FRASCATI (ROMA) | BACC Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea | Scuderie Aldobrandini di Frascati | 13 dicembre 2014 – 25 gennaio 2015
Intervista a JASMINE PIGNATELLI di Luca Bochicchio
Il rischio è sempre lo stesso: ghettizzarla, arte minore fra le maggiori. L’etimologia che la definisce (keramos=terra da vasaio), del resto, riconduce la ceramica al medium e al mestiere: quello di un “torniante” che produce oggetti d’uso comune. Ma eventi come la Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, curata da Jasmine Pignatelli in collaborazione con Sandro Conte a Frascati (Roma), allontanano dal merito della discussione parametri quali il “saper fare” e il virtuosismo tecnico, o meglio, li spostano dal centro del ring in quanto, nella ricerca artistica contemporanea, non sono quelli gli obiettivi, le ragioni e i parametri di giudizio della contesa. Ci possono essere, ben inteso, ma sono secondari alle valenze plastiche, simboliche e concettuali: elementi che rendono la ceramica e la terracotta media altamente sensibili a registrare le ricerche e le sperimentazioni degli artisti, anche nei casi in cui questi ultimi interroghino direttamente e volutamente “la ceramica” in quanto tale (medium, materia, processo, tradizione, ecc.). Questo “valore sensibile” o alto contributo all’espressività plastico-visiva è stato ben testimoniato da un evento parallelo e precedente alla BACC, una mostra che ha segnato e segnerà un punto fermo nel dibattito critico e nella storiografia legata alla ceramica nell’arte moderna e contemporanea. Mi riferisco a La ceramica che cambia, mostra a cura di Claudia Casali (fino al 1° febbraio 2015), promossa e ospitata dal MIC, il museo che appare sempre più come faro di riferimento (in Italia ma con visibilità europea) per le scelte espositive in ottica di attualità, qualità e approfondimento critico sulla ceramica.
Nell’autunnale ragnatela di luce e nuvole nella quale Frascati mi accoglie il 13 dicembre, incontro la curatrice della seconda Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea, Jasmine Pignatelli. Entrando nella splendida cornice delle Scuderie Aldobrandini ho molti dubbi da farmi chiarire, a partire dalla location scelta: fra tutte le città di antica tradizione ceramica presenti in Italia, e paragonata alla vicina capitale, Frascati potrebbe sembrare una outsider. In secondo luogo, caratterizzare una mostra d’arte ceramica come biennale appare certamente ambizioso, ancor più se gli artisti invitati sono quattordici. Terza e ultima curiosità, la curatrice stessa è un’artista ceramista, qualificata e conosciuta professionalmente anche come giornalista e impegnata, fra le altre cose, a curare un blog sulla ceramica per l’Huffington Post del Gruppo Espresso.
Che cos’è questa Biennale?
BACC è un “osservatorio” destinato alla ceramica e al suo mondo e che raccoglie e registra le diverse operazioni artistiche e filologiche che si sviluppano attorno al materiale fittile. Attinge dal mondo della scultura in ceramica le informazioni sui nuovi linguaggi e ne fa materiale didattico e divulgativo per contribuire a diffondere una nuova percezione della materia.
E questa è la premessa. Tuttavia, il testo con cui apri il catalogo e i contributi critici che hai scelto di includere sembrano quasi comporre un manifesto. Inoltre hai affiancato giovani artisti ceramisti ad artisti noti e affermati, che hanno fatto sporadiche incursioni nel mondo della ceramica. Anche questa è una provocazione?
