MILANO ǀ MANUEL ZOIA GALLERY ǀ 18 NOVEMBRE – 11 DICEMBRE 2021
di Mattia Lapperier
Giovedì 18 novembre ha inaugurato presso Manuel Zoia Gallery Liminal wild plants, progetto espositivo che si articola in due eventi tra loro collegati: la mostra personale di Francesco Fossati, accompagnata da un testo di Lorenzo Madaro, e una collettiva curata da Alessandra Sebastiano.
Fossati dal 2016 in poi ha intrecciato il proprio percorso artistico al principio basilare di rispetto per l’ambiente, in una prospettiva di profondo e indistricabile legame con esso. Lungi dal proporre un lavoro didascalico di mera sensibilizzazione ambientalistica, l’artista fa proprio il linguaggio della natura, vi si immerge, considerando, anzi, se stesso parte di quel Tutto, a cui ogni cosa inesorabilmente torna. La natura entra nei procedimenti, è al contempo origine ed esito di ogni opera che peraltro Fossati elabora consapevolmente, in modo da risultare il meno impattante possibile sull’ambiente. Tutto ha inizio da una preliminare fase di raccolta delle materie prime, rigorosamente effettuata in luoghi scarsamente antropizzati. A partire da tale fondamentale passaggio, nascono gli esemplari di entrambi i cicli che propone in mostra. I primi due lavori in cui ci si imbatte appartengono alla serie Mirror leaves; per la straordinaria immediatezza con cui si offrono allo sguardo, paiono provenire direttamente dal bosco autunnale. Gli interventi di Fossati sono minimali. Attraverso la mera applicazione di foglie metalliche, gommalacca o resine vegetali su ricci di ippocastano o su una corteccia, egli nobilita i preziosi ritrovamenti, li sottrae alla decomposizione e, presentandoli su mensole estremamente neutre che quasi scompaiono nello spazio della galleria, li pone al di là del tempo, in una dimensione di eternità.
Gli Organic Pictures consistono invece in stampe ecologiche, ottenute trasferendo sulla tela i pigmenti delle piante coltivate dall’artista o raccolte da lui stesso nei boschi della Brianza. Foglie, fiori, radici o bacche fissano indelebilmente le loro impronte sulla tela, dando luogo a una texture modulare; una sorta di astrazione geometrica che tuttavia in nessun modo risulta rigida, è anzi mutevole, fluida e congiunta al supporto con quella regolarità espansiva e spontanea tipica del regno vegetale.
Come sottolinea Lorenzo Madaro:
“Nel lavoro di Fossati non c’è nulla di quel carattere performativo e iconico di Beuys, quanto piuttosto un impegno militante costituito da piccoli gesti, intimi, silenziosi, immaginifici. A Fossati interessa infatti ciò che è scarto, ciò che è liminale nei sentieri che percorre. La sua arte è il luogo di nuove alleanze…”.
La sua è un’arte composta da materiali residuali che sa persino riciclare se stessa. In diretto dialogo con i suoi Organic Pictures, l’artista ha infatti esposto in mostra anche due piccole sculture ottenute dall’impasto di elementi naturali e carta, utilizzati nel processo di bollitura, necessario per la stampa. Tanto le tele quanto le sculture, interdipendenti le une alle altre, si fanno metafora della circolarità, equilibrio e dinamicità che caratterizzano un qualsiasi ecosistema.
Accanito sperimentatore, nel corso degli anni l’artista, sedotto dalla possibilità di prodursi da sé il colore, ha raccolto materiali diversi, li ha fatti essiccare, sminuzzati, triturati, filtrati e impastati con vari leganti, giungendo così a ottenere una soddisfacente quantità di colore a olio naturale, sufficientemente stabile. Il tubetto n. 0 di ogni lotto lo considera di per sé un’opera, gli altri invece li utilizza per dipingere o li condivide con altri artisti. Proprio da tale pratica di scambio e condivisione ha origine la mostra collettiva curata da Alessandra Sebastiano che prosegue nelle altre due sale della galleria e accoglie i lavori di cinque artisti – Marco Bongiorni, Ermanno Cristini, Gabriele di Matteo, Michele Guido e Matteo Messori – diversi per motivi anagrafici e di linguaggio ma accomunati dall’utilizzo dell’Ash gray che Fossati ha provveduto a spedire a ognuno di loro, perché lo impiegassero per la realizzazione di un lavoro.
“Come il micelio dei funghi consente il fondamentale scambio di informazioni e sostanze tra piante, un tubetto di colore diventa un mezzo per attivare e sperimentare nuove dinamiche relazionali, per ragionare e ampliare i temi sviluppati dalla ricerca di Francesco Fossati”.
Liminal wild plants
Mostra personale di Francesco Fossati con testo di Lorenzo Madaro
Collettiva a cura di Alessandra Sebastiano
18 novembre – 11 dicembre 2021
Manuel Zoia Gallery
Via Maroncelli 7, Milano
Orari: da mercoledì a sabato, ore 15:00 – 19:00
Info: info@manuelzoiagallery.com
www.manuelzoiagallery.com