BRESCIA | Fondazione Berardelli | Fino al 25 novembre 2017
di MATTEO GALBIATI
Ci sono diversi modi per affrontare e presentare una mostra monografica dedicata ad un artista: ci si può dedicare al progetto espositivo rispettando la scientificità della ricerca condotta inerente le scelte attuate, oppure, a questa ricerca, si può dare anche un’anima forte.
Alla Fondazione Berardelli di Brescia quella che va in scena non è solamente una ricca mostra antologica dedicata ad Arturo Vermi (1928-1988), ma una mostra in cui si respira un’anima e si sente pulsare un cuore: in questo progetto la passione e la conoscenza di Paolo Berardelli, che fin dagli Anni Sessanta e per diversi decenni successivi ha animato con la sua Galleria Centro la vita culturale bresciana (e non solo), si sono incontrate con la passione viva e l’amore mai interrotto di Anna Rizzo Vermi, moglie dell’artista, compagna presente e preziosa testimone delle sue vicende. Basterebbe l’amicizia e il rispetto, la vicinanza e la reciproca stima di queste due importanti figure legate all’artista a garantire la qualità della mostra, ad innervarne di umanità la proposta, proprio per quel sentore palpabile del loro sguardo che ha avuto la fortuna di essere stato accanto a Vermi e di averlo accompagnato nella sua avventura artistica, ma a questo insieme si aggiunge anche un altro merito, l’avere esposto un nucleo davvero rilevante di opere (in maggioranza provenienti dalle collezioni della stessa Fondazione) che testimoniano, con una particolare qualità dei pezzi selezionati, l’intera parabola della ricerca pittorica dell’artista.
Negli spazi della Fondazione bresciana, quindi, si ha modo di compiere un avventuroso viaggio nel pensiero di Vermi attraverso gli occhi di chi ha vissuto e condiviso con lui esperienze dirette, visitarla con Paolo Berardelli e Anna Rizzo Vermi ha, infatti, ulteriormente arricchito l’esperienza di una mostra già di per sé affascinante e gratificante, densa di stimoli e suggestioni, non priva di alcune sorprese, come osservare alcune opere poco note della vasta produzione dell’artista.
Dagli Informali alle Lune – passando per i Diari, le Presenze, i Paesaggi, le Piattaforme, i Frammenti, le Invasioni, le Marine, i Caos e le Antologie – ritroviamo tutto l’orizzonte poetico di Arturo Vermi, interprete fedele della pittura per tutto il corso della sua vita: una pittura che s’è integralmente votata all’espressione poetica del segno.
Dopo la breve stagione del sodalizio del Gruppo del Cenobio, Vermi incalza la sua riflessione facendo insistere la pittura nella ricerca di quella logica linguistica e di senso che pongono la codifica del segno a farsi forma significante nello spazio-tempo concessogli dall’opera.
Il campo d’azione del suo dipingere innerva il campo visivo con il silenzioso narrare del suo vocabolario “cellulare” che non ha mai il timore del vuoto: non spaventano l’artista la vertigine del campo bianco, lo spazio lasciato aperto e libero, le campiture “monocrome”, perché in questi territori dell’assenza si inseguono i detonanti poemi minimi da lui scritti con gesti e forme e qui amplificano la loro pura essenza.
Per comprendere l’esattezza della profondità della sua lirica non bisogna limitarsi a vedere il “quadro”, ma bisogna saperlo ascoltare fin nel profondo: si deve sentire il suo silenzio, si deve esplorare il suo spazio, si deve attendere il suo tempo e solo, dopo questa empatica attesa, raggiungiamo l’irradiante consapevolezza e la messianica saggezza della sua visione.
Arturo Vermi. Figure in un tempo-spazio
a cura di Flaminio Gualdoni
con la collaborazione di Anna Rizzo Vermi e Galleria Frittelli Arte contemporanea, Firenze
catalogo Carlo Cambi Editore con testo critico di Flaminio Gualdoni
7 ottobre – 25 novembre 2017
Fondazione Berardelli
Via Milano 107, Brescia
Orari: da martedì a venerdì 9.00-12.30 e 15.30-19.30; sabato 10.00-12.00 e 15.30-19.30; altri orari su appuntamento
Info: +39 030 313888
info@fondazioneberardelli.org
www.fondazioneberardelli.org