MILANO | Galleria Milano | 5 marzo – 9 maggio 2015
di CRISTINA CASERO
La ricerca che Amalia Del Ponte porta avanti da decenni si rivela, soprattutto se considerata nell’ottica di una – ormai possibile – prospettiva più storicizzante, sempre di grande interesse, proprio in virtù di quella poliedrica unitarietà che ne è da sempre la cifra caratteristica. Tale aspetto, per altro, risulta con evidenza anche dalle installazioni presentate in occasione della mostra attualmente allestita negli spazi della Galleria Milano.
Le opere esposte sono poche, ma, in alcuni casi, decisamente di grande spessore e consentono di comprendere con chiarezza le istanze di fondo del lavoro di Del Ponte, nel quale una sottile, ma decisa, matrice concettuale si è ogni volta coniugata con quello che si può definire un caldo lirismo, un timbro poetico coinvolgente, teso soprattutto a implicare profondamente lo spettatore, traducendolo dal suo tradizionale ruolo contemplativo in attore dell’esperienza estetica.
Esemplare è il caso del litofono collocato nella sala centrale della galleria, un pezzo del 1989 intitolato Potnia. Si tratta di una grande lastra di travertino su cui è scolpito a bassorilievo un viso. Essa, una volta percossa dallo spettatore con gli appositi attrezzi che gli sono messi a disposizione, emette un suono particolare e affascinante che, diffondendosi nello spazio, ci permette di guardare la pietra e sentirne contemporaneamente il suono, in una fusione di sensi davvero toccante. Del resto, Del Ponte è sempre stata interessata ad una idea di percezione che si estende ampiamente oltre i confini del visivo, volta a catturare l’energia panica che attraversa il mondo: l’autrice ha lavorato molto su questa tematica, approdando ad esiti davvero convincenti e questo pezzo rappresenta uno dei suoi più importanti contributi.
Altrettanto interessante, e solo apparentemente diversa, è pure la recentissima e complessa installazione intitolata Ars Memoriae (2014), una sorta di traduzione visiva della tecnica, chiamata appunto Ars Memoriae, su cui anche Giordano Bruno aveva riflettuto, non considerandola semplicemente uno strumento retorico, bensì un mezzo di conoscenza. Anche in questo caso, lo spettatore può cimentarsi in prima persona, mettendo in gioco la propria immaginazione, attraverso un alfabeto figurativo in cui le lettere si trasformano in immagini, evocate da segni sottili, in alcuni casi quasi sussurrati.
Una marca più apertamente simbolica caratterizza il video ispirato a William S. Borroughs, scrittore e pittore americano, le cui inquietanti visioni Del Ponte interpreta visivamente. Più puramente concettuale è, invece, Il nano illuminante (2014), un’opera che nella sua semplicità suggerisce una riflessione su una tematica, invece, di grande impatto: la nanotecnologia. Una cornice, vistosa e barocca, custodisce e quasi nasconde, un impercettibile punto di luce che pure riesce a farsi largo attraverso la materia. La porta senza porta è una mostra, insomma, in cui lo spettatore abbandona la sua tradizionale passività per condividere, con gli altri e con l’artista, un’ esperienza estetica di vibrante intensità.
Amalia Del Ponte. La porta senza porta
5 marzo – 9 maggio 2015
Galleria Milano
via Manin 13 – via Turati 14, Milano
Orari: da martedì a sabato 10.00-13 e 16.00-20.00; chiuso domenica e lunedì; ingresso libero
Info: +39 02 29000352
info@galleriamilano.com
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