BRESCIA | Galleria A+B Contemporary Art | 27 settembre – 25 ottobre 2014
di ANNA LISA GHIRARDI
Alle pareti della piccola sala della galleria A+B sono presentate alcune opere della giovane artista georgiana Sophie Ko Chkheidze (Tbilisi, 1981), sette precisamente, il giusto numero per osservarle in una pausa che concede ristoro al corpo, ma non alla mente che inizia un intenso percorso di oscillazione tra presente e passato.
Davanti a Geografia temporale (pala d’altare), un trittico appeso alla parete di sinistra sostano due visitatori, riesco a percepire un frammento del commento di uno di loro: «mi ricorda la cipria di mia madre, il suo colore, la consistenza, il profumo…». Di certo nella sua mente giungono anche altre suggestioni, nella mia riecheggiano resti di muri tracciati di storie. Sophie Ko presenta infatti Geografie temporali, opere evocatrici di luoghi e tempi che vanno a ritroso, in un iter che ci conduce in una dimensione intimistica, ma non individualistica. La memoria personale appartiene all’individuo nel suo essere parte di un’essenza comune, collettiva.
Incipit del percorso geografico-temporale è un lacerto combusto di un Grembo, il cui blu della veste ricorda quello di una Madonna, residuo di un’iconografia che si smarrisce. Per il resto opere aniconiche di cenere e pigmento puro. Dalle Geografie temporali della Pala d’altare alla tetralogia Delle stelle fisse e a quelle dei Titani. La cenere incarna la metamorfosi dell’immagine, nell’apparente fine che conserva l’inizio in cui le ceneri concimano il divenire.
Il filosofo Federico Ferrari, nel testo Finis initium, che accompagna le opere esposte scrive:
«Quella che abbiamo davanti a noi, è un’umanità che non ha pietà, che non sa conservare le proprie ceneri, che non sa creare urne cinerarie della propria storia e che, quindi, si destina al nulla, al nichilismo passivo in cui siamo sprofondati. La cenere è quel che resta, quel che ci resta. Ma questa cenere, questa cenere di immagini, non è la riduzione del mondo a nulla, poiché nulla può davvero svanire. Il fuoco non distrugge: trasforma, metamorfizza».
Secondo Ferrari, solo se si è capaci di pietas verso quel che resta si può vedere la cenere dare origine a forme nuove, «la potenza del colore traccia nuove iconografie dell’invisto, di quel che forse è da sempre e per sempre sotto i nostri occhi[…]. Il colore puro è la potenza di una forza metamorfica che non ha fine, che è al di là dell’idea stessa di fine […]».
L’Artista attiva invero un flusso di memoria che attraversa la storia dell’immagine, nonché quella umana. I suoi quadri sono mutevoli, la cenere e il pigmento cadono, si muovono trasformando la geografia nel flusso del tempo. Sono clessidre che seguono il ritmo dell’immagine mutevole, preziose come teche di reliquie.
Sophie Ko scrive, infatti, una storia di credenza, di devozione verso il potere del linguaggio artistico, giunto alla sua corrosa essenza, arsa e fertile.
Sophie Ko Chkheidze
27 settembre – 25 ottobre 2014
A+B Contemporary Art
Via Gabriele Rosa 22°, Brescia
Info: www.aplusb.it