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#SPECIALEMUSEI*
IL MUSEO. TRA PARTECIPAZIONE ATTIVA E NUOVE NARRAZIONI

Abbiamo voluto incontrare alcuni direttori (taluni freschi di nomina) e conservatori di alcuni dei Musei italiani di maggior spicco proprio per avere una testimonianza diretta di chi li gestisce e rappresenta all’interno della comunità. Attraverso le loro parole si evidenzia il ruolo “civico” del museo che è e deve essere oggi, ancor di più, un luogo di incontro e di partecipazione, sempre più attiva e consapevole.
La sostenibilità, l’essere legante e mezzo di mantenimento di quei legami umani fondamentali che, però, la società attuale ha lentamente iniziato a disgregare, accentuare la missione di unicità che ogni realtà ha, diventare portatore di un messaggio inclusivo e partecipativo, sono i principi generalmente condivisi ed evidenziati da tutti i direttori che, in prima linea, hanno sentito il potere aggregante e sempre innovativo che identifica il proprio museo.
Il programma dei musei del prossimo futuro incentra la propria ripartenza sulla rilettura in chiave storica delle collezioni per provare a rendere vivi “nuovi immaginari”, per condurre a “nuove narrazioni” senza tralasciare l’importanza di “colmare il vuoto di quelle mancanti”. In questo senso, ad esempio, ridare voce all’universo ampio delle donne artiste, alla responsabilità di quelle ricerche che parlano e mettono in luce la complessità della nostra contemporaneità offrendo importanti spunti di riflessione per il pubblico.
L’umanità con la pandemia ha percepito ancor più la dimensione della propria globalità vulnerabile e fragile e questo è un decisivo passaggio per riallacciare legami con culture lontane e diverse, per avvicinarsi con spirito nuovo, svincolato da logiche meramente economiche, e osservare anche il mondo “culturale” secondo un’ottica non esclusivamente frutto di vecchie supremazie e generalizzazioni europeocentriche.
In base a questi principi lo spaccato che offriamo rileva che, abbandonate ormai vecchie strategie, la nuova identità del museo in seno alla contemporaneità è di essere non solo luogo ma anche strumento di integrazione, di relazione tra le diverse comunità che formano la collettività degli uomini che vivono su un solo pianeta condiviso.

 


Intervista a DAVIDE QUADRIO di Michele Bramante


Con una dote di oltre trent’anni di esperienza in Asia, lei è da qualche mese il nuovo direttore del MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino. Dopo essersi occupato di architettura tibetana, a Shanghai ha ideato iniziative per l’arte contemporanea che hanno avuto il merito di compattare e organizzare le disperse energie artistiche locali, riuscendo a ricollocarle nel sistema visibile dell’arte: BizArt, da lei fondata, è stata la prima associazione culturale no profit cinese, nata alla fine degli anni Novanta con una sede espositiva e un fitto programma di mostre e attività culturali, poi espansa nel progetto Arthub, piattaforma di interscambio per la creazione di eventi culturali panasiatici e produzioni artistiche globali.
Cosa rimane oggi, secondo lei, del nucleo di senso che ha dato forma all’arte conservata al MAO?
Rimane ancora tutto e molto non ancora visto. Lavorerò in questi anni proprio sulla collezione, ovvero sulle collezioni, che arrivano da luoghi differenti e che portano con sé tutto un vissuto, esperienze, gusti di epoche diverse, orientalismi… È super interessante visitare un museo con collezioni che non hanno particolarmente a che fare con colonialismi, come accade per il Guimet o V&A, per esempio, ma che sono segnati da gusti personali di chi ha collezionato, con oggetti che provengono da mercati antiquari o acquistati per  investimento. Sto studiando ora la collezione e mi affascina moltissimo vedere come alcuni pezzi siano stati restaurati per accontentare gusti di una certa epoca e come anche tanti oggetti aprono a discussioni stimolanti sull’autenticazione. Insomma: la collezione ha ancora tanto da dire ed è su questo che si sta lavorando.

Veduta della mostra Il Grande Vuoto, MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino. Foto: Giorgio Perottino

Cosa può offrire l’arte contemporanea alla lettura delle culture preindustriali dell’Oriente. Cosa si perde e cosa si acquista attraverso il filtro delle arti visive del nostro tempo?
L’arte contemporanea è un mezzo interpretativo. Il lavoro fatto con Hub India è stato un lavoro di accostamento, risonanza, estensione della collezione. Gesti che portano la collezione a essere letta in un presente continuo.

Uno dei possibili rischi della globalizzazione è la formazione di una lingua comune su base occidentale che tende a uniformare la produzione culturale. Perfino la transculturalità, in questo senso, potrebbe essere vista come una fase in cui l’interazione tra culture che conservano ancora delle differenze verrà assorbita in una sorta di “global style”. Esiste ancora qualcosa che dall’Oriente sfugga a questa prospettiva? Che tipo di spontaneità si sviluppano oggi a livello locale, secondo la sua esperienza?
Per rispondere a questa domanda devo prima riposizionare quello che lei definisce come Oriente. Credo sia molto importante non cadere in semplici tranelli come quello di Oriente e Occidente. L’Oriente in realtà è un contenitore che racchiude tutto: il mondo arabo, il subcontinente indiano e poi via verso il Giappone… Insomma, l’Oriente è frutto di una generalizzazione del mondo europeo, che appunto crea quello che lei mi chiede: generalizzazioni e spectacles che trasformano il mondo reale extra europeo in una creazione assoggettante basata su visioni eurocentriche (non necessariamente coloniali o postcoloniali). Pensi che l’Oriente racchiude anche una certa visione del Marocco, che sta a ovest rispetto a noi!
Allora, certo che le culture sorgono in località precise, ma sempre in una dimensione di trasformazione, condivisione, ibridazione continua. Tutto è spurio. In questo essere in continua crescita, in continui cambiamenti, oscillazioni e incertezze, le culture vivono.
Il mondo contemporaneo ha stravolto gli equilibri mondiali attraverso un’aggressività mai vista in campo economico, sociale e politico. Nonostante questo, però, il mondo extra-europeo continua a vivere di principi culturali altri, fecondi, forti e coraggiosi. Certo, il sistema culturale globale tende a semplificare, a ridurre tutto a un «comprensibile» che, ahimè, non tiene conto delle complessità. Mi sembra quindi importante non credere che, perché il sistema anglosassone ha preso il sopravvento, questo significhi che è il solo parametro possibile.
L’Europa ha molto da imparare da culture altre, se solo si affacciasse a un mondo altro di possibili conoscenze e lasciasse le sue certezze per intraprendere un percorso (questo sì umile e non coloniale) di apprendimento, studio.

Veduta de Il Grande Vuoto, MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino. Foto: Giorgio Perottino

Come si rifletteranno la sua esperienza in Asia e il tessuto di relazioni internazionali sviluppato con i suoi progetti (BizArt e Arthub) sui programmi del MAO?
Il MAO è il luogo in cui la collezione sta al centro e diventa materiale d’archivio e oggetto di studio. Stiamo già lavorando a una mostra per maggio in cui un oggetto mirabile della collezione diventa il centro di un’operazione di spostamento emozionale della collezione stessa. La collezione è luogo vivente in cui artisti, curatori, conservatori, istituzioni locali e non, si muoveranno e interagiranno. Il Museo come luogo di incontro, luogo di ricerca, in cui la collezione viene analizzata, divorata, riciclata, espressa. La collezione del MAO è composta, per la maggior parte, da oggetti religiosi e rituali che hanno in loro una carica performativa inespressa: partendo da questi elementi si svilupperà il mio programma.

Davide Quadrio. Foto: Alessandro Peirone

Davide Quadrio (Busto Arsizio, 1970) è un produttore culturale, curatore ed educatore che vive e lavora tra Asia e Italia. È il nuovo direttore di MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino. Ha fondato e diretto per un decennio il BizArt Center, il primo laboratorio artistico indipendente no-profit a Shanghai, nato per promuovere la scena artistica contemporanea locale. Nel 2007 ha creato Arthub, una piattaforma curatoriale dedicata alla produzione e alla promozione dell’arte in Asia e nel mondo. Gli archivi di BizArt e Arthub, attivi in Cina dagli anni 2000, sono stati presentati come una delle realtà culturali e risorse artistiche principali per la mostra Art and China after 1989: Theatre of the World, ospitata dal Guggenheim di New York e Bilbao. Quadrio è stato ospite presso il Shanghai Visual Art Institute (2011-2017), ha curato e prodotto il progetto monumentale City Pavilion per la Biennale di Shanghai del 2012.
Dal 2013 al 2016 ha curato la sezione di arte contemporanea dell’Aurora Museum di Shanghai, una delle collezioni di arte antica cinese più spettacolare al mondo.
Dal 2020 è professore d’eccellenza presso lo IUAV di Venezia.

 

*Intervista tratta da Espoarte #117

 

Calendario:

Il Grande Vuoto. Dal suono all’immagine.

Un incontro inedito con la collezione buddhista del MAO
A cura di Davide Quadrio

Da un’idea di Claudia Ramasso

6 maggio – 4 settembre 2022

Mostra immersiva e multimediale con composizione sonora site specific di Vittorio Montalti, l’esposizione di una preziosa thangka tibetana e decine di immagini di Tulku tibetani, i Buddha viventi.

Il Grande Vuoto è completata da un ricco programma musicale curato da Davide Quadrio, Chiara Lee & Freddie Murphy.
Paesaggi sonori impressionistici, meditazioni acustiche, tradizione e innovazione… Lo spazio sonoro contemporaneo di Yeong Die, Li Yilei, Amosphère, Hatis Noit e KyoShinDo si confronta e riflette sulla transitorietà, la ripetizione come trasformazione, la relazione tra una parte e il relativo tutto, l’intersezione tra assenza e presenza. Declinato in modi sempre diversi, il suono rappresenta di volta in volta un nuovo inizio, la conferma di un’interezza che riempie, un vuoto che accoglie.

Info e prenotazioni: eventiMAO@fondazionetorinomusei.it

A partire dalla primavera 2022 in programma un fitto programma di residenze per artisti e curatori italiani e internazionali, come Marzia Migliora, Lee Mingwei, Laura Vigo e molti altri.

Sabato 14 maggio 2022 NOTTE EUROPEA DEI MUSEI
Orario prolungato e tariffe speciali
Al MAO | Accesso con biglietto unico a 1€ alle gallerie delle collezioni permanenti, alle rotazioni in corso La veste del Buddha e La stagione delle Gru.

Aggiungendo 1€ sarà possibile visitare la nuova mostra Il Grande Vuoto. Dal suono all’immagine. Un incontro inedito con la collezione buddhista del MAO.

www.maotorino.it

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