Non sei registrato? Registrati.
VENEZIA |  Ca’ Corner della Regina – Fondazione Prada | Fino al 24 novembre 2024

di LUCA BERNARDINI

Immaginiamo un ipotetico visitatore che distrattamente si diriga verso Ca’ Corner della Regina, sede veneziana della Fondazione Prada. Ancora prima di entrare diventerebbe ‘vittima’ della riuscita macchinazione messa in opera per l’occasione da Christoph Büchel (1966). Già l’esterno e la biglietteria sono stati trasformati in modo del tutto credibile in quelli di un banco dei pegni in liquidazione, prima parte di un’installazione immersiva fatta di manufatti, immagini e suoni che riempiono tutto l’edificio: dal piano terra, al mezzanino al piano nobile.

Immagine di “Monte di Pietà”. Un progetto di Christoph Büchel, Fondazione Prada, Venezia Foto: Marco Cappelletti Courtesy: Fondazione Prada (Christoph Büchel The Diamond Maker, 2020–)

Attraversando le sale si comincia ad avvertire una sensazione disturbante che rompe l’illusione creata dall’allestimento e che, causando una straniante claustrofobia data dall’accumulo esagerato di oggetti di ogni tipo, fa svanire l’ingenuo divertimento iniziale. La mostra, infatti, è ben altro che un divertissement e somiglia ad un macabro luna park che ci pone davanti ai disastri di una società ossessionata dal possesso, dall’accumulo ed è schiava di concetti astratti – fra tutti quello di debito che generano disuguaglianze, così da portarci a riflettere sul senso più profondo del valore delle cose. Non a caso sono presenti richiami critici verso il sistema dell’arte e della moda. Il nostro visitatore, a questo punto frastornato e disorientato, faticherebbe a riconoscere il vero dal falso: i vestiti Prada, le opere di Duchamp, una lavagna di Joseph Beuys (Ökologie und Sozialismus, 1980), una serie di Merda d’artista di Piero Manzoni, un ritratto di Tiziano (Ritratto di Caterina Cornaro come Santa Caterina da Alessandria, 1542), un piccolo bozzetto di Fallimento di Giacomo Balla (1902), dall’immensa mole di bigiotterie, dipinti da rigattiere e il vestiario da mercatino di seconda mano. Dopotutto solo i più attenti possono notare le staffe a prova di caduta che reggono, per esempio, l’opera tizianesca.

Immagine di “Monte di Pietà”. Un progetto di Christoph Büchel, Fondazione Prada, Venezia Foto: Marco Cappelletti Courtesy: Fondazione Prada

Il progetto è frutto di un lavoro pluriennale: si è voluto riportare in vita, nel palazzo che lo ha ospitato tra 1834 e 1969, il Monte di Pietà di Venezia. Quest’ultima istituzione affonda le sue radici ben prima nel tempo, essendosi diffusa a partire dal XV secolo in tutta Italia per opera dell’Ordine Francescano quale mezzo per contrastare l’usura, spesso in chiave antigiudaica, come ci ricorda un volume della fine del Quattrocento del frate Marco da Montegallo qui esposto. Christoph Büchel, ricordato in città per la discussa installazione alla Biennale del 2015 e quella del 2019, che portava ai nostri occhi la tragedia dei migranti morti nelle traversate mediterranee, in questa occasione pone in mezzo al cumulo di tutti i suddetti oggetti, una valigetta di diamanti sintetici (The Diamond Maker, 2020-in corso). I preziosi minerali sono stati realizzati da una società svizzera produttrice di diamanti della memoria, utilizzando il materiale incenerito di tutte le opere precedenti in possesso dell’artista. Questo pone una domanda sul concetto di valore: risiede nell’intrinseca preziosità del materiale o nel fatto che siano ‘concentrati’ di opere d’arte? O forse entrambe le cose?

Immagine di “Monte di Pietà”. Un progetto di Christoph Büchel, Fondazione Prada, Venezia Foto: Marco Cappelletti Courtesy: Fondazione Prada

