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di MATTIA ZAPPILE

Dal Giappone all’America ritrovando la strada per l’Europa, percorso tra le mostre estive milanesi dedicate al mondo del fumetto
Tra irriducibili manager allergici all’ozio, segretarie abbracciate ai ventilatori, le macchie grige in espansione delle serrande abbassate e l’asfalto ammorbidito che cede sotto le scarpe, gli spazi del circuito artistico milanese diventano liete isole dove l’occhio e il corpo si ristorano. Tra i principali ospiti, e certo tra i più graditi, il mondo del fumetto si è conquistato un ruolo da protagonista nelle rassegne stagionali meneghine. Da poco terminata, la bella avventura del Manga Festival alla Rotonda della Besana ha portato l’ennesima testimonianza sulla centralità e vitalità della produzione giapponese.

Era il 1867 quando, all’Esposizione Internazionale di Parigi, il Giappone mette in mostra e inizia a sedurre il mondo artistico con la propria cultura e iconografia. Si parlerà di japonisme. Un secolo dopo nulla è mutato allorché, nel pieno dell’euforia industriale e artistica della Settima arte, Spielbergh, Coppola e Scorsese eleggono il regista più importante della storia del Sol Levante come loro mentore. “His influence on filmmakers throughout the entire world is so profound as to be almost incomparable.” sottolineò Martin Scorsese a proposito di Akira Kurosawa.

Superato il millennio, il fascino e la portata rivoluzionaria dell’immaginario orientale traspare ormai in ogni manifestazione artistica dell’Occidente. Di quell’immaginario, il Manga (letteralmente “immagini stravaganti” o “immagini frivole”) è forse il più potente e caratteristico medium espressivo. Sintesi, serialità e sperimentazione, lo rendono prodotto globale, incredibilmente metamorfico, pronto a metabolizzare e restituire input e influenze. Ovviamente, anche nella grande sfera di influenza culturale e finanziaria, che ruota attorno al mondo del fumetto, e che comprende cinema, informatica e videogioco, oltre agli interscambi con la pittura e la narrativa, la potenza del mercato e dell’arte americana impone, per gigantismo e qualità, la propria ineluttabile presenza.
Le librerie di settore, opportunamente sezionate, dedicano all’una e all’altra delle produzioni nazionali la metà dei loro spazi, con Akira a fronteggiare, senza troppe reverenze, la banda dei Vendicatori. Eppure, con procedimento matematico piuttosto dubbio, il fumetto europeo, italiano e francofono in prima linea, riescono a ritagliarsi uno spazio autonomo, cementato su differenti idee iconografiche e narrative oltre che di marketing e promozione.

A Palazzo Reale, a dieci anni dalla morte la retrospettiva Guido Crepax: ritratto di un artista (fino al prossimo 15 settembre) illumina la scena su una strada alternativa tra autorialità e industria, creatività e prodotto, in una atmosfera dove gli squarci della città di Milano sono tutt’uno con l’opera del fumettista. Onnivoro, di spirito versatile e insaziabile, Crepax cerca e trova la sua maniera pittorica mediando tra le fantasie e le suggestioni della passerella, i miti del cinematografo, la maestria compositiva del fotografo cui la sua Valentina fa da alfiere, insomma una variopinta e tipicamente postmoderna rete citazionistica immersa nella cornice degli spazi milanesi cui l’autore rimane per tutta la carriera affascinato cantore. Tra libri consumati e scrittoi, un’intervista alla Lulu che diede il volto a Valentina e seducenti tavole in bianco e nero, immersi tra raffinatissime variazioni su topoi letterari colti e insieme richiami alla cultura popolare, la mostra a Palazzo Reale è un vero e proprio templio dove riscoprire in una luce personale e insieme storica il lavoro del poliedrico artista italiano.

Se l’opera di Crepax si fa testimone di una poetica che di fatto accomuna una buona parte della produzione fumettistica europea, segnata da una spiccata vena realistica e una certa attenzione alla cura del dettaglio, nonché da irrefutabili ambizioni autoriali di ricerca artistica, la rassegna Belgio: il regno del fumetto (fino al 6 ottobre) proposta da Wow Spazio Fumetto di Milano mette in mostra una vera e propria scuola nazionale indipendente, fondata su valori e scelte figurative differenti. Sotto l’egidia della cosiddetta “ligne claire” ritroviamo i volti e le storie che hanno accompagnato l’infanzia di un’intera generazione, gareggiando alla pari con i prodotti giapponesi che in quegli anni invadevano ed entusiasmavano l’Occidente. Tin Tin, Lucky Luke, i Puffi.

Sulle pagine delle due storiche riviste “Tin Tin” e “Spirou” prende forma un immaginario figurativo fatto di colori campanati, tratti precisi e continui, una linea chiara appunto, che si rivolge ad un pubblico giovanissimo puntando su una facile leggibilità delle immagini e l’umorismo carico di avventura delle trame. L’idea si dimostra vincente e importata nei confini italiani si concretizza nella nascita del “Corriere dei piccoli”, fortunata testata per ragazzi che ripropone le ambizioni e le scelte linguistiche delle pioniere belghe. Oggi, ecco un vero esempio di valorizzazione del patrimonio culturale, Bruxelles è diventata una città-museo dedicata alla tradizione nazionale del disegno a strisce in un labirinto di murales che qualche appassionato ha già eletto a luogo di pellegrinaggio. Così, se Crepax è riuscito a trasferire la sua Milano nel fumetto, Tin Tin ha saputo trovare la strada per i pavés di Bruxelles.

Mostre in  corso:
Guido Crepax: ritratto di un artista

20 giugno – 15 settembre 2013

Palazzo Reale, Milano

Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30
martedì, mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle 19.30
giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
Ingresso gratuito

Info: www.comune.milano.it/palazzoreale
www.valentinabyguidocrepax.it

Belgio: il regno del fumetto

21 giugno – 6 ottobre 2013
(CHIUSO IL MESE DI AGOSTO)

Wow Spazio Fumetto
Viale Campania 12, Milano

Info: +39 02 49524744
www.museowow.it

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