Ho costruito questa edizione con l’ambizione di sciogliere un nodo: quello del pregiudizio che ha confinato la ceramica tra le risorse della tradizione popolare artigiana più che tra le nobili eccellenze dell’arte. Scultura in ceramica e arte sono ancora due mondi separati che parlano lingue diverse e il progetto di questa mostra è di creare i presupposti per un contatto. L’arte e la ceramica hanno delle rotte con percorsi assolutamente non lineari, che a mio avviso possono acquisire valore straordinario nei punti in cui le loro traiettorie si intersecano ed entrano in relazione. In questi confini, in queste soglie e campi teorici va cercata la destinazione comune dell’arte e della ceramica: negli sconfinamenti, nei transiti, tra le tangenti e le incidenze. E così sono stati individuati, a mio avviso provocatoriamente, nomi al di fuori di quello che è il “mondo della ceramica” raccontato per statuto da BACC: Gianni Asdrubali, Lucilla Catania, Giuseppe Ducrot, Andrea Fogli, Iginio Iurilli, Felice Levini, Oliviero Rainaldi. Anche Michele Giangrande se non per generazione, per questioni di metodo può rientrare a pieno titolo tra coloro che hanno un approccio distante e fluido con la materia. Le nuove leve o giovani promesse dalla forte personalità, che non temono confronti e che hanno ispirato questa edizione di BACC sono Davide Monaldi, Claudia Giannuli, Sabine Pagliarulo, Bianca Susy Piva, Tiziana Rivoni e Mara van Wees.
Da qui il titolo della mostra La Ceramica Altrove: altrove dalla ceramica e da ogni autoreferenzialità del medium o altrove dalla scultura stessa, nelle sue comuni accezioni tradizionali e d’avanguardia?
Vorrei accorciare la distanza tra “scultura ceramica” e “scultura”. E quello che testimonia questa esposizione, insieme ad altre importanti mostre sul territorio italiano come accennavi tu, è che il percorso per la “liberazione” della ceramica si è attivato, ma è ancora pieno di insidie e registra poca attenzione istituzionale: il sistema museale italiano soffre della mancanza di un certo tipo di ceramica contemporanea nelle collezioni pubbliche e, al tempo stesso, il collezionismo è diffidente e il mercato non ha ancora espresso un suo giudizio in merito.
Come vedi tu, dall’interno, questo “mondo della ceramica”?
Se da una parte la ceramica contemporanea è tenuta al margine dal sistema dell’arte a tutto tondo, dall’altra quello dei ceramisti è un mondo refrattario per sua stessa natura. Sarà che si trascina dietro millenni di storia, sarà che per difesa il ceramista negli anni ha esaltato tecnicismi che agli altri (quelli dell’arte a tutto tondo) mancavano, fatto sta che si è creata una divisione tra artista e artista-ceramista che è stata fatale alla crescita e allo sviluppo di questa disciplina. Negli anni l’errore dell’artista ceramista è stato quello di porre tra l’opera e lo spettatore il dato tecnico e l’esaltazione della materia. La dichiarazione del raggiungimento di una perfezione e di una sopraffina abilità tecnica (che indubbiamente hanno un proprio valore) pesa come un macigno nella comunicabilità dell’opera: è un filtro troppo tecnico che inibisce qualsiasi tentativo di astrazione dell’opera d’arte e di comunicazione empatica con lo spettatore.
Immagino che avrai anche provato a riflettere su questa situazione dal punto di vista di chi lavora pienamente nel sistema dell’arte e in quello museale.
Sì, ma non solo. Impostando questa Biennale, ho provato a riflettere dal punto di vista dell’artista, quale io comunque sono, e mi sono accorta delle troppe trincee e gabbie che sono state costruite, per difesa si intende, attorno a questo mestiere. Quello che ho riscontrato come artista è che alla ceramica manca completamente una piattaforma critica in grado di “guidarla” o comunque di farle da sponda per il suo pieno riconoscimento nel circuito delle gallerie, dei musei e quindi del mercato. In questo esteso, variegato e per molti versi forte mondo dei ceramisti manca una “massa critica” capace di sollecitare un’attenzione per le fasi successive all’atto creativo, che sono poi quelle che permettono di far circolare e comprendere il nostro lavoro.
Ammetto che, provenendo dal “mondo” della storia e dalla critica d’arte contemporanea, io stesso ho trovato difficile, in alcuni casi e contesti di “tradizione ceramica”, comunicare su basi teoriche e operative comuni…
Sì, questa difficoltà esiste, ma la ceramica non se la merita. Riconosco, fra quanti si definiscono con orgoglio ceramisti, artisti notevoli impegnati in una ricerca estetica e concettuale di grande valore che viene scarsamente considerata. Ecco questa Biennale è un segnale di apertura. E non vorrei fosse l’unica strada. Immagino delle forti prese di posizione e opinioni critiche e teoriche anche diverse, magari opposte, in modo da attivare un dibattito, un “dialogo” con la scultura e le altre forme d’arte che per qualche strano e ingiusto motivo si era interrotto.
