Non sei registrato? Registrati.
Allemandi Editore

Intervista a VANNI CUOGHI di Livia Savorelli

Tra le iniziative editoriali nate nei difficili momenti del lockdown dello scorso marzo, abbiamo il piacere di iniziare a segnalare Our Strange Days, progetto nato dalla volontà di un artista, Vanni Cuoghi, e un gallerista, Giuseppe Pero, entrambi di Milano. Li ha accompagnati in questa avventura Lucrezia Pero, figlia del gallerista, alle cui parole è affidata la prefazione del volume che ci apprestiamo a presentare.
Ogni giorno, a partire dal 9 marzo, per 56 giorni, Cuoghi ha realizzato un acquerello del formato di una cartolina e Pero ha ad esso associato un brano tratto dalla letteratura, dalla musica o anche dalla cronaca. Prima condiviso giornalmente sulla pagina instagram dedicata our_strange_days, questo diario domestico diviene libro, edito da Allemandi Editore, per raccontare “quei nostri strani giorni” in cui abbiamo imparato a vivere una forzata ma nuova quotidianità.
Abbiamo ripercorso tutto il progetto, attraverso il racconto di Vanni Cuoghi…

Cover Our Strange Days, Allemandi Editore

Il punto di partenza è il desiderio di scandire i lunghi tempi della nuova quotidianità originata dal lockdown di marzo con un diario intimo e domestico. Credo, però, che la volontà primaria sia stata quella di generare connessione ed interazione, nell’unica modo che ci è stato reso possibile, ovvero attraverso il web, i social e le piattaforme online, è corretto?
L’intento con cui è nato Our Strange Days, principalmente, è stato quello di creare un documento per noi e per chi verrà dopo di noi. La nostra generazione è stata chiamata, suo malgrado, a fare i conti con un evento che passerà alla storia come la prima pandemia globale-totale. Non c’è stato un angolo del pianeta che sia stato risparmiato da questo flagello. Io credo che la creazione di documenti faccia parte del lavoro di un artista, sia che questo accada consapevolmente oppure no. Il web e le piattaforme online ovviamente ci hanno aiutato in questo compito che ci eravamo prefissi.

Torniamo indietro nel tempo, ci racconti quale era lo stato d’animo in quel momento e cosa ti ha spinto ad ideare Our Strange Days? Come lo hai strutturato?
L’esigenza con cui è nato il progetto è stata data da un bisogno di disciplinarsi in un momento in cui nessuno sapeva bene cosa fare. Tutto era chiuso e noi dovevamo stare a casa. Niente mostre, niente cinema, niente ristorante, niente viaggi e niente incontri. Le uniche finestre sul mondo erano la televisione e il web. La cosa che ho pensato è che forse era giunto il momento di fare un passo indietro, anzi, come avrebbe preferito Alighiero Boetti, di lato. Così ho strutturato la mia giornata con orari molto precisi e ogni azione era ottimizzata, puntuale e precisa. Ci doveva essere la minor dispersione di energia possibile ed è a questo punto che ho pensato di redigere un diario da condividere ogni giorno sui social.

Vanni Cuoghi: DON’T WORRY, 2020, acquerello su carta, cm 15×10. Giuseppe Pero: “Ed ecco che apparve ai miei occhi un cavallo livido, chi lo cavalcava era chiamato Peste e Ade lo seguiva”. Apocalisse di San Giovanni

Il progetto diventa subito corale, coinvolgendo in prima persona sia il gallerista Giuseppe Pero sia sua figlia Lucrezia e, di fatto, tutti coloro che da pubblico si sono trasformati in attori dando ciascuno il proprio contributo. Come avete interagito, con che cadenza e per quanto tempo?
Quando parlai con Giuseppe Pero e sua figlia Lucrezia capii che avevo bisogno di compagni di viaggio con cui condividere questa avventura. All’inizio io pensavo di realizzare solo un’immagine e fu Giuseppe che mi suggerì di completarla con uno scritto tratto dalle più belle pagine della letteratura internazionale, dai testi delle canzoni e da frasi estrapolate dai quotidiani.
La mia rappresentazione da sola non avrebbe retto senza il supporto di Giuseppe e Lucrezia.
Abbiamo lavorato ognuno da casa propria. Puntavo la sveglia alle sette e per mezz’ora, rimanendo a letto, cercavo di “sognare” l’immagine. Iniziavo a lavorare all’acquerello alle nove della mattina perché volevo avere un margine di tempo per riflettere sulla scelta della figura.
È successo, più di una volta, che non fossi soddisfatto e rifacessi il lavoro. Verso le 13 inviavo tutto a Giuseppe e Lucrezia con whatsapp. Ne parlavamo e Giuseppe iniziava la sua “immersione” tra i libri e i giornali. Alle 17 vedevano la luce le prime frasi… nuovo meeting e poi, dopo aver deciso il tutto, Lucrezia strutturava al meglio il dittico (l’immagine con le parole) e la relativa traduzione. A volte succedeva che certe frasi che Giuseppe trovava, diventassero materiale per il lavoro che avrei fatto il giorno successivo.
Abbiamo lavorato così per tutti i cinquantasei giorni della clausura.

