TORINO | Gagliardi e Domke | Fino al 9 giugno 2023
Per l’edizione 2023 di ThePhair la galleria Gagliardi e Domke, che ha recentemente compiuto 20 anni di attività, presenta il duo artistico J&PEG (Simone Zecubi e Antonio Managò).
Oltre alla presenza in fiera dei J&PEG con uno stand interamente dedicato, Gagliardi e Domke presenterà in galleria, in contemporanea, un solo show della coppia di artisti dedicato alla recente produzione che sarà affiancata anche da un sintetico percorso a ritroso sul loro lavoro.
L’obiettivo di questa doppia presenza è quello di consentire al pubblico di osservare l’evoluzione del lavoro della coppia circa il processo che conduce all’immagine.
Carlo Sala, curatore della mostra, parlando del lavoro degli artisti dice:
[…] Il mondo dei social network mette apparentemente al centro l’uomo, instaurando però un gioco di maschere, parvenze e adesioni alle strutture narrative dominanti: queste dinamiche sono i prodromi della riflessione autoriale condotta nelle opere recenti del collettivo J&PEG. Le figure ritratte nella serie Fake Life (2019 – in corso) sono caratterizzate da una sorta di velo che ne occulta il volto ingenerando una sensazione dal sapore contraddittorio ricordandoci la nostra condizione di persone che comunicano attraverso un filtro digitale, capace di creare una frattura tra il principio di realtà e la costruzione semantica che offriamo di noi. I panneggi utilizzati dal duo per occultare tanto gli oggetti, quanto i volti delle persone ritratte, hanno la funzione di provocare dei cortocircuiti nella linearità rappresentativa e percettiva che usualmente domina la comunicazione vernacolare del nostro tempo, dove la maggior parte delle immagini prodotte risponde a dei canoni precisi. Il nostro sguardo è generalmente posto di fronte a quello che il filosofo Byung-Chul Han ha definito come la comunicazione levigata che è «libera da ogni negatività dell’altro e dall’estraneo, e raggiunge le massima velocità là dove l’uguale reagisce all’uguale»* in una sostanziale uniformità visiva per generare un messaggio lineare, superficiale e privo di ogni singolarità contenutistica o formale. Al contrario nelle opere di J&PEG gli oggetti raffigurati – come i vasi – nonostante abbiano una natura e una funzione ben precisa, sembrano assurgere un’aura di mistero che ne impedisce una perfetta comprensione, lasciando così aperta la porta verso molteplici significazioni e una metafisica dello sguardo.
Nel corso della loro ricerca il duo di artisti ha voluto creare un dialogo serrato con una pluralità di fonti visive e nelle loro precedenti opere compaiono una serie di riverberi della pittura classica, del cinema e dei protagonisti dell’arte del nostro tempo. Nell’ultimo ciclo, pur permanendo questi riferimenti che sono profondamente introiettati dagli artisti, appare chiaro come il loro sguardo si stia interrogando sulla dimensione della prossimità. Nella costruzione formale delle opere appaiono elementi minimi, mutuati dalla quotidianità che, attraverso l’atto creativo, viene elevata a dimensione estetica grazie al sentimento dello stupore. Il loro articolato processo creativo, generalmente dominato dal rigore e dalla perizia formale, ha visto insinuarsi il potenziale generativo della casualità che può modificare i lavori in corso d’opera e condurli in direzioni inaspettate. La prima fase creativa ha visto gli autori realizzare una fotografia di still life che in un secondo momento viene proiettata su degli elementi tridimensionali, fatti di tubi argentati, per realizzare un secondo scatto; durante la postproduzione le due fotografie sono poi sormontate per giungere a una stratificazione visiva feconda di riflessioni sullo statuto stesso dell’immagine. Quest’ultima, date le sue qualità formali, può indurre a credere in una sua natura meramente digitale e artefatta, ma al contrario rimane strettamente connessa alla tangibilità fisica degli oggetti impiegati durante la realizzazione. In tal senso il processo creativo ha un valore primario, e nel suo svolgersi si aprono nuovi interrogativi sulle possibilità di espansione del concetto di fotografia, stimolate anche da un’attitudine performativa degli autori.
Nelle immagini in cui è presente la figura umana si assiste a una indagine introspettiva che oltrepassa la natura apparentemente patinata delle fotografie che si avvicinano a un’idea di ritratto psicologico. Se ai suoi albori la fotografia era vista come uno specchio del mondo, a voler segnare una oggettività del mezzo, in questo caso diviene lo strumento per un colloquio interiore tra Spectrum e Operator. Da un lato è fissato il portato emotivo delle persone raffigurate, ma sui loro volti si riverberano anche una serie di istanze umane connesse al sentire presente di Antonio Managò (Busto Arsizio, 1978) e Simone Zecubi (Gallarate, 1979) del duo J&PEG. Queste opere recenti, pur inscenando soggetti variegati, sono tutte connaturate da un senso di attesa e sospensione quasi fossimo dinanzi a un presente capace di prefigurare nuovi accadimenti già insiti a livello formale nelle composizioni fotografiche.
* Byung-Chul Han, La salvezza del bello, 2019, Nottetempo, Milano, pag. 20.
J&PEG. Fake Life
A cura di Carlo Sala
9 maggio – 9 giugno 2023
Inaugurazione 3 maggio dalle 18.00
Stand a ThePhair dal 5 al 7 maggio 2023
Gagliardi e Domke
Via Cervino 16, Torino
Info: +39 011 1970 0031
info@gagliardidomke.com
https://www.gagliardiedomke.com/