MILANO| GALLERIA LIA RUMMA| Fino al 31 marzo
di CRISTINA CASERO
Negli splendidi spazi della sede milanese della Galleria di Lia Rumma, Marzia Migliora ha allestito un progetto espositivo decisamente complesso e articolato il quale, attraverso un percorso che si sviluppa lungo i tre piani della sede espositiva, ci conduce per mano in un viaggio virtuale, e concettuale, in uno dei monumenti del modernismo italiano, il Palazzo del Lavoro costruito a Torino nel 1961 da Pier Luigi Nervi, nel quale fu organizzata la grande mostra internazionale Italia ’61, curata da Giò Ponti.
In una sede che, a sua volta, era una fabbrica, l’artista ricostruisce, attraverso alcuni elementi salienti, il ricordo di quell’edificio, che la scorsa estate è stato vittima di un devastante incendio e che ora è destinato ad essere trasformato in un grande centro commerciale. Migliora, secondo un atteggiamento che le è particolarmente consono, lavora sulla memoria e ci propone una sua lettura del palazzo, la quale si offre al contempo come omaggio e come riflessione sul suo destino. In questa occasione, inoltre, l’artista si misura con un tema che, come ha già avuto occasione di dimostrare, le sta particolarmente a cuore: quello del lavoro, che è poi uno dei mezzi che ha l’uomo per partecipare col suo contributo alla vita della società di cui fa parte.
Migliora ha, così, dato vita ad una installazione multimediale di grande suggestione, che fa riferimento ad una questione di grande importanza sociale senza mai cadere nel didascalico o nel cronachistico. Al piano terreno ci accoglie il disegno, realizzato in scala reale sul pavimento, degli elementi decorativi che sottolineano l’andamento delle linee di forza nel soffitto dell’edificio torinese. Per questa trascrizione, geometrica e fisica, delle tensioni costruttive che sostengono quel tempio del lavoro, quasi tautologicamente, l’artista usa come segni, come elementi lessicali, dei mattoni di carbone pressato.
Al piano superiore trova spazio In the Country of Last Tings, un lavoro costituito da cinque fotografie realizzate con dispositivi a foro stenopeico che l’artista stessa ha creato, usando oggetti abbandonati nell’edificio dismesso da anni. Tali marchingegni sono stati esposti accanto alle immagini da essi ricavate, in un cortocircuito carico di senso, che attira tutta la nostra attenzione intorno alla reale presenza degli oggetti, ci consente di instaurare una relazione più intensa e diretta con quel luogo. Sempre con lo scopo di restituire una sensazione di materialità al ricordo, con cui siamo presi a confrontarci nella concretezza dello spazio, Migliora ha installato in questa stanza anche delle opere ottenute compattando i residui di combustione e gli scarti della lavorazione di altri materiali: inquietanti monocromi neri che danno vita fisica a elementi abitualmente aerei e impalpabili.
A chiudere il cerchio, all’ultimo piano, è il video in cui l’artista ha immortalato il musicista Francesco Dillon che suona al violoncello brani del Requiem di Mozart, accostando poi ad essi i rumori prodotti dai materiali e dai detriti che ha trovato andando in quel luogo. Nel video l’autrice opera, però, una efficace sintesi: mentre ascoltiamo i suoni dell’edificio, scorrono di fronte ai nostri occhi, in un raffinato montaggio, immagini di particolari che, alternate a quelle del musicista, ci conducono davvero all’interno del palazzo, capaci di osservarne i particolari più reconditi, di ascoltarne le voci segrete.
Marzia Migliora. Forza lavoro
Catalogo con saggio di Matteo Lucchetti
Fino al 31 marzo 2016
Galleria Lia Rumma
via Stilicone 19, Milano
Orari: da martedì a sabato 11.00-13.30 e 14.30-19.00
Ingresso libero
Info: +39 02 29000101
info@liarumma.it
www.liarumma.it