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MILANO | Officine dell’Immagine | 15 dicembre 2016 – 29 gennaio 2017

Intervista a ELISA BERTAGLIA di Anna Lisa Ghirardi

Il 15 dicembre inaugura la mostra personale Out of the blue di Elisa Bersaglia, vincitrice del Premio Speciale Officine dell’Immagine assegnato da Arteam Cup 2015.
L’artista presenta in mostra una trentina di opere inedite, selezione del ciclo Out of the blue, composto da più di sessanta opere realizzate durante la residenza d’artista alla ESKFF (Eileen S. Kaminsky Family Foundation) presso il MANA Contemporary di Jersey City e il suo soggiorno a New York (aprile-settembre 2016).

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, veduta della mostra, Officine dell'Immagine, Milano

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, veduta della mostra, Officine dell’Immagine, Milano

Da quali suggestioni nasce il titolo della mostra?
Di recente ho letto in lingua originale “Little tales of misogyny” di Patricia Highsmith e, tra le righe di un racconto, ho scorto quest’espressione – Out of the Blue -, bellissima metafora il cui significato corrisponde a “inaspettatamente”, “all’improvviso”. Mi è sembrata adatta come titolo della mostra, ma anche come titolo di questo nuovo ciclo di lavori (in cui, tra l’altro, il blu è una tonalità predominante), poiché incarna alcune peculiarità nevralgiche della mia recente produzione. Nei dipinti su carta e legno proposti in mostra, l’elemento narrativo è articolato e ambiguo: il tempo della visione si dilata, necessita di molteplici fasi di osservazione successive, in cui progressivamente si scorgono all’interno della singola rappresentazione elementi nuovi e inaspettati. Se a prima vista, infatti, il groviglio di piante, fiori e animali, che avvolge bimbe in età preadolescenziale, sembra prometterci una rappresentazione idilliaca e serena, gli elementi secondi della narrazione tradiscono questa aspettativa e rivelano, con stupore, significati simbolici reconditi: gli elementi vegetali si rivelano piante carnivore che inghiottono (o partoriscono dai loro baccelli) bimbe-tuffatrici; disseminati in ampie praterie cani-lupi si contendono brandelli di minuti piedini, o trascinano nelle loro tane corpicini inerti.
Il titolo ha inoltre la funzione di dichiarare lo stretto legame (concettuale e non illustrativo) che da sempre unisce il mio lavoro alla letteratura. Se le opere pittoriche si stringono attorno ad alcuni nuclei tematici connessi con il testo della Highsmith, il grande disegno a parete delle stanze sottostanti si rifà ad alcuni racconti della scrittrice sudcoreana Han Kang.

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, 2016, olio, pastelli, carboncino e grafite su carta, cm 61x48,3

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, 2016, olio, pastelli, carboncino e grafite su carta, cm 61×48,3

La tua ricerca artistica è evidentemente maturata dall’esperienza del soggiorno in America, tanto che, rispetto alle opere precedenti, mutano sia le cromie sia l’impaginato. La campitura accoglie il tuo caratteristico nitido segno grafico, ma è lasciato più ampio spazio alla vibrazione pittorica informale e alla dimensione onirica. È, inoltre, evidente un’evoluzione della ricerca tecnica, espressa nell’impiego del collage, inglobato come elemento pittorico, e nella sperimentazione della tavola nel grande formato. Ci sono stati particolari input che ritieni di aver accolto?
Sicuramente l’esperienza negli USA ha aperto molte prospettive alla mia ricerca, dal punto di vista tecnico, formale e concettuale. La tavolozza è stato il primo elemento a cambiare: rispetto alla tradizione coloristica tipicamente italiana, le tonalità si sono fatte più brillanti e luminose.
Ho avuto modo di sperimentare nuovi media e supporti: ho scoperto alcune carte che per la loro particolare semi-opacità si sono rivelate adatte al collage, e che ho utilizzato non solo come ulteriori elementi narrativi e figurali ma inglobandole ad altre carte, creando così velature e sovrapposizioni.
Per la prima volta ho dipinto su legno in grandi formati, liberando il colore da alcuni limiti narrativi e concentrandomi su un uso del disegno più raffinato e consapevole.

