MILANO | Art Building
di ALESSANDRO TRABUCCO
Definita come la scultura più alta di Milano, Fold, opera di Matteo Berra, è in effetti una struttura scultorea che si estende, in altezza, da terra sino al tetto di un palazzo di otto piani, progetto degli architetti Fabrizio Zambelli e Marcello Pozzi in zona Melchiorre Gioia. Un’opera che ha richiesto tre anni di lavorazione, dall’ideazione sino all’installazione finale, e che può considerarsi una vera e propria pietra miliare nella carriera di un artista.
Matteo Berra ha affittato appositamente un intero capannone industriale per la realizzazione, in prima persona, di questo mastodontico lavoro alto circa 23.5 metri, con una base di 4 metri ed una profondità variabile tra i 50 e i 200 cm. Da qui la definizione di “scultura” in quanto opera manuale non delegata alla tecnologia industriale, se non per la materia prima, nonché modulo costruttivo, costituita da sottili tondini di acciaio inossidabile, e per le caratteristiche esecutive che la differenziano da un’opera architettonica funzionale. Un’operazione che è anche un omaggio ad un materiale che nel secolo scorso ha dato molto alla città di Milano, con industrie importanti quali la Falck e la Breda.
Berra si trova a proprio agio con installazioni ambientali e di grandi dimensioni, ne sono prova concreta alcune opere realizzate in Corea del Sud, dove vi ha soggiornato per quattro anni come Assistant Professor di scultura alla Daegu Catholic University, e interventi di tipo architettonico strutturale compiuti in varie parti d’Italia. Non mancano opere realizzate in gallerie e musei, tutte caratterizzate comunque da elementi modulari ripetuti a creare installazioni di grande suggestione.
Due sono, tra gli altri, gli aspetti principali che caratterizzano l’opera dell’artista, la natura e il cosmo. Nel caso di Fold, Matteo Berra ha puntato sulla contrapposizione netta tra la razionalità del pensiero umano, ossia la geometria squadrata della struttura architettonica, e la spontaneità organica della natura, identificata nella sinuosa forma “a onda” della scultura. L’artista ha pensato al tema della grotta, la cavità naturale scolpita dagli agenti atmosferici nel corso dei millenni e forma primordiale di abitazione umana e animale. In questo senso l’accostamento tra le due strutture risulta ancora più evocativo in quanto l’una estensione e completamento dell’altra, due opposti che si attraggono e si inglobano l’un l’altro, dando vita ad un nuovo organismo ibrido, tra il tecnologico e l’organico. La struttura abitativa determina, nel suo sviluppo ad angolo, una piega che Berra ha immaginato e composto come una lenta sedimentazione di materiale sino ad ottenere una forma definita ma comunque fluida e mossa, totalmente eterogenea rispetto a quella dalla quale si protende.
Berra è intervenuto anche sul soffitto dell’edificio, visibile dal vano scala dell’atrio, realizzando l’opera Blue Sky, una successione a sviluppo circolare di circa 3000 elementi modulari bianchi che simulano un cielo stellato che si presenta di giorno in una tonalità luminosa e chiara e di notte si colora di blu, dando una suggestiva ed avvolgente visione celestiale.
Da segnalare la presenza di altre realizzazioni artistiche poste all’interno e all’esterno di questo palazzo denominato Art Building, opere di vari linguaggi e tematiche, dipinti, sculture e immagini fotografiche. Gli artisti sono Marco Grassi, Pablo Augusto Garelli, Flycat e Lucrezia Roda.