FIRENZE | Galleria Poggiali e Forconi | 18 novembre 2014 – 20 gennaio 2015
di VALERIA BARBERA
Inaugurata lo scorso ottobre, L’immagine Impossibile, la mostra dedicata alla fotografia di Luigi Ghirri dalla galleria Poggiali e Forconi di Firenze è una piacevole sorpresa. Della produzione di Ghirri – artista, teorico dell’arte, organizzatore culturale, editore, un protagonista fondamentale del panorama della fotografia e dell’arte in Italia a partire dagli anni Settanta – molto è stato mostrato, detto e scritto; così, di fronte ad un’esposizione che propone una scelta originale e una chiave di lettura inedita di una produzione molto conosciuta, non si può che rimanere soddisfatti.
A poche ore dall’inaugurazione, ho potuto visitare la mostra in compagnia della curatrice, Angela Madesani, che mi ha raccontato la genesi del progetto e alcuni aspetti della selezione dei lavori esposti. Una mostra fortemente voluta e pensata “a tavolino con i galleristi”, ha specificato la Madesani, che ha posto l’accento sull’intento comune che ha animato le scelte nato come risposta ad un desiderio che, da tempo, animava entrambi. L’allestimento comprende alcuni momenti un po’ inediti di Ghirri come il ciclo Piazza Betlemme – tra gli ultimi lavori realizzati dal fotografo prima della morte nel 1992 e relativamente poco conosciuto – in cui viene documentato un ciclo pittorico realizzato da Gino Pellegrini a partire dal 1990 in una anonima piazza di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna.
Le riproduzioni delle opere di Pellegrini, realizzate su pareti e porte che si affacciano sulla piazza, creando un finto paesaggio fatto di campi, elementi architettonici e personaggi, restituiscono una serie di inganni e giochi dello sguardo. Questa serie di lavori testimonia una pratica cara a Ghirri: quella di fotografare immagini già esistenti – come sottolinea la curatrice – perché in fondo lui “raccoglieva delle immagini: amava, infatti, fotografare quadri, altre foto che vedeva per la strada… anche pezzi di giornali trovati per per terra se per lui potevano assumere particolari significati in quel momento specifico”.
Il percorso della mostra comprende anche alcune foto della serie Paesaggio Italiano: un’immagine di una cena a Ponza, un’altra della Torre di Pisa, la spiaggia di Riccione e uno scatto della piazza di Prato della Valle a Padova che, come mi ha raccontato Angela Madesani, era un luogo da cui lui era stato incantato, soprattutto per le luci di quel momento particolare.
Due immagini in particolare – una del teatro di Reggio Emilia e una del Museo di Astronomia di Bologna – hanno catturato la mia attenzione soprattutto perché mostrano l’originalità dello sguardo di Ghirri che descrive e racconta un teatro e un museo attraverso alcuni dettagli architettonici solitamente poco visibili al pubblico. La visita prosegue con le immagini della serie Il Giardino di Pozzi, dedicata alla sua città, Reggio Emilia, che raccoglie scatti molto puliti che raccontano l’amore del fotografo per la natura e per il giardino in particolare da lui spesso definito “un luogo dolce”.
Questa mostra è un viaggio attraverso questa normalità apparente ritratta da Ghirri e che oggi, a distanza di anni, leggiamo come una vera e propria sociologia della modernità: una selezione di scatti curata proprio in funzione di questa capacità del fotografo emiliano di cogliere con anticipo alcune dinamiche e alcuni sviluppi sociali in anticipo. Come scrive, infatti, la curatrice nel testo introduttivo alla mostra, basta in fondo pensare ad alcuni postulati come i non luoghi di Marc Augé e alla successiva spettacolarizzazione della società; questi lavori di Ghirri sembrano affrontare già queste tematiche e, al tempo stesso, delimitare una piccola parentesi, non spettacolare, di pausa e riflessione. Gli spazi della galleria, inoltre, con la loro disposizione longitudinale appaiono particolarmente adatti a questi lavori; il visitatore è come invitato ad una doppia visione della mostra: prima uno sguardo di insieme della durata di una lunga passeggiata, seguito da un lento “ritorno” verso il punto di partenza intervallato da piccole tappe e pause da dedicare all’osservazione di ogni singolo scatto.
La sensazione che si prova visitando L’Immagine Impossibile è simile alla ricerca di un elemento di discontinuità in qualcosa che, convinti di conoscere bene, siamo soliti osservare con non troppa attenzione. Come se, osservando una foto di famiglia ormai nota, riuscissimo a scorgere nuove espressioni nei volti a noi cari.
Luigi Ghirri. L’immagine impossibile
a cura di Angela Madesani
18 ottobre 2014 – 20 gennaio 2015
GalleriaPoggiali e Forconi
Via della Scala 35/A, Firenze
Info: www.poggialieforconi.it