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BOLOGNA | Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna | 6 marzo – 26 aprile 2023

Intervista a BEATRICE ALEMAGNA di Alessio Cotena

Beatrice Alemagna è considerata una delle più grandi illustratrici italiane anche se oramai da molti anni lavora in Francia e i suoi libri sono tradotti in moltissimi paesi del mondo, a testimonianza del suo riconoscimento a livello internazionale. Bologna, sua terra natale, le dedica la mostra Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna presso la Fondazione del Monte nell’ambito di BOOM! Crescere nei libri, a cura di Hamelin e in collaborazione con la Bologna Children’s Book Fair (leggi qui). Una mostra che, oltre ad essere un tributo alla sua carriera, è anche una riflessione attenta al suo percorso artistico, questo grazie alla pubblicazione Alfabeto Alemagna edito da Topipittori a cura di Hamelin, che raccoglie una serie di riflessioni critiche intorno ad una serie di parole chiave della poetica di Beatrice.

Visitare la tua mostra a Bologna è un’esperienza imperdibile per immergersi nelle tavole originali dei tuoi lavori. La cosa che subito colpisce è l’aspetto materico delle tue illustrazioni: collage, segni graffiati sul colore, pastosità dei pastelli, sovrapposizioni di carte e tante altre soluzioni differenti. Quale importanza riveste la materia pittorica e la continua ricerca espressiva nel tuo lavoro?
Una grande importanza per me che adoro scoprire, mettermi in difficoltà, trovare nuove sfide. Da autodidatta quale mi rivendico in illustrazione, ogni pretesto è buono per crearmi degli obiettivi artistici da raggiungere in modo da imparare cose nuove e spostare i miei orizzonti artistici. Trovo che un libro sia anche uno spazio espositivo e in questo ricopre un’importanza plastica, unica e spesso indimenticabile, per il bambino. Ma a volte anche per il genitore che lo accompagna nella lettura.

Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna, installation view. Foto di Margherita Caprilli

Spesso nei tuoi libri sei autrice sia delle immagini che dei testi. Nell’esposizione, in una sala, si legge «a me piacciono le immagini che non raccontano tutto, che lasciano buchi e portano altrove. Le immagini-cassetto, a seconda di come le apri ci trovi dentro cose diverse». Quale rapporto c’è tra immagine e testo durante la creazione di un tuo libro? Come dialogano tra di loro? Come le tue immagini cassetto riescono a diventare “immaginari altri” per il lettore rispetto al testo?
Non mi interessa affatto l’illustrazione didascalica, ma amo invece quella evocativa e fiduciosa: che dà fiducia, intendo, al bambino lettore e spettatore. Che si affida alle sue qualità riassuntive o immaginative per completarne gli spazi vuoti o ambigui. Immagini e testo, nei libri che apprezzo, si completano, formano un terzo elemento, come una terza voce narrante fatta del rapporto stesso tra le parole e i disegni, quelle appunto che solo l’interpretazione del lettore può immaginare. È questo spazio che mi interessa. Lo spazio lasciato a lui, al suo sguardo. A come interpreta un’immagine che può lasciare in sospeso, o addirittura contraddire il testo vero e proprio.

Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna, installation view. Foto di Margherita Caprilli

L’infanzia è un tema cardine della tua ricerca, intesa come nucleo di esplorazione e di età con la quale dialogare in modo profondo. Che cos’è per te l’infanzia? Qual’è, in base alla tua esperienza, il rapporto che noi adulti dovremmo avere con essa?
L’infanzia è l’era di tutte le possibilità. È il mondo incantato, la vita piena di meraviglia. L’infanzia per me è camminare nel buio della propria esistenza avendo le idee piene di luce. È tentare di misurare continuamente il proprio essere, credersi immortali, scavare dentro ogni istante e desiderare tutto.
L’infanzia è l’onnipotenza. Il rapporto che ogni adulto ha con essa credo sia personale e proprio ad ogni persona, e forse dipende anche dalle esperienze fatte, dalle cose imparate, dalle parole e immagini immagazzinate e scoperte durante i primi anni di vita.

Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna, installation view. Foto di Margherita Caprilli

Dalla tua continua ricerca artistica fino ad essere l’oggetto di alcuni tuoi libri come Le cose che passano (Topipittori 2019), il cambiamento, quella che tu in francese definisci “mouvance”, è un altro tuo punto di ricerca, e mi verrebbe da dire esistenziale. Che cos’è per te il divenire? In che modo questo aspetto entra nei tuoi libri?
Credo che la mouvance e il divenire, il cambiare, il peggiorare o migliorare, il finire e il cominciare, facciano parte integrante di ogni storia al mondo, di ogni narrazione, bella o brutta che sia. Mentre nella poesia questo concetto non esiste. La poesia è immobile, sospesa. Il racconto è movimento, spostamento. A ma piace pensare che le mie illustrazioni possano aiutare a spostare lo sguardo altrove. Nell’ideale sogno che possano arricchirlo e nutrirlo. È quello che mi spinge a cercare di fare belle immagini.

Beatrice Alemagna, cover Le cose che passano, Topipittori © Beatrice Alemagna, Topipittori

La mostra si chiude con l’esposizione di diversi oggetti: teste in ceramica, pupazzi e piccole scatole che racchiudono oggetti minimi. Ci racconti qualcosa di più di loro? Qual’è il tuo rapporto con gli oggetti al di fuori delle tue illustrazioni?
Colleziono immagini, atmosfere, luci, ricordi e sogni.
Tra gli oggetti, ho una predilezione per le pecore dei presepi. Animali che mi trasmettono gioia forse da quando sono andata a Gotland, in Svezia. Ma in verità le grandi collezioni di soprammobili o personaggi mi angosciano: la serialità e l’accumulazione sono cose che mi terrorizzano.
Poi mi piace anche molto il lato tridimensionale delle immagini. Spesso i miei disegni si trasformano in oggetti (anche grazie alle mani di mia sorella che ne realizza delle bambole fedelissime, ormai da anni) ma anche gli oggetti stessi mi portano a vedere immagini. Sono una feticista, un'”oggettopatica”, come dico spesso: gli oggetti che amo mi mettono allegria, le cose brutte mi abbattono e deprimono. È piuttosto antipatico, ma è così. E poi tra i miei sogni nel cassetto c’è la realizzazione di una mostra di sculture in legno, in stoffa. Ma più di tutto, sogno di avere un giorno la fortuna di lavorare il vetro soffiato.

Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna, installation view. Foto di Margherita Caprilli

Le cose preziose. L’ostinata ricerca di Beatrice Alemagna
A cura di Hamelin
Promossa da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Con il sostegno di Bologna Children’s Book Fair
In collaborazione con Topipittori, Festival Gribouillis

6 marzo – 26 aprile 2023

Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
via delle Donzelle 2, Bologna

Beatrice Alemagna è nata a Bologna e da più di vent’anni lavora nel campo dell’illustrazione. I suoi libri sono tradotti in oltre 25 paesi del mondo. Ha illustrato grandi firme della letteratura per l’infanzia da Guillaume Apollinaire ad Aldous Huxley, da Gianni Rodari ad Astrid Lindgren, da David Almond fino alla recente interpretazione de Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry ma è soprattutto come autrice completa che è stata accolta da un pubblico vastissimo, di “piccoli” e di “grandi”.
Nel 2006 il libro Un leone a Parigi riceve la Menzione speciale alla Fiera del Libro di Bologna come miglior albo dell’anno e a Taipei nel 2007.
Nel 2011 vince il premio Andersen Italia come illustratore dell’anno. Nel 2017, l’albo Un grande giorno di niente è stato premiato con la medaglia d’oro alla Society Illustrators di New York negli Stati Uniti, ricevendo anche il titolo di uno dei dieci migliori albi dell’anno dal New York Times. Nel 2020 ha vinto il Prix des Sorcières per Le cose che passano.

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