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MILANO | Galleria Clivio | Fino al 31 dicembre 2020

Intervista a FRANCESCO CLIVIO di Irene Biolchini

Aperta su appuntamento tutti i giorni non appena sarà possibile, in base a nuove disposizioni e DPCM, la mostra, Ogni dipintore dipinge sé, in corso fino al 31 dicembre, negli spazi della sede milanese della Galleria Clivio, porta la firma dei tre artisti coinvolti, Alessandro Algardi, Pietro Coletta, Antonio Violetta, a cui il gallerista ha lasciato campo libero nell’ideazione e nell’allestimento.
Il tema? L’autoritratto in senso lato ma al di là dei contenuti abbiamo voluto approfondire, con un’intervista a Francesco Clivio, le ragioni di questa operazione che, attraverso un mancato intervento durante il making of, pone il gallerista sullo stesso piano del pubblico ignaro inviato a vedere una mostra promossa volutamente senza materiali stampa…

Mi sembra che questa mostra sia una risposta alla situazione attuale, oltre a proporre una nuova relazione tra la galleria e gli artisti.
Partiamo da una premessa fondamentale: questa mostra è nata dagli artisti. Nel senso che nel momento del primo lockdown io mi sentivo quotidianamente con gli artisti della galleria e tutta questa mostra è frutto delle loro idee. Ho solo messo a disposizione, molto volentieri, lo spazio della galleria perché una crisi può essere un’occasione preziosa per far emergere una nuova creatività. Quando dico che gli ho lasciato la galleria intendo che ho proprio voluto lasciare loro carta bianca: gli artisti hanno deciso il tema e hanno scelto le opere. Io ho, fisicamente, consegnato loro le chiavi della galleria e dopo una settimana di lavoro sono entrato nello spazio e sono stato il primo visitatore di una mostra rispetto alla quale non sapevo assolutamente nulla.

Alessandro Algardi, Icaro, la disobbedienza, 1997-2020, Legno arso, neon, 220x230x200 cm, foto: Paolo Vandrasch

Come è stata la sensazione all’ingresso?
Se devo essere sincero avevo grandi aspettative perché sapevo di avere a che fare con artisti che hanno sempre una loro forza. Non mi aspettavo quindi una mostra commerciale o prevedibile. E infatti mi hanno stupito. Sono riusciti a fare un progetto museale. Ognuno è rappresentato sostanzialmente da un’opera, ma ognuna di queste è una conferma del percorso dell’artista che la presenta. Algardi, famoso per i propri manoscritti, qui ha portato una scultura di due metri e mezzo che è certamente una novità, ma permette di comprendere molto del suo percorso.

Citavi il lavoro di Algardi, qualcosa di inedito nella sua produzione. I lavori in mostra sono stati prodotti tutti per questa occasione?
Algardi e Violetta hanno prodotto due lavori nuovi, mentre Coletta ha deciso di portare un lavoro che ha molti anni ma che non era mai stato esposto prima. Anche il tema della mostra Ogni dipintore dipinge sé è stato certamente la chiave attorno alla quale è ruotata tutta la produzione. Un lavoro su temi meno noti, o inediti, appunto. Il tutto con delle caratteristiche uniche, dettate proprio dalla situazione pandemica anche in chiave espositiva.

Pietro Coletta, Scia della materia, 2007, Ferro, rame, pietra
h 320 cm, courtesy Pietro Coletta, Galleria Clivio, foto: Paolo Vandrasch

Posso chiederti in che senso l’allestimento riflette, quindi, questo tempo?
In epoche di grandi inaugurazioni, con le alte affluenze di un tempo, un allestimento come questo sarebbe stato assolutamente impensabile. Questo perché le tre installazioni occupano tutta la galleria e quindi non ci sarebbe stato spazio per il pubblico. Invece in questo momento in cui i numeri sono più ridotti, e le visite concordate, il rapporto con l’opera può esistere. In tempi normali, seguendo le logiche classiche, gli spazi devono essere fruibili anche per grandi flussi di pubblico. Qui invece abbiamo un allestimento che assorbe interamente lo spazio, con un’illuminazione ridotta che crea un legame assolutamente intimo con l’opera.

Questa dimensione privata, che metti in luce, permetta di creare anche una nuova relazione con il collezionista. È questa secondo te la risposta necessaria?
In realtà il rapporto costante e diretto con i nostri collezionisti è qualcosa che contraddistingue la nostra galleria da sempre. Abbiamo persone che ci seguono da molti anni e che accettano anche le nostre proposte come suggerimenti ed occasioni di scambio e crescita. In un momento in cui saltano le fiere, dove puoi far vedere il tuo lavoro a molte persone che non ti conoscono in pochi giorni, è ancora più necessario lavorare all’opposto: legarsi nel tempo, e con il tempo, a persone che ti conoscono molto bene, e da anni. Pensa che questa mostra vive dello scambio continuo sia con i nostri collezionisti che con i nostri artisti. Ad esempio: io sono di Parma, se non dovessi essere a Milano quando è richiesta una visita sono gli artisti ad avere le chiavi, ad autogestirsi nello spazio, a far scoprire la sorpresa della mostra allo spettatore.

Antonio Violetta, Pagina, 2020, bronzo dorato, 100x70x5 cm, courtesy Antonio Violetta, Galleria Clivio,  foto: Paolo Vandrasch

A proposito di sorpresa: non avete fatto uscire un comunicato stampa né alcuna anticipazione. Quanto era importante questa segretezza nel disegno della mostra?
Per noi era fondamentale che chi entrasse non sapesse che cosa aspettarsi, volevamo mantenere il senso di incognito e sorpresa. Poi è evidente che dopo alcune settimane le immagini iniziano a girare, ma per noi l’esperienza (dopo mesi di digitale) era fondamentale. La galleria per me è lo spazio dove ti viene la curiosità di conoscere e approfondire e perché questo accada l’incontro fisico deve essere alla base. Poi è ovvio che una galleria ha anche una dimensione commerciale, ma lo scambio economico non può slegarsi da quello umano. E quindi eccoci di nuovo a questo progetto: tre artisti che, liberamente, si relazionano e dallo scambio fanno nascere un’esperienza.

Antonio Violetta, Pagina, 2020, dettaglio, courtesy Antonio Violetta, Galleria Clivio, ph. Paolo Vandrasch

Questa esperienza si inserisce anche all’interno dello scambio con te come gallerista?
Certamente, quando un artista entra in galleria non sceglie di fare una mostra. Per me parlare con loro non significa solo parlare dell’evento-mostra, ma discutere di un percorso, di un modo di vedere la vita e la creazione in senso più ampio. Una galleria che sceglie di essere solo mercato rischia di non trovarsi in sintonia con la realtà di questo momento.

Ogni dipintore dipinge sé
Alessandro Algardi, Pietro Coletta, Antonio Violetta

Fino al 31 dicembre 2020

Galleria Clivio
Foro Buonaparte 48, Milano

Info: +39 338 547 94 33  |  +39 02 36 57 360
galleriaclivio@gmail.com
https://galleriaclivio.it/

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