GENOVA | Palazzo Ducale | Fino al 30 marzo 2025
di Francesca Di Giorgio
Lisetta Carmi è una delle figure più significative nella fotografia italiana del Novecento, la cui carriera ha attraversato decenni di cambiamento sociale, culturale e politico.
Nata a Genova il 15 febbraio 1924 e scomparsa, nel 2019, a 98 anni, l’artista ha fatto della sua macchina fotografica un mezzo per scoprire e restituire al mondo ciò che spesso rimane nascosto: le vite degli ultimi, delle minoranze e degli invisibili. Ma c’è di più. Nel cuore della sua ricerca visiva c’è sempre stata una domanda di verità.
Lisetta Carmi non ha mai avuto paura di affrontare intimità, complessità e stigmi sociali. I suoi scatti, tanto in bianco e nero quanto a colori, hanno il potere di scuotere, di far riflettere, di rivelare l’anima di un mondo in costante trasformazione.
Lisetta Carmi. Molto vicino, incredibilmente lontano, la mostra aperta a Palazzo Ducale di Genova nell’autunno 2024, in occasione del centenario della nascita dell’artista genovese – a cura di Giovanni Battista Martini, dell’archivio Lisetta Carmi, e da Ilaria Bonaccosa, direttrice di Palazzo Ducale – è una dedica a questa grande fotografa, una monografica che attraversa il suo straordinario sguardo lucido e penetrante esplorando la sua produzione con una selezione che va dalle iconiche fotografie. Dalle immagini in bianco e nero della serie i Travestiti degli Anni ’60 – che sfidarono le convenzioni e aprirono una riflessione profonda sul concetto di identità e diversità – fino ad un nucleo di inediti scatti a colori che accompagnano la sua indagine sulla società, sull’erotismo e sulla morte.
A Staglieno, il cimitero genovese è specchio della borghesia ottocentesca dove le sculture funebri si intrecciano con i ritratti di una società che l’artista osserva senza veli. In mostra, inedita la versione a colori di Erotismo e autoritarismo a Staglieno. Una serie significativa che unisce la riflessione sociale alla potenza visiva. In queste fotografie, l’architettura funebre del cimitero genovese diventa il simbolo delle contraddizioni della borghesia ottocentesca, che si ritrova nel dialogo tra la rigidità della ritrattistica celebrativa e la sensualità inaspettata dei suoi monumenti.

Lisetta Carmi, Erotismo e autoritarismo a Staglieno, 1966 © Martini & Ronchetti, courtesy archivio Lisetta Carmi
Per tornare al suo progetto più famoso, I Travestiti – serie di immagini scattate nei primi anni Sessanta, e pubblicate, poi, nel 1972, in un libro che all’epoca suscitò scandalo – è oggi considerato un punto di riferimento nella storia della fotografia che esplora il tema dell’identità e della diversità di genere con una sensibilità e una modernità all’avanguardia per l’epoca. Questi scatti, che la fotografa realizzò in ambienti notturni e tra le luci soffuse, raccontano la lotta per l’autodeterminazione e il desiderio di libertà.
Ideale prosecuzione di quel lavoro sull’identità è, L’Anagrafe, un reportage che racconta una giornata all’anagrafe di Genova, mostrandone gli impiegati e i cittadini che ne usufruiscono. Lisetta Carmi mostra come un servizio così necessario sia difficile da utilizzare dai cittadini che ne hanno più bisogno, e ne esplora le cause ponendosi domande ancora di attualità: “È un problema di cultura e di educazione da parte degli utenti? Ma non è anche un problema più generale legato ai rapporti di potere fra gli stati sociali?”.
Genova, la sua città natale, quindi non è mai è un mero sfondo, ma un soggetto vivente: il porto, l’Italsider, la vita culturale e sociale è raccontata con la passione di chi è legato al proprio luogo d’origine senza mai farlo però diventare una gabbia. L’Italia di Lisetta Carmi – nelle prime sale espositive sono in mostra i ritratti autentici di Sicilia, Sardegna e Puglia in particolare – è anche quella che si muove oltre i confini fino ad arrivare in Afghanistan, Pakistan, Nepal e India, dove le sue immagini si arricchiscono di nuove storie e nuovi incontri. Ed è proprio in India che inizierà una delle sue cinque vite, come racconta il volume edito da Contrasto nel 2023, e come narra lei stessa nella video-intervista trasmessa in loop al termine della mostra allestita nel Sottoporticato di Palazzo Ducale. Il 1960 di Lisetta è segnato da un cambio radicale di vita, quando, abbandonata la carriera musicale, da pianista di grande talento, la fotografia diventa la sua nuova voce. Incontri che segnano la sua vita, come quello con Babaji Herakhan Baba (lo yogi con il quale, intraprenderà, in India, cun lungo viaggio spirituale), trasformeranno la sua visione e la sua pratica artistica.

Lisetta Carmi. Molto vicino, incredibilmente lontano, veduta della mostra, courtesy Palazzo Ducale, Genova
L’allestimento della mostra, curato dal giovane team di designers Drama Y Comedias, volutamente scarno, si rivela coerente con i temi attraversati nel percorso espositivo e fa emergere le storie raccontate negli scatti di Lisetta. Le foto appese a muri temporanei, fatti di grate in ferro che richiamano non solo le acciaierie genovesi ma fanno vedere attraverso e “oltre”. Muri che l’artista ha sempre abbattuto per mezzo di una ricerca consapevole.
Oggi, la sua opera di Lisetta Carmi non è solo un contributo fondamentale alla storia della fotografia, ma anche un’ispirazione per le nuove generazioni, che trovano nelle sue immagini un monito di inclusività, libertà e giustizia.
Lisetta Carmi. Molto vicino, incredibilmente lontano
a cura di Giovanni Battista Martini, curatore dell’archivio Lisetta Carmi, e da Ilaria Bonaccosa, direttrice di Palazzo Ducale
Fino al 30 marzo 2025
Palazzo Ducale, Sottoporticato, Genova
Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-19.00