Vanni Cuoghi: AUTOCERTIFICAZIONE, 2020, acquerello su carta, cm 15×10; Giuseppe Pero: “Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione”. Cesare Pavese, La casa in collina

Quali degli abbinamenti testuali ideati da Giuseppe Pero ti hanno maggiormente colpito?
Beh è difficile dirlo, sicuramente, quello che Giuseppe mi ha dedicato l’ultimo giorno, mi ha sorpreso e commosso, ma anche quello nel giorno di Pasqua, in cui all’immagine di un pulcino che guarda dentro ad un tegame un uovo fritto, Giuseppe decise di citare Paul Eluard: “ Il passato è un uovo rotto, il futuro un uovo da covare”.

Il libro da poco uscito per i tipi di Allemandi come traduce in carta questa progettualità diffusa attraverso l’account instagram our_strange_days, “il diario italiano di questi giorni sospesi”?
Avevamo voglia che la produzione di questo diario avesse una “consistenza tattile”. Se produci un documento, devi preoccuparti che la forma e il packaging dello stesso siano durevoli nel tempo (il web non mi dà queste garanzie. Io faccio ancora parte di quella generazione analogica che crede nella carta e nella stampa). La formula che ci propose Allemandi coniugò la nostra idea di divulgare il nostro racconto e legarlo al contesto dell’arte, che è quello in cui io, Lucrezia e Giuseppe, operiamo.
Recentemente, però, un’illustratrice di fama internazionale, mi ha fatto notare che la ristampa potrebbe avere un formato tascabile e una veste grafica legata all’immagine del vecchio diario-taccuino e si potrebbe pensare ad una distribuzione rivolta ad un pubblico più vasto. L’idea non mi dispiace per niente.

Vanni Cuoghi: I SOGNI CAPOVOLTI, 2020, acquerello su carta, cm 15×10. Giuseppe Pero: “Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani”. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri – 11 marzo 2020

Tu vivi a Milano, in una zona rossa, quindi stai vivendo un nuovo lockdown. Qual è il tuo stato d’animo in questo momento e come vivi queste nuove restrizioni, rispetto all’inaspettato lockdown di marzo. Come vivi le tue giornate e che posto occupa l’arte? E per chiudere con una frase di Luciano Inga-Pin, ribaltata in domanda: come fa un artista ad essere sempre contemporaneo?
Questa nuova chiusura non ha niente a che vedere con quella precedente. A Milano si respira un’aria di insofferenza a queste nuove restrizioni e, purtroppo, i tristi fatti di questi giorni e l’aumento dell curva del contagio, lo dimostrano. La mia attività quotidiana invece non è cambiata di molto, rispetto a marzo. Esco solo per andare in studio e ci vado in bici. Non incontro nessuno e la sera torno a casa.
La vera difficoltà è insegnare pittura da remoto. Le lezioni per l’Accademia Aldo Galli di Como le faccio utilizzando una telecamera: parlo e dipingo contemporaneamente, spiegando che cos’è la velatura, la patina, la prospettiva aerea, come si compone una tavolozza…
I ragazzi, da casa, provano a rifare quello che vedono, come se si trovassero davanti ad un tutorial. La differenza è che, in questo caso, hanno qualcuno che risponde alle loro domande e fa “replay” senza bisogno di schiacciare alcun tasto.
Luciano Inga-Pin, quando mi disse che l’artista deve essere “assolutamente contemporaneo” nel 1989, non immaginava quello che sarebbe successo (nessuno in realtà l’avrebbe mai immaginato fino a dieci mesi fa).  Oggi credo che sia inevitabile per un artista esserlo, non è più una scelta, ma una condizione. Lo sei anche se dipingi dei vasi di fiori o delle nature morte. La gravità dei fatti permea ogni cosa e ci costringe ad una grande attenzione in ogni gesto che facciamo e nulla viene più dato per scontato. Ognuno è consapevole che niente è più come prima.

Vanni Cuoghi: UNTITLED, 2020, acquerello su carta, cm 15×10; Giuseppe Pero: “Si piange soli, di nascosto, quando si è un po’ al limite, magari in una stanza, ma è un momento e poi si riparte: c’è l’adrenalina, la rabbia, le lacrime”. Federica Pezzetti, Medico in prima linea, Ospedale di Cremona.

Scheda libro:

Titolo: Our Strange Days
Autori: Vanni Cuoghi, Giuseppe Pero, Lucrezia Pero
Editore: Umberto Allemandi Editore, Torino, 2020
pagine 72 con 56 riproduzioni a colori
Prefazione di Lucrezia Pero
Info: www.allemandi.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •