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Bolzano | Galleria Goethe | 16 gennaio – 4 marzo 2014

di GABRIELE SALVATERRA

Nelle opere di Eduard Habicher (1956) si può riconoscere una costante preoccupazione verso la presentazione e il contenimento di un oggetto plastico. Nella sua ultima personale alla Galleria Goethe fasce argentee di acciaio inox avvolgono e trattengono oggetti e strutture, definendo così la riconoscibilità del suo linguaggio giocato com’è sul rapporto tra due diverse entità scultoree, una interna e l’altra esterna.

Eduard Habicher, Gedanken-Fänger Foto Albarello Courtesy Galleria Goethe, Bolzano

Difficile dire quale sia la natura di questo abbraccio tra materie, se di natura protettiva oppure costrittiva, se amorevole o distruttiva. Sicuramente si tratta di un linguaggio che ricorda un certo tipo di scultura interessata, più che ai propri aspetti compositivi, allo spazio e ai materiali che permette di evidenziare attraverso la sua forma. Chillida parlava a questo proposito del problema dello “spazio interno” nel quale diventa fondamentale il ruolo evidenziatore della scultura nei confronti dei volumi o degli oggetti che contiene. “Per definire questi spazi interni è necessario avvolgerli, rendendoli in questo modo inaccessibili allo spettatore situato al di fuori.”
Così nel pezzo monumentale che campeggia in apertura della mostra (Gedanken-Fänger, 2013) l’acciaio inox sembra deformare le strutture industriali in metallo rosso e definire uno spazio interno che è impalpabile ma delineato concretamente dalle strutture che lo circondano. In altri lavori l’elemento scultoreo si confronta con vetro di Murano, con pezzi di legno combusto o addirittura con il disegno, come nelle due opere grafiche in cui l’acciaio inox, inserito nella carta, trattiene luce e oscurità.

Eduard Habicher, Gedanken-Fänger, Foto Albarello  Courtesy Galleria Goethe, Bolzano

La presenza di opere a parete non deve stupire perché in effetti c’è una parte del lavoro di Habicher che riporta il suo linguaggio verso la verticalità del muro in una condizione non dissimile da quella del quadro. Nonostante infatti siano evidenti i rapporti con la tradizione scultorea del secondo Novecento e con i suoi maestri David Smith, Marc Di Suvero e Anthony Caro  per il montaggio di pezzi preesistenti, per la loro presenza senza mediazioni nello spazio, per l’utilizzo di materiali industriali e per un’idea di scultura espansa nell’ambiente  ci sono anche caratteristiche che riportano direttamente alla pittura. Ne è un esempio Projection, dove l’opera è impostata sul rapporto tra la tridimensionalità della scultura, nel pezzo ligneo che emerge dal muro, e la bidimensionalità pittorica, nel vetro affisso a parete che costituisce quasi l’ombra della parte scultorea aggettante.
Queste opere, nonostante la loro forte presenza plastica, si inerpicano sulle pareti e si appropriano dello spazio solitamente dedicato alla pittura, compiacendosi di sfidare la verticalità del muro in una scalata vertiginosa in cui le parti si reggono per un misterioso equilibrio. 

Eduard Habicher: “Gedanken-Fänger”
a cura di Heinrich Schwazer 

16 gennaio – 4 marzo 2014

Galleria Goethe
Via Cappuccini 26, Bolzano

Orari: da lunedì a venerdì 10.00-12.30 e 15.30-19.30; sabato 10.00-12.30; chiuso domenica
Ingresso libero

Info: + 39 0471 975461
info@galleriagoethe.it
www.galleriagoethe.it

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