BOLOGNA | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | 12 dicembre 2014 – 6 aprile 2015
di MASSIMO MARCHETTI
È stata una scelta intelligente quella del MAMbo di dedicare una retrospettiva all’artista australiano, ma di formazione statunitense, Lawrence Carroll (1954), del quale già alcuni anni fa era stata allestita una personale al Museo Correr di Venezia. Intelligente non solo perché nelle sue opere il dialogo con l’arte di Giorgio Morandi è quanto mai pregnante – il silenzio, la ricerca sulla luce, la ripetizione inesausta – ma anche perché si tratta di un “classico contemporaneo” che forse però non è ancora realmente noto al pubblico. Nell’opera di Carroll si innestano alcune tra le ricerche più importanti della pittura del secondo Novecento: le lezioni New Dada ed espressioniste di Rauschenberg, Rothko e Twombly per quanto riguarda l’assemblaggio materico e il calore delle superfici stratificate, e quella del Minimalismo per le forme geometriche essenziali e la tensione riduzionista.
Può apparire quasi scontato rilevarlo dopo la sua partecipazione al Padiglione Vaticano della Biennale del 2013, ma effettivamente anche questa esposizione bolognese ribadisce la tensione trascendente del lavoro di Carroll, e lo fa fin dall’ingresso nella grande sala del museo che in quest’occasione, più che in altre, manifesta la propria conformazione da “cattedrale”. Un’infilata di lavori a parete lungo le due fiancate, due elementi aggettanti che si fronteggiano sui lati corti e una scultura a terra sembrano disegnare uno spazio liturgico “povero” dove quindi iniziamo a individuare pale d’altare aniconiche, fonti battesimali fragili e un umile altare; poco più avanti, tessuti raccolti ed esposti come sudari.
L’opera di Carroll è una lunga teoria di custodie rabberciate che potrebbero proteggere qualcosa che oscilla sul limite del vivente: ce lo negano alla percezione visiva ma non a quella mentale. Purtroppo l’allestimento, da parte sua, non favorisce l’apprezzamento dell’intensità dei singoli lavori per il gran numero di opere presentate (una sessantina) e tende a generare ridondanza.
Quanto più si manifesta evidente l’azione sui tre materiali che caratterizzano tutta la produzione di Carroll – tela, legno e cera – tanto più l’oggetto tende a smaterializzarsi al nostro sguardo. Di fatto sembra che Carroll riesca a imprimere un movimento a spirale ai suoi materiali perché mentre fa consuma, e mentre consuma rigenera. Il chiarore appannato della superficie potrebbe essere l’esito di uno scrupoloso gesto di cancellatura, la consunzione prodotta da un tocco rituale che ha estinto immagine e messaggio.
Una grata metallica nella parte alta di una specie di monolite suscita pensieri sul suo spazio interno; due grandi pannelli sfalsati lasciano intravvedere delle teche dove si conservano tele ripiegate; ogni un pezzo scrutato da vicino rivela tracce, bendaggi e risarcimenti che indicano un’esistenza, fino a una grande lastra di ghiaccio sottovetro che si oppone resistente al calore e alla forza di gravità. Strutture che si espongono in tutta la loro fragilità come l’esile assemblaggio di vuoti che si incontra al centro di una sala e in cui si intravvede il classico tema della figura umana, in definitiva il termine di confronto per la ricerca trentennale di questo artista.
Lawrence Carroll. Ghost House
a cura di Gianfranco Maraniello
catalogo con testi di Gianfranco Maraniello e Angela Vettese
sponsor UniCredit
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
partnership Focus on Contemporary Italian Art UniCredit
12 dicembre 2014 – 6 aprile 2015
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
via Don Minzoni 14, Bologna
Orari: martedì, mercoledì e venerdì 12.00-18.00; giovedì, sabato, domenica e festivi 12.00-20.00; chiuso il lunedì
Ingresso intero €6.00; ridotto €4.00
Info: +39 051 6496611
info@mambo-bologna.org
www.mambo-bologna.org