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Genova | Sottoporticato di Palazzo Ducale | 11 febbraio – 16 luglio 2017

Palazzo Ducale di Genova presenta