MANOCALZATI (AV), MIRABELLA ECLANO (AV), ROTONDI (AV) | Luoghi vari | marzo-giugno 2014
Intervista a MARIA SAVARESE di Matteo Galbiati
Lo scorso sabato, in occasione dell’apertura degli studi degli artisti a Rotondi (in un solo paese, su una stessa strada troviamo, gli studi di Eugenio Giliberti, Umberto Manzo, Perino & Vele e Lucio e Peppe Perone, senza dimenticare Luigi Mainolfi originario di questi luoghi e legatissimo alla sua terra presente con una sua scultura), abbiamo incontrato Maria Savarese, direttrice artistica e ideatrice di Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea, progetto che si propone di portare la cultura contemporanea – arte ma anche teatro, cinema, video – nel territorio irpino che, da “luogo periferico” e partendo dalle realtà già presenti, può diventare modello virtuoso per un nuovo modo di pensare e diffondere progetti contemporanei. La intervistiamo (orgogliosamente soddisfatta!) nel pieno di un opening affollatissimo:
Come nasce il progetto Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea?
Sono stata invitata ormai 2 anni fa dall’allora assessore al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania Giuseppe De Mita a strutturare un progetto di turismo culturale che facesse da traino e da azione pilota in un discorso più ampio di promozione turistica nelle zone dell’Irpinia che l’assessorato stava portando avanti. Abbiamo iniziato nel 2012 e per un anno e mezzo abbiamo condotto un’approfondita ricerca sul territorio e sulle sue realtà ed eccellenze. Questa ricognizione con sopralluoghi ad ampio raggio ci ha permesso di leggere i potenziali di questa terra. Siamo arrivati a far partire le nostre proposte a Settembre 2013 e oggi siamo qui!
In cosa riesce ad essere innovativo? Dove sta la sua forza?
Credo che l’aspetto più innovativo, soprattutto per questa terra, sia stato far dialogare diversi comuni del territorio provinciale. Ho voluto che questo presupposto fosse il collante determinante per la riuscita di tutto e potesse essere lo spunto per aprire future prospettive. Qui i paesi o i borghi dialogano con difficoltà fra di loro; manca una rete, un sistema progettuale omogeneo che renda armonico l’intero territorio condizione, per me, determinante per lo sviluppo turistico futuro, per cui mettere in rapporto luoghi diversi concentrati tutti su un unico obiettivo è stato un passo decisivo.
Il progetto però non parte solo dalle realtà locali…
Esatto, questo per me resta un altro tema importante. Questo sistema ho voluto che dialogasse con realtà contemporanee di respiro internazionale: abbiamo lavorato in stretta sinergia con Teatri Uniti, il MADRE di Napoli e lo IED grazie a Igor Zanti – che ho chiamato a seguire con me questo specifico lavoro sugli artisti di Rotondi – così come ci siamo avvalsi di prestigiose collaborazioni curatoriali, e mi riferisco ad Andres Neumann, su altri segmenti d’intervento. Quindi le due coordinate dovevano essere necessariamente il territorio e uno sguardo internazionale di più ampio raggio. Creare questa connessione era un punto imprescindibile: voglio che si possano veicolare messaggi legati al contemporaneo, educando alla sua cultura, ma anche recuperare luoghi e tradizioni locali, ad esempio proiettando le molte feste popolari di antica origine anche all’esterno.
Cosa ha offerto e offrirà il programma?
È stato ricco: teatro, cinema, colori e tradizioni locali, luoghi incantevoli riscoperti e rivisti con nuova attenzione, mostre… A marzo abbiamo iniziato con una serie di workshop curati da Neumann, fino ad arrivare a maggio, oggi, con l’apertura degli studi degli artisti e la mostra.
Come ha risposto il territorio?
Siamo ancora all’anno zero. C’è ancora moltissimo da fare e costruire, molto da pensare in base all’esperienza vissuta sul campo. Ma mi stupisce la grande risposta del pubblico di questa sera. Mi aspettavo interesse, ma non un entusiasmo così corale e sincero. Sono felice e piacevolmente sorpresa.
Quindi si proseguirà ancora?
Certamente: questo progetto pilota deve maturare e crescere. La prossima stagione toccheremo altre zone dell’Irpinia. Penso a Bagnoli Irpino e Laceno, una zona che tanti decenni fa promuoveva il Festival del Laceno d’Oro. Poi c’è stato un triste spartiacque: il terremoto del 1980, che ha messo in ginocchio il territorio, ed il fervore culturale ha lasciato il passo a più tragiche necessità. Oggi si deve ripartire dalla cultura che il territorio ha già nelle sue radici e nella sua storia. Bisogna riportare qui la gente. Ci vuole tempo, ma è una sfida stimolante e da vincere.
Quali sono le mosse per vincerla?
La gente ha risposto bene. Ora si devono equilibrare i rapporti con le amministrazioni pubbliche. Coinvolgerle non solo come enti erogatori di finanziamento, ma come responsabili delle infrastrutture di supporto. Devono essere responsabilizzate in questo, il progetto potrebbe anche camminare con gambe proprie, ma l’investimento sui luoghi deve essere un punto nodale.
Pensi alla gente che arriva da fuori?
Sì, perché, oltre alla risposta degli irpini, mi stupisce vedere come siano state moltissime le persone venute da fuori: galleristi, collezionisti, giornalisti… Curiosità e interesse non sono certo mancati.
Può essere utile questo interesse ampio?
Lo spero proprio. Ci vuole una visionarietà sognante, ma anche molta volontà politica. Da questo punto di vista devo proprio ringraziare l’On. Giuseppe De Mita che si è molto speso in questa iniziativa quando era Assessore in Regione e continua a farlo anche ora da Roma dimostrando lungimiranza e costanza con passione e dedizione sinceri.
Cosa appassiona di più te come curatrice?
Mi piace che sia una sfida. Sistema Irpinia è un progetto pilota su un territorio vergine. Tutto da costruire. Questo mi carica di energia ed entusiasmo. Bisogna solo mettersi al lavoro e andare nella direzione giusta, inseguendo un meccanismo che deve essere virtuoso. Allora la cultura può generare indotto e non essere un costo a perdere. Vorrei che s’imparasse ad entrare nella logica di un meccanismo leale, dove la mentalità cambia e non ci si aspetta che tutto debba essere calato dall’alto e offerto dal pubblico. Questo lavoro sul territorio è stimolante e vorrei che si potesse esportare in altre situazioni regionali. Come dicevo, deve essere un modello.
Si è scritto di “anomalia rotondese”, cosa intendete?
Credo sia un unicum che in un paese di tremila anime, oltretutto su una stessa via, ci siano ben quattro studi-atelier di artisti di fama internazionale. In via Varco lavorano Manzo, Perino&Vele, i fratelli Perone e Giliberti. Non dimentichiamoci poi che, legato alla sua terra dove ritorna spesso, c’è anche Luigi Mainolfi. Non si poteva trascurare questo caso unico!
È stato difficile coinvolgere gli artisti in un progetto collettivo che pone al centro l’apertura pubblica del loro studio?
Far accedere a questa dimensione privata ed intima del loro ambiente di lavoro non è stata certo cosa immediata: con alcuni è stato più facile, con altri più complesso. Alla fine si arriva sempre ad un compromesso. Hanno lavorato tutti con impegno e partecipazione: hanno presenziato a tutte le riunioni, hanno assorbito il senso generale del progetto. C’è stato un ottimo lavoro sinergico.
Chi vuoi ringraziare in modo particolare?
Ripeto: ringrazio in modo particolare l’onorevole Giuseppe De Mita, il quale ha condiviso passo dopo passo tutto il progetto sin dall’inizio, dandoci fiducia sulla scelta dei contenuti culturali.
Dopo tanto entusiasmo, quali aspirazioni e sogni per il futuro? Prospettive?
Il “sogno” che sta per cominciare è il nuovo progetto su Bagnoli Irpino, territorio con questa vocazione cinematografica che viene da lontano: stiamo lavorando a tre idee di mostre fotografiche dedicate a grandi registi italiani. Insomma un’Irpinia ancora una volta terra di mezzo fra memoria e cultura, in cui il futuro parte sempre dal territorio.
Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea 2013-2014
direzione artistica di Maria Savarese
finanziato da Regione Campania attraverso P.O. F.E.S.R. Regione Campania 2007-2013 Ob.Op.1.12
promosso da Comune di Mirabella Eclano
con il matronato di MADRE Fondazione per le arti contemporanee Donnaregina, Napoli
con il patrocinio di IED Istituto Europeo di Design
marzo-giugno 2014
Sedi varie
Mirabella Eclano (AV)
Castello di San Barbato
Manocalzati (AV)
Studi di artisti
Via Varco, Rotondi (AV)