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VENEZIA | Fondamenta dei Penini | Fino al 24 novembre 2024

di FRANCESCO LIGGIERI

Eccoci qui, a un evento che già mentre ti avvicini, ancora sulla strada, inizi a percepire come un colpo allo stomaco. Non sai se l’hai voluto davvero, se l’hai desiderato, ma ci sei, e ormai è troppo tardi. La mostra, questa mostra, non è solo un’esibizione: è l’intera città che sembra cambiare consistenza, un luogo denso, saturo di una strana elettricità. Siamo a Venezia, nel cuore di Castello, e quello che ti aspetta, tra le mura del Castello 2432, Fondamenta dei Penini, è qualcosa che non somiglia a nessun’altra esposizione.

The Estate of Myour Gape, installation view (detail)

Immagina una figura sfocata, eterea, come un nome sussurrato in una stanza buia Myour Gape. Un nome che non è né persona né simbolo, forse nemmeno esiste davvero. Eppure, lo senti, è reale. È una specie di entità che l’artista italiano Clemente Ciarrocca ha portato alla luce con la recente fondazione di The Estate of Myour Gape, e già questo ci introduce in un mondo fatto di idee contraddittorie e intenzioni ambigue. Myour Gape è, o forse è solo l’idea di un essere — un nome da pronunciare, come per evocare qualcosa di inafferrabile, ma che diventa stranamente concreto nelle sue opere.

The Estate of Myour Gape, installation view (detail)

Entrando in questo spazio, ti ritrovi in un luogo fatto di sensazioni intime e disturbanti. Ogni oggetto, ogni installazione sembra prendere forma dai Tender-most Dairy Diaries of Myour Gape, questi diari “tenerissimi” che più che pagine sembrano pezzi di realtà condensati, pronti a portarti in un viaggio dentro la mente di un’entità. C’è un’opera sonora che ti colpisce come un sussurro ossessivo, un richiamo che non puoi ignorare, come sirene che pregano: forse preghiere che non sono destinate a nessun dio ma alla nostra infinita voglia di possesso, alla tentazione di prendere e possedere tutto.

The Estate of Myour Gape, installation view (detail), ph. Lorenzo Basadonna Scarpa

Questo è il paradosso: ogni pezzo è un diario, e ogni diario è una porta, ma la chiave sei tu. Sì, tu, perché alla fine della mostra puoi compilare un modulo, firmare un documento legale chiamato The Vow − una promessa, un giuramento che ti rende parte dell’eredità di Myour Gape, l’Estate of Myour Gape. Con The Vow, tu stesso diventi parte di questa fondazione ambigua, che riflette sul concetto stesso di proprietà e autorialità, sui confini sfumati tra ego e creazione artistica. E così, nella più Eggersiana delle curve, la mostra ti assorbe completamente: non sei più uno spettatore, ora fai parte del processo, ti leghi all’entità. Ti trasformi, tu stesso, in un’eco di Myour Gape.

The Estate of Myour Gape, installation view (detail), ph. Lorenzo Basadonna Scarpa

Ecco allora la vera riflessione. Non siamo noi a possedere l’arte, è lei a possederci. Ciarrocca ci ha avvolti in un gioco perverso e affascinante, un meccanismo che mescola ossessione e desiderio, così come Myour Gape scrive nei suoi diari: “Vivere in una condizione di egemonia della proprietà implica che l’unica soggettività alla quale sia concesso di esistere sia una soggettività intrinsecamente proprietaria…”.

THE ESTATE OF MYOUR GAPE
a cura di Yasmine Helou

Fino al 24 novembre 2024

Fondamenta dei Penini, Castello 2432, Venezia

Orari: da martedì a domenica dalle ore 11.00 al 18.00
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