TRENTO | PAOLO MARIA DEANESI GALLERY | FINO AL 28 MARZO 2021 MILANO | Area35 Art Gallery | 8 aprile – 23 maggio 2021
TORINO | CRAG Chiono Reisovà Art Gallery | 17 giugno – 24 luglio 2021
di JESSICA BIANCHERA
Se si osserva il lungo corso della storia dell’arte dall’epoca antica alla contemporanea sarà facile notare un ciclico riaccendersi dell’interesse nei confronti della natura, dell’ambiente e del paesaggio da parte dell’arte e degli artisti: come esplorazione del mondo e ricerca identitaria (le pitture rupestri di epoca paleolitica e neolitica), a scopo prevalentemente decorativo (affreschi e trompe l’oeil nella pittura parietale romana) o come modello da imitare e riprodurre (sia in epoca classica che rinascimentale); come elemento accessorio (per lo più come sfondo) e simbolico nell’ambito della pittura di storia e nella ritrattistica o come genere autonomo con la nascita della pittura di paesaggio.
Nell’Ottocento, con il Romanticismo, natura e paesaggio diventano manifestazione dell’infinito, principio del tutto e svolgono un ruolo fondamentale nel veicolare l’alto grado di sconvolgimento passionale dello Sturm und Drang, mentre con l’Impressionismo nasce la pittura en plein air: gli artisti lasciano i propri studi per dipingere nella natura, per sentirla. Con l’avvento dell’epoca contemporanea e il progressivo allontanamento degli artisti da un approccio mimetico e imitativo nei confronti della realtà, con la smaterializzazione dell’immagine e dell’oggetto artistico, anche il rapporto tra arte, natura, ambiente e paesaggio muta rapidamente e si fa prima distaccato, poi immersivo ed esperienziale. Così, se l’Ultimo Naturalismo, negli anni Cinquanta, sembrava sancire la fine di questo sodalizio, l’Arte Povera nei Sessanta arriva a utilizzare gli elementi stessi della natura come oggetto e soggetto dell’opera d’arte, mentre nei Settanta la Land Art trasforma ambiente e paesaggio nel luogo prediletto di operazioni su larga scala, tanto spettacolari quanto condizionate dall’inevitabile scorrere del tempo. Oggi, in un generale clima di proliferazione dei linguaggi e delle operatività, gli artisti si relazionano con natura, ambiente e paesaggio attraverso svariate modalità e mezzi: dalla pittura alla fotografia, dal video alla performance, dalla scultura all’installazione; nei musei come negli spazi pubblici, nelle gallerie o nel pieno della natura selvaggia. Gli approcci sono vari e molteplici: alcuni di stampo marcatamente ecologista e ambientalista, altri di natura strettamente scultorea o installativa, altri ancora si caratterizzano per un approccio diretto, immersivo e totalizzante.
L’analisi delle modalità attraverso le quali gli artisti si sono approcciati a questo tema, a questo soggetto, ci permette in qualche modo di ripercorre l’evoluzione del rapporto dell’uomo con il mondo, di valutare le modalità attraverso le quali percepiamo noi stessi all’interno di un sistema complesso quanto interagente, ridefinendoci ciclicamente “padroni” dello spazio che abitiamo e controlliamo o insignificanti granelli di sabbia in balia degli elementi. In tempi recenti l’interesse degli artisti per la natura, l’ambiente, il paesaggio si è riacutizzato, complici da un lato l’emergenza climatica, che ci costringe – o almeno dovrebbe – a interrogarci su un necessario quanto urgente cambio di rotta rispetto al rapporto che l’uomo ha instaurato con il mondo; dall’altro la pandemia, che ci ha improvvisamente privato della possibilità, così a lungo data per scontata, di poter godere degli spazi all’aperto anche in quanto spazi di relazione con l’altro.
Con New means for landscape, Gabriele Salvaterra riunisce un gruppo di sei pittori per fare il punto sullo stato dell’arte attuale rispetto a una tipologia di approccio al tema che implicitamente già denuncia una specifica modalità di pensare il rapporto uomo/natura: “Il concetto di paesaggio presuppone sempre la presenza di un occhio umano a osservarlo”, scrive, sottolineando così quanto all’interno del vasto panorama delle operazioni artistiche che hanno come oggetto la natura, l’approccio pittorico implichi già di per sé una lettura del soggetto che passa attraverso lo sguardo ed è mediata dal pensiero razionale. Non esiste paesaggio senza qualcuno che lo osservi e la pittura è forse il medium artistico che più di altri si connota per un legame privilegiato con il visivo.