Cara Jasmine: artista, giornalista, curatrice, ceramista… puoi chiarirmi il percorso?
Ho sempre avuto un’inclinazione artistica e una curiosità intellettuale e critica molto forti. Dopo il liceo artistico sono partita dalla Puglia per laurearmi in Architettura a Firenze. Ho vissuto poi a Bologna, Milano e ora a Roma. La fortuna di entrare fin da subito in contatto con artisti e critici importanti mi ha certamente formata professionalmente permettendomi di entrare negli studi degli artisti, conoscere i loro metodi e il loro pensiero e di lavorare nelle gallerie, con le riviste e a progetti vari. Ma quello che oggi faccio nella vita e per la vita è di dedicarmi a una mia personale ricerca artistica che intercetta nella ceramica una possibilità linguistica. L’immersione nella ceramica e nel suo mondo è totale. Ed io per prima, come artista, ho bisogno del dibattito che auspico. È così che è nata l’idea della Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea.
Come mai Frascati?
Perché è necessario portare l’arte ceramica anche in territori dove essa è meno conosciuta. Anche se Frascati non fa parte della rete dei Comuni aderenti all’Associazione Italiana Città della Ceramica, proprio qui ho trovato la collaborazione professionale di Sandro Conte, un creativo e un imprenditore che lavora con la stessa mia passione. Quando abbiamo proposto una singola mostra al Comune e alle Scuderie Aldobrandini, straordinario edificio sede del Museo Tuscolano e ristrutturato da Fuksas, la risposta è stata di stupore e entusiasmo per le opere sottoposte. Pensa che è dal Comune di Frascati che ci è arrivata la proposta di farne una Biennale. Ora, come hai già notato tu, 14 artisti sono pochi per sollecitare tutti i livelli di analisi e dibattito che la BACC propone, ma il senso del progetto sta proprio nella continuità e nei diversi approcci tematici e linguistici che via via la Biennale avrà la capacità di individuare e proporre al pubblico. Immagino che l’Amministrazione di Frascati ci aiuterà a trovare una soluzione per ampliare e consolidare questo progetto. E questo è un augurio per tutti noi operatori, per gli artisti e perché no, turisti e visitatori.
Senti di aver raggiunto gli obiettivi che ti eri prefissata con questa specifica mostra?
L’obiettivo che mi sono proposta era quello di offrire una bella mostra che avesse un corredo critico incisivo capace di sollevare un dibattito, spero a favore della scultura ceramica che adesso mi sento di definire unicamente “scultura”. Se qualche obiettivo è stato raggiunto la risposta me la devi dare tu…
Ti confermo che, dal mio punto di vista, si tratta di una mostra ben organizzata, di alto livello qualitativo e, diciamo così, “onesta intellettualmente”. Se poi consideriamo il catalogo, nel quale, non dimentichiamolo, hai accostato le interviste a Nino Caruso (artista affermato che ha trovato nella ceramica il suo linguaggio espressivo) e Davide Servadei (l’artigiano faentino che oggi in Italia fonde l’idea di bottega a quella di factory), allora direi che hai certamente contribuito ad animare il dibattito. E a questo punto direi che ci salutiamo dandoci già un altro appuntamento: alla GNAM di Roma, marzo 2015, per una mostra che a quanto pare non parla solo di scultura ma di Scultura ceramica contemporanea in Italia, e che ti vedrà partecipare come artista, questa volta.
BACC | Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea
La Ceramica Altrove. Edizione 2014
a cura di Jasmine Pignatelli
con la collaborazione di Sandro Conte
Artisti: Gianni Asdrubali, Lucilla Catania, Giuseppe Ducrot, Andrea Fogli, Iginio Iurilli, Felice Levini, Oliviero Rainaldi e Michele Giangrande, Claudia Giannuli, Davide Monaldi, Sabine Pagliarulo, Bianca Piva, Tiziana Rivoni, Mara Van Wees
13 dicembre 2014 – 25 gennaio 2015
Scuderie Aldobrandini di Frascati, Roma
Info: baccontemporanea.wix.com