Taccuini 1960-1969 | ABSCONDITA
di MATTEO GALBIATI
La Galleria Milano, in una serata dedicata, ha presentato al pubblico il volume dedicato ai taccuini di uno dei più grandi e sensibili scultori del nostro Novecento, Alik Cavaliere (1926-1998). Un momento di vivace scambio e confronto che ha visto protagonisti dell’incontro, oltre a Elena Pontiggia, curatrice del volume, importanti figure del panorama artistico, culturale e accademico milanese come Arturo Schwarz, Fania Cavaliere, Lorella Giudici e Cristina Casero che hanno avviato un intenso e approfondito – quanto appassionato e stimolante – dibattito sui preziosi contenuti di questo volume.
In effetti l’importanza di questa pubblicazione sta proprio nel raccogliere gli scritti che l’artista ha composto tra il 1960 e il 1969 (questo l’arco temporale che è contemplato dai testi qui ordinati) con i quali si riesce a penetrare ancor più in profondità la sua visione artistica. Attraverso pensieri, riflessioni, accadimenti, appunti, considerazioni, la voce stessa dello scultore ci accompagna, in parallelo alla sua esperienza artistica, nella lettura del suo tempo che ha mosso, stimolato la creazione e la realizzazione di molte sue opere.
La sua ricerca, che pone al centro dell’analisi la natura come unico ed esclusivo soggetto, risulta corroborata dalla magnificente bellezza di una scultura improntata e votata ad un’apparente fragilità e decadenza, ma anche da un costante e continuo rapporto con altre esperienze e altri modelli che attingono dal De rerum natura di Lucrezio al pensiero di Bruno e Campanella, dalle grandi opere dei maestri del nostro Rinascimento fino a toccare gli sguardi rivolti su tale tema da autori come Magritte, De Chirico e Duchamp.
Come spesso accade gli scritti degli artisti – quelli veri, coloro che in fondo possiamo considerare come autentici poeti e intellettuali, maestri da assurgere a modello contro i sedicenti tali (artisti) del nostro tempo – sanno trasmettere quella profondità inattesa che tocca le corde della nostra sensibilità e ci rende ancora maggiore la testimonianza del valore e della ragione di senso radicati in ciascun lavoro.
Si scopre, nero su bianco, dalle loro parole, la consapevolezza lucida del loro sguardo che, in questo caso, ci consegna un Alik Cavaliere che svela liberamente il suo pensiero, la sua arte, la lettura del suo tempo, la sua poetica. Le sue sono parole che trascinano, che gridano, che animano, che illuminano.
L’arco temporale toccato da questi Taccuini, infatti, ha anche il pregio di lasciarci immergere completamente nelle atmosfere e nello spirito di un’epoca di grandi rivoluzioni e importanti cambiamenti come lo sono stati gli anni Sessanta in Italia, dandocene una testimonianza diretta di chi, in quel momento, li stava vivendo.
Non troviamo sterili speculazioni filosofiche, ma saggi di verità che nascono dall’esperienza vissuta.
Proprio come un diario la lettura scorre via veloce aprendoci spiragli sulla vita e insinuandosi nel carattere di questo grande maestro che, svelatosi in tutta la “quotidiana” interiorità del suo atto creativo, ci accompagna nella costante pratica artistico-culturale del suo pensiero.
Testo dopo testo, scritto dopo scritto l’incontro con Cavaliere non smette mai di sorprendere, stupire e colpire per la forza semplice e scarna – la stessa delle sue sculture – del suo variegato racconto.
Del resto lo stesso Cavaliere annotava: “Raccontare mi è sempre piaciuto…”.
Titolo: Taccuini 1960-1969
Autore: Alik Cavaliere
A cura di: Elena Pontiggia
Saggi di: Elena Pontiggia e Lorena Giuranna
Collana: Carte d’artisti n.163
Anno: 2015
Pagine: 183
Prezzo: Euro 19.00
Editore: Abscondita