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ROMA | PALAZZO BRASCHI | FINO AL 17 MARZO 2024

di MATTEO DI CINTIO

Alla mostra di Chiara Enzo, promossa dalla Quadriennale di Roma per la sezione Portfolio, bisogna, come si suol dire, “entrare in punta di piedi”. Tutto è disposto affinché un certo garbo, una certa delicatezza della visione affiori negli occhi del visitatore: la luce lattiginosa dell’ambiente rimpalla su pareti di un bianco scarno, limpido; una poca manciata di metri quadri ad ammantare l’intimità dello spazio; i piccoli quadri che compongono il percorso espositivo sono posizionati in maniera inconsueta, piccole monadi che sembrano fiorire dalle pareti come sorpresa accidentale. Essi non s’impongono allo sguardo, ma hanno bisogno di esser cercati dal fruitore. Anzi, si dica di più: il loro “germogliare” negli anfratti, in posizionamenti altri rispetto all’altezza del campo visivo umano, impone a chi guarda di immettere il proprio corpo a servizio della visione. Bisogna abbassarsi, inclinare e declinare il capo, cambiare prospettiva e aguzzare la vista per alimentare la contemplazione e per cogliere la molteplicità di particolari che ogni opera racchiude e sa, potentemente, restituire.

Quotidiana. Chiara Enzo. Ph Carlo Romano

Osserviamo sin fa subito che il fil rouge che annoda la selezione dei piccoli dipinti esposti è il corpo, ed in particolare la pelle come zona di bordatura fra l’interno e l’esterno. Intendiamo porre particolare attenzione al concetto di bordo, di confine, proprio perché ciò che emerge dall’atto artistico di Chiara Enzo, ciò che trasluce, non è tanto il perfezionismo, l’accuratezza adamantina dell’iperrealismo delle immagini – aspetto che, evidentemente, procura già di per sé un certo godimento estetico – quanto l’immaterico, insistente e pulsatile lavorio sul bordo. Come si manifesta la potenza di quest’atto? La giovane artista veneta semplicemente accosta e congiunge due immagini, due opere che diventano tutt’uno: l’una raffigurante una porzione di corpo; l’altra un “pezzo” di mondo, prelevato dalla quotidianità.

Chiara Enzo, Dietro, 2017-2018

Un interruttore, una grata, delle lenzuola: sono questi gli elementi elevati, per dirla con termini psicoanalitici, alla dignità della Cosa, tracce di quella realtà con cui il corpo entra in risonanza, in un dialogo costante fatto di simmetrie/dissimmetrie geometriche (interessante, ad esempio, l’accostamento fra i dipinti On off e Corsetto, dove la “sporgenza” dell’interruttore fa da contraltare alle “rientranze” dei segni delle stringhe di un corsetto sul corpo), riflessioni intimistiche (il nascondimento della nuca dietro un ciuffo di capelli in Nuca, B. non è similare al tipo di sparizione che avviene sotto le lenzuola in Letti – In una stanza?), nudità e sensualità (la tangibile vulnerabilità di Dietro).

Quotidiana. Chiara Enzo. Ph Carlo Romano

Per dar forza al concetto di bordatura posta in luce dall’artista possiamo prelevare un riferimento da un altro ambito disciplinare, attiguo però all’esperienza artistica. Il 1985 è un anno fondamentale per l’evoluzione teorica di Didier Anzieu. Il suo percorso ha visto un significativo cambio di rotta: da una prima formazione quanto mai controversa e burrascosa con Lacan è passato ad una assunzione ortodossa delle teorie freudiane. Lo psicoanalista Anzieu, nell’anno suddetto, è riuscito ad apportare un contributo totalmente personale alla prassi analitica, dando alle stampe il voluminoso saggio Moi-peau, l’Io-pelle in italiano. Cosa afferma Didier Anzieu in quest’opera? L’epidermide per l’essere umano ha diverse funzioni. L’autore ne enuclea tre fondamentali: una finzione “contenitiva” per cui la pelle «trattiene all’interno il buono e il pieno che l’allattamento, le cure, il bagno di parole vi hanno accumulato»; una seconda, separativa, vede la pelle come «superficie di separazione […] che segna il limite con il fuori e lo mantiene all’esterno»; una comunicativa, per cui l’epidermide «è allo stesso modo della bocca e almeno quanto essa un luogo e un mezzo di comunicazione primario con gli altri, con cui stabilire relazioni; è, in più, una superficie d’iscrizione delle tracce lasciate da queste». Tali funzioni fanno sì che la pelle sia la matrice sensoriale dell’Io, il terreno dove lo spazio psichico trova la propria possibilità di strutturazione. Non solo: l’epidermide si configura ben presto come protezione dell’individualità, riconfigura e assesta i confini dell’essere umano con l’ambiente esterno. La pelle smaschera la falsa credenza per la quale l’essenza della personalità sia da rintracciare nella centralità dell’apparato nervoso. Bisogna andare invece in “periferia”, nelle nervature di quello strato poroso, fessurato, elettrizzato che è la pelle per poter delineare una qualche verità dell’esistere. Mi sembra che la lezione di Anzieu s’intrecci bene con gli intenti pittorici di Enzo. I ritratti, che emergono dall’accuratezza e dalla perizia tecnica dell’uso del pastello e della tempera gouache, rivendicano la propria cruda realtà proprio perché s’impregnano dell’esperienza di bordatura che la pelle permette ed elabora. Chiara Enzo ha la capacità di dar corpo al “potenziale vitale” – direbbe François Jullien – racchiuso nei lineamenti del confine epidermico, confine che separa, talvolta segrega, ma che, in fondo, è così compartecipe della sensorialità del mondo.

Quotidiana. Chiara Enzo. Ph Carlo Romano

Quotidiana – Portfolio. Chiara Enzo

23 febbraio – 17 marzo 2024

Museo di Roma a Palazzo Braschi. Sale al piano terra.
piazza San Pantaleo 10 – piazza Navona 2, Roma

Orari: dal martedì alla domenica, ore 10.00 – 19.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

Info: www.museodiroma.it
www.museiincomuneroma.it

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