Le connessioni tra i problemi generali e i risvolti particolari si notano nella denuncia dello stato precario in cui si trova la città di Venezia a causa del turismo di massa indotto anche dalla massificazione dell’arte in manifestazioni come La Biennale, che ha avuto nel palazzo la sede del suo archivio storico dal 1975 e per questo richiamata dal manifesto Urgent Call for Radical Action: Halt the Venice Art Biennale Now. Anche Venezia, infatti, come una qualsiasi merce, è svenduta nel banco dei pegni dei non luoghi fatti di locazioni turistiche in numero esagerato; in assoluta coerenza tra ciò che è presente a Ca’ Corner e la città intera.
Se il visitatore fosse uno degli studenti fuori sede che con fatica deve sopravvivere nell’impresa della ricerca di una stanza, allora potrebbe trovare familiare la cucina con i piatti sporchi nel lavabo e le macchie di caffè sul piano cottura, i vecchi scontrini appesi, i cartoni della pizza; anche qui,
la verosimiglianza apparente si trasforma in finzione dichiarata dall’eccesso: troppi i cartoni, troppi gli oggetti e il disordine generale.
Altre stanze, altre storie sono ancora presenti nel palazzo: la sala dei gamer, la tavola con i resti di una cena ormai andati a male, un boudoir dove sono appese lettere tra amanti, una sala casinò. Tutto però abbandonato, come in uno
scenario post apocalittico, forse un’inquietante possibilità che riecheggia negli schermi con immagini dei luoghi attraversati da conflitti armati. La commistione tra un incessante flusso di suoni e immagini ci porta innanzitutto a riflettere sulla commercializzazione e la spettacolarizzazione di ogni genere di sentimento ed evento: le relazioni, il gioco, il cibo, finanche la guerra e la morte.

Immagine di “Monte di Pietà”. Un progetto di Christoph Büchel, Fondazione Prada, Venezia Foto: Marco Cappelletti Courtesy: Fondazione Prada

Questa messa in scena colpisce per la portata critica verso il generale sistema globale, tutto interconnesso dal desiderio comune di benessere, dalle storture degli egoismi e dal tirannico potere monetario, quanto per il coinvolgimento sui singoli e i loro oggetti-feticcio, quelli del passato, dei vecchi elettrodomestici, delle cartoline, dei francobolli, delle monete. Al piano terra, oltre alla tipica cantina dell’italiano medio, piena di ricordi, storie, vera e propria spazzatura – e l’inconfondibile odore di muffa – si trovano un banco alimentare abbandonato, delle brande da ospedale da campo e una cappella, sempre colma all’eccesso di croci, oggetti devozionali ed ex voto appesi: stampelle, carrozzine, come ancora si vedono nei santuari più famosi. Sono questi gli spazi per ciò che si trova realmente alla base dell’umanità, delle sue ossessioni e le sue paure, nascoste come oggetti dimenticati in una cantina: la malattia, la fame, la morte, l’oblio.

Immagine di “Monte di Pietà”. Un progetto di Christoph Büchel, Fondazione Prada, Venezia Foto: Marco Cappelletti Courtesy: Fondazione Prada

Alla fine il visitatore non potrà nascondere una certa soddisfazione: l’immersività dell’opera è indiscutibile e sono tanti gli spunti di riflessione, più che mai attuali, su noi stessi e il nostro modo di vivere. Certo, c’è da sperare che tutto ciò non rimanga limitato ad una mostra, ma che, ad esempio, l’innegabile problema residenziale del centro storico di Venezia venga affrontato con contromisure pratiche, vista la responsabilità che il mondo della cultura ha avuto e continua ad avere nel causarlo; infatti, sono innumerevoli le fondazioni, le gallerie e gli spazi affini che continuano ad aprire in città, mentre per gli stessi lavoratori del settore, come per tutti i residenti, diventa sempre più difficile trovare casa a prezzi ragionevoli.
Büchel, come tanti altri artisti, sottolinea la complicità del sistema dell’arte contemporanea nel perpetrare gli schemi ingiusti e disfunzionali delle strutture di potere, dando voce a problemi scomodi che, tuttavia, il sistema stesso avrebbe la forza di contrastare grazie alla sua innegabile potenza economica e morale.

“Monte di Pietà” un progetto di Christoph Büchel
con il supporto di Pro Helvetia

20 aprile 24 novembre 2024

Fondazione Prada
Ca’ Corner della Regina
Calle de Ca’ Corner, Santa Croce 2215, Venezia

Orari: tutti i giorni 10.00-18.00; chiuso martedì
Ingresso intero €12.00; ridotto €9.00 studenti fino ai 26 anni, visitatori di età superiore ai 65 anni, possessori tessere FAI, accompagnatori visitatori con disabilità; gratuito visitatori sotto i 18 anni; visitatori con disabilità, giornalisti accreditati o in possesso di tessera stampa in corso di validità, residenti nel Comune di Venezia sopra i 65 anni, in possesso di documento di identità (ogni mercoledì).
I biglietti sono acquistabili in sede fino a un’ora prima della chiusura degli spazi espositivi. Gli ingressi sono contingentati, per questo è consigliato l’acquisto del biglietto online, è inoltre necessario rispettare la fascia oraria selezionata.

Info: +39 041 810 9161
info@fondazioneprada.org
www.fondazioneprada.org

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •