MIILANO | C+N GALLERY CANEPANERI | Fino al 14 gennaio 2025
di NICOLETTA BIGLIETTI
Depotenziare: togliere forza al potere per smascherarne le radicate logiche interne. Ma anche invertire – con un processo di dissoluzione e risignificazione – le dinamiche complesse di un misterioso mondo, per comprenderne le possibilità e libertà intrinseche.
Un duplice significato del termine depotenziare che è raccontato attraverso un viaggio enigmatico e “multisensoriale” nella seconda personale di Roger Hiorns alla C+N Gallery CANEPANERI di Milano, ove materia e concetto s’intrecciano in un’ipnotica e stratificata narrazione – composta da dipinti, oggetti e un film – in cui il potere certamente si manifesta, ma è – al contempo – trasformato, infranto e reso innocuo, in un percorso tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.
E sono prorpio le trans painting di Hiorns a sottolineare quest’ultimo binomio: realizzate infatti con solfato di rame, acrilico e pittura latex, le tele evocano forme ibride che si situano al confine tra il naturale e il meccanico, rappresentando piante spinose, esili corpi maschili, velivoli militari con tratti insettoidi, ecc…
Delle opere in cui l’invito a superare le categorie convenzionali è vivo, dinamico e mutevole – e da qui infatti la definizione delle opere con un richiamo al prefisso latino trans che suggerisce l’idea di moto, di metamorfosi e di tras-formazione continua.
Le cromie polverose – turchese, rosa e bianco – richiamano i colori della bandiera transgender, ma qui appaiono privati della loro nitidezza, come fossero filtrati attraverso un’esperienza di dolore o, appunto, di trasformazione. E sono proprio quelle figure rappresentate a comunicare un senso di sofferenza e tormento. Quelle figure che paiono esser sospese tra l’esistenza e l’assenza. Quei corpi macilenti, deperiti e smunti che – intrappolati in gesti rituali, violenti e istintivi – non rivelano la loro vera identità.
Sono esseri intrappolati tra la punizione, il rituale e la ricerca di sollievo, mentre accanto a loro, figure accovacciate sembrano spettatori, guardiani o riflessi di un sé sdoppiato. Sdoppiati così come appaiono – sia nell’origine e che nel significato – i due contenitori di polistirolo bianco sul pavimento della galleria: due “casse” vuote – quali resti di un antico e arcaico rituale, che potrebbero essere tanto degli abbeveratoi per bestiame quanto dei sarcofagi aperti – che si fanno scrigno di intelligenza inconosciuta e, quindi, ormai perduta.
Il loro interno è stato trattato dall’artista con una patina di materia cerebrale bovina liquefatta e poi essiccata, che fa così diventare l’opera una reliquia misteriosa di processi cognitivi ormai impossibili da decifrare. Un frammento, cioè, di un pensiero vivo e mutevole che si è dissolto nello spazio e nel tempo.
Ma non è solo il pensiero – come sottolinea anche l’artista – a frantumarsi e rendersi inconoscibile. È anche il sistema di valori che si disgrega sotto il peso delle sue stesse contraddizioni.
Un concetto che è ben espresso in Pathway, in cui una fotografia trovata e ricoperta da cristalli di solfato di rame blu mostra due manifestanti, cristiani fondamentalisti, davanti a una clinica per aborti con dei cartelli tra le mani: il testo recita ‘LA PREGHIERA NON È UN CRIMINE DI PENSIERO’ – un’affermazione involontariamente ironica che presume la possibilità di accettazione delle loro suppliche da una “potenza soprannaturale”.
E quel binomio tra “entità invisibile e realtà” espresso in Pathway emerge anche nel nuovo film di Hiorns dal titolo A Retrospective View of the Pathway, in cui un aereo militare viene sottratto al cielo per essere riconsegnato alla terra – perché lentamente sotterrato dalla natura in un campo inglese.
Un atto, dunque, di digestione e di trasformazione alchemica di un oggetto, ad opera di un’invisibile entità. Perché la macchina della guerra, ovvero l’aereo sottratto alla sua possibilità libratoria, diventa parte del suolo e delle sue stesse viscere, privandosi – per sempre – del “potere” che esso stesso rappresenta.
Ed è proprio attraverso i materiali che si deteriorano, le immagini che si dissolvono e i gesti artistici che ribaltano le gerarchie che nel film Hiorns spinge a riflettere su quanto il potere – spesso percepito come indistruttibile – sia in realtà fragile, contingente e destinato a essere “riassorbito” dalla storia, dalla natura o persino dai corpi stessi.
E in questo processo di dissoluzione e risignificazione, l’artista invita a vedere il potere non solo come qualcosa da temere o combattere, ma anche come un fenomeno da comprendere nei suoi meccanismi più sottili.
Perché depotenziare non significa “solo” togliere forza al potere per smascherarne le radicate logiche interne, ma anche darsi una possibilità per trasformare quel potere in una nuova e rinnovata forma di energia. Un’energia più umana, più consapevole e soprattutto più libera.
Roger Hiorns. Depotenziare
curatela e testo critico di Tom Morton
con un contributo di Alessandro Rabottini
14 novembre 2024 – 14 gennaio 2025
C+N Gallery CANEPANERI
Foro Buonaparte 48, Milano
Orari: da martedì a venerdì 10.00-13.00 e 14.00-18.00; sabato su appuntamento
Info: +39 02 36768281 (Milano)
+39 010 2466316 (Genova)
info@canepaneri.com
www.canepaneri.com