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SASSUOLO | Palazzo Ducale – Gallerie Estensi | Fino al 4 novembre 2024

di ALESSANDRO MONDINI

Chi conosce la fotografia di Gianni Berengo Gardin, sa che il colore è una componente piuttosto rara. Lo stesso maestro, protagonista quest’anno di due importanti mostre personali – la prima in Friuli, a Udine (Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere); la seconda in Piemonte, ad Alessandria (Gianni Berengo Gardin. Cose mai viste) –, ci scherza sopra: “Quando mi capitano tra le mani, è raro che ne sia soddisfatto. Di solito le butto via, le foto a colori”.

“Marazzi, le linee veloci” © Gianni Berengo Gardin e Marazzi Group

Ora siamo a Sassuolo, nelle Sale della Musica, degli Incanti e dei Sogni di Palazzo Ducale (parte del patrimonio di Gallerie Estensi), dove è in corso la terza antologica del 2024 a lui dedicata, intitolata Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee veloci: una mostra inedita, forse unica, sicuramente differente dalle precedenti citate, che presenta per la prima volta al pubblico 42 fotografie a colori realizzate nel 1977, anno in cui Gardin venne invitato dalla Marazzi azienda sassolese leader nel settore della produzione ceramica – per documentare le sue nuove “linee veloci”. La reazione dei presenti, dopo aver visto alcune di queste fotografie, è una spontanea forma di meraviglia: “Maestro, ci dica dove ha buttato quelle che ha scartato”.

Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee, veduta parziale della mostra, Palazzo Ducale – Galleria Estensi, Sassuolo (MO) Foto Simone Falso

Si dice che sia il mondo a chiedere ai fotografi come deve essere fotografato. Se così è, il mondo ha chiesto a Gianni Berengo Gardin di essere ritratto soprattutto in bianco e nero. I colori, come lui afferma, “deviano l’attenzione”. Sono fuorvianti, sanno come distrarre l’occhio. E ingannandoci ci spingono fuori traccia, lontano da ciò che realmente conta in un’immagine. Negare il colore è stato per Gardin un modo per educare lo sguardo, per accompagnarlo a riconoscere ciò che rimane ardente e vivo, che sfugge alla rapidità dell’otturatore. Questa è stata a lungo la ragione d’essere di un genere come la fotografia documentaria, di cui Gardin ne è maestro.
Vale per i suoi reportage sugli ospedali psichiatrici italiani (Morire di classe, 1968); su Milano (Gente di Milano, 1968); sull’intimità della casa (Dentro le case, 1977); ma anche per quelli nati dal sodalizio con il mondo dell’industria italiana, con aziende come Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e Olivetti. Ci si domanda che cosa abbia spinto Gianni Berengo Gardin a scattare fotografie così diverse durante la sua visita alla Marazzi. Torna allora in mente quanto si è detto: “È il mondo a chiedere ai fotografi come deve essere fotografato”.

“Marazzi, le linee veloci” © Gianni Berengo Gardin e Marazzi Group

Gardin si trovò immerso in un ambiente pulito, efficiente, dal sapore internazionale. Ad affascinarlo fu la velocità produttiva delle “linee veloci”, un nastro trasportatore dove colori, forme e disegni sembravano mescolarsi in un vortice: “Mi fu chiaro subito come la sfida professionale fosse quella di riuscire a cogliere il flusso veloce dei colori, la scia dinamica delle forme. – ricorda l’autore – Il colore, che ho usato sempre poco, si imponeva, quindi, come scelta. Provai inoltre a lavorare in modo diverso da quel che normalmente facevo. Qui, cambiavo spesso la distanza, avvicinandomi molto ai soggetti, per riuscire a cogliere i dettagli, i frammenti di quel che vedevo e realizzare così foto diverse dalle altre: sognanti, colorate, quasi astratte”.

Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee, veduta parziale della mostra, Palazzo Ducale – Galleria Estensi, Sassuolo (MO) Foto Simone Falso

Abbandonando la distanza del fotografo sociale, Gardin riesce a cogliere l’aspetto innovativo che era chiamato a documentare. Si avvicina agli ingranaggi delle macchine, rende tangibile la velocità della monocottura, sovrappone il suo sguardo a quello delle operaie della fabbrica (a cui strappa, ciononostante, meravigliosi ritratti). Il risultato è un racconto quasi astratto, fatto di elementi isolati, di forme dinamiche, di strisce di colore che girano e si perdono.
La mostra Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee veloci, come dichiara la curatrice Alessandra Mauro, “assomiglia a un nastro di Möbius”: al suo interno, le fotografie si rincorrono rapidamente – ora seguendo una direzione rettilinea, ora esplorando dialoghi con i monocromi di Ettore Spalletti, Phil Sims e Timothy Litzmann della Collezione Panza –, portando nella Sale della Musica, degli Incanti e dei Sogni di Palazzo Ducale la storia del tempo del lavoro che cambia.

Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee veloci
a cura di
Alessandra Mauro
progetto di Marazzi Group in occasione del 50° anniversario del brevetto della monocottura rapida

in collaborazione con Gallerie Estensi, Contrasto, Fondazione Forma per la Fotografia, Archivio Gianni Berengo Gardin

13 settembre – 3 novembre 2024

Palazzo Ducale – Galleria Estensi
Piazzale della Rosa 10, Sassuolo

Orari: da martedì a domenica 10.00-18.00; ultimo ingresso ore 17.00; lunedì chiuso
Entrata libera all’interno del biglietto di ingresso di Palazzo Ducale

Info: www.gallerie-estensi-beniculturali.it
www.marazzi.it

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