Ma una pittura di paesaggio è ancora possibile? Francesco Arcangeli, nell’oramai lontano 1954, aveva messo un punto di fine alla lunga tradizione pittorica sul genere quando battezzò con il nome “Ultimi naturalisti” un gruppo di pittori informali italiani tra i quali spiccano Ennio Morlotti, Pompilio Mandelli, Mattia Moreni, e proprio di questi artisti si sente la pulsione latente nelle opere di Pietro Geranzani, Christian Macketanz, Andrea Mangione e, soprattutto, Giacomo Modolo, Oscar I. Contreras Rojas e Giovanni Pasini, quasi a voler ripartire proprio da lì, per una nuova stagione di pittorica sul paesaggio. Ma, e citando questa volta Renato Barilli, si tratta naturalmente di una “ripetizione differente”, che tiene conto dei più di cinquant’anni che orami ci separano da quelle esperienze. Così, se nelle paste cromatiche è ancora intuibile quel respiro del mondo che caratterizzava le tele dello storico gruppo, quel sentimento della natura si stempera ora in approcci giustamente più contemporanei. Il caso di Andrea Mangione è forse il più evidente: nel suo lavoro suggestioni cinematografiche e richiami visivi al mondo digitale stanno alla base sia di cicli come I giorni (oli su carta), sia di opere come October (gif animata realizzata in pittura digitale); ma anche un più letterale Giacomo Modolo alterna suggestioni informali con inserti geometrizzanti e cromie antinaturalistiche che scompongono la superficie pittorica o si sovrappongono all’impianto generale del quadro.
Christian Macketanz, invece, ricerca le proprie fonti ancora più lontano nel tempo recuperando un gusto per la figura un po’ naïf, mentre Pietro Gerenzani attinge a un vasto e variegato panorama di stimoli artistici e culturali – determinati anche e soprattutto dai numerosi viaggi, inesauribili fonti di stimoli artistici – che risolve in esiti anche molto diversi tra loro e ben risolti nelle opere presentate in mostra, in cui restituzione veritiera e rielaborazione creativa mediata dal ricordo raccontano di un paesaggio oscuro, a tratti spaventoso, vissuto intensamente e sentito come campo di accumulazione di dinamiche sociali, umane.
Oscar I. Contreras Rojas e Giovanni Pasini, infine, nel rinnovare l’attenzione per una pittura di paesaggio che si fa immersiva e compartecipata, offrono due differenti versioni di lettura del soggetto, che per il primo vive di atmosfere che si sciolgono in profondità e per il secondo si gioca tutto in superficie riuscendo così, insieme ai colleghi, a riportare il tutto a una sostanziale dualità io/mondo che, ancora una volta, si risolve in pittura.
Alla ricerca di “nuovi significati per il paesaggio”, LNDSCP inaugura a Trento da Paolo Maria Deanesi Gallery un viaggio espositivo che porterà le opere dei sei anche a Milano, presso Area35 ArtGallery, e a Torino da CRAG Gallery grazie a una virtuosa collaborazione tra le tre gallerie che non si riduce alla mera circuitazione della mostra nelle rispettive sedi ma si presenta come dispositivo variabile che a ogni appuntamento offrirà l’occasione per osservare nuovi pezzi e imbastire nuove relazioni.
LNDSCP – New means for landscape
Oscar Isaias Contreras Rojas, Pietro Geranzani, Christian Macketanz, Andrea Mangione, Giacomo Modolo, Giovanni Pasini
a cura di Gabriele Salvaterra
6 febbraio – 28 marzo 2021
Paolo Maria Deanesi Gallery
Vicolo dell’Adige 17-19, Trento
Info: +39 348 2330764
gallery@paolomariadeanesi.it
www.paolomariadeanesi.it
ALTRE SEDI MOSTRA in programma:
Milano, Area35 Art Gallery
8 aprile – 23 maggio 2021
Via Vigevano 35, Milano
+39 339 3916899
info@area35artgallery.com
http://www.area35artgallery.com/
Torino, CRAG Chiono Reisovà Art Gallery
17 giugno – 24 luglio 2021
via Giolitti 51, Torino
+39 335 122760
www.cragallery.com