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, veduta della mostra, Officine dell'Immagine, Milano

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, veduta della mostra, Officine dell’Immagine, Milano

L’importanza del disegno è espressa nella scelta di realizzare durante l’esposizione un’opera grafica sulle pareti della galleria. È ravvisabile nella tua opera un rapporto distinto e, nel contempo, di dialogo tra disegno e pittura. È cambiato il confronto tra i due linguaggi durante il lavoro di questo ultimo anno?
Se agli inizi, soprattutto, disegno e pittura nel mio lavoro stavano tra di loro in una relazione dicotomica, negli ultimi sviluppi della mia ricerca ho ristabilito un dialogo paritario, utilizzando entrambi liberamente, con lo scopo di ottenere una rappresentazione in sé armonica e di evocare un simbolismo e un lirismo scevri da derive illustrative.
In quest’ultimo ciclo, in particolare, i ruoli di disegno e pittura sono invertiti: il disegno viene utilizzato in maniera pittorica, mentre la pittura ha una funzione che solitamente è affidata al segno, ovvero quella di dare una struttura all’immagine.
L’opera a parete, invece, è un lavoro di grandi dimensioni in cui il disegno è il mezzo indispensabile ed imprescindibile per poterlo realizzare: i concetti di dedizione, astrazione e riflessione (oltre che di preghiera, come nei mandala orientali) sono insiti nell’idea di ricamo e tessitura necessari per comporre tutto il grande giardino parietale a carboncino e grafite.

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, 2016, olio, collage, carboncino e grafite su carta, cm 30x23

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, 2016, olio, collage, carboncino e grafite su carta, cm 30×23

In mostra sono presenti anche due piccole opere tridimensionali, intitolate Lares (gli spiriti protettori latini), un cuscino reliquia e una meridiana in sapone. Come nasce l’idea di realizzare questa installazione, costituita da sculture e disegni?
L’idea nasce da una riflessione sullo spazio stesso della galleria e dalla volontà di sviluppare un progetto site specific di ricerca. Le stanze “sotterranee” della galleria, raccolte, prive di luce naturale e dai bassi soffitti a volta, mi sono sembrate adatte per un progetto più intimo e spirituale. Dopo aver visto le sezioni di arte asiatica in grandi musei come il MET, o la collezione di arte nepalese e indiana al Rubin Museum, è nata l’idea di trasformare questa parte della galleria in “Honden”, la parte più sacra e intima dei tempi shintoisti, pur mantenendo un forte legame con la tradizione e il culto latino dei lares.

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, veduta della mostra, Officine dell'Immagine, Milano

Elisa Bertaglia, Out of the Blue, veduta della mostra, Officine dell’Immagine, Milano

Quali sono i tuoi futuri progetti?
Sono stata selezionata per la Biennale Giovani Artisti di Monza, che inaugurerà a maggio 2017 nel Serrone di Villa Reale. Ho qualche altro progetto in cantiere; sicuramente mi piacerebbe fare altre residenze all’estero, sto valutando ora alcune opportunità e incrocio le dita!

Elisa Bertaglia, Out of the blue
a cura di Matteo Galbiati

15 dicembre 2016 – 29 gennaio 2017
Inaugurazione: giovedì 15 dicembre 2016, ore 19.00

Officine dell’Immagine
Via Atto Vannucci 13, Milano

Orari: da martedì a venerdì ore 15.00-19.00, sabato 11.00-19.00, altri orari, lunedì e festivi su appuntamento.

Catalogo: Vanillaedizioni

Info: Tel. +39 02 91638758
info@officinedellimmagine.it
www.officinedellimmagine.it

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