presentate nello scorso mese di ottobre durante il simposio Science and Innovation in the Study of Modern and Contemporary Art, organizzato presso l’Istituto Italiano di Cultura a New York dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dalla U.S. Academy of Sciences.
Per la seconda fase fondamentale del progetto, con un intervento di esame analitico e di conservazione presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è stata scelta Alchemy, tra i suoi primissimi dripping e certamente una delle sue opere più note e amate, che il pittore realizzò nel 1947 nello studio di Long Island.
Lo scorso 2 dicembre la tela è arrivata nei laboratori fiorentini dove il gruppo di lavoro avrà modo di accedere a tutta la strumentazione idonea alle ricerche, oltre, non da ultima, godrà della prestigiosa competenza dell’Opificio stesso. Alchemy sarà sottoposta a ulteriori analisi e prove in previsione e preparazione del meticoloso intervento di pulitura della sua complessa superficie pittorica, composta da diversi strati di smalto, resina alchidica e colori a olio, uniti a una elaborata combinazione di materiali quali stringhe, sabbia e sassolini. Tutto questo complesso materiale è stato combinato in un impasto denso di grumi di pittura, schizzi e sgocciolamenti. La pulitura si rende necessaria per la rimozione di uno strato di sporco accumulatosi negli anni che compromette la qualità estetica del quadro e la carica innovativa sperimentata dalla tecnica di Pollock.
Questo progetto, il primo in assoluto in Italia, è reso possibile da un gruppo scientifico d’eccellenza, coordinato dai dipartimenti di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e dal Museo Solomon R. Guggenheim di New York, con il fondamentale contributo dell’Opificio delle Pietre Dure, del MOLAB (dell’Istituto CNR di Science e Tecnologie Molecolari e del Centro di Eccellenza SMAArt di Perugia), dell’Istituto CNR Nazionale di Ottica di Firenze e del Laboratorio di Diagnostica di Spoleto. Il progetto coinvolge anche scienziati, conservatori e curatori americani che hanno già svolto ricerche sulle tecniche di Pollock.
L’intervento sarà eseguito da Luciano Pensabene Buemi, conservatore della Collezione Peggy Guggenheim, in collaborazione con Carol Stringari, conservatore Capo del Museo Guggenheim di New York e con il Laboratorio Dipinti dell’Opificio delle Pietre Dure, istituto d’eccellenza nella conservazione e restauro di opere d’arte.
In concomitanza con i lavori che riguardano Alchemy, l’istituto fiorentino ospita anche un’altra icona della storia dell’arte oggetto di restauro: L’Adorazione dei Magi, pala leonardesca appartenente alla Galleria degli Uffizi di Firenze. In questa splendida cornice lo studio e la conservazione dell’antico e del contemporaneo trovano un momento particolare di unione.
Info: www.guggenheim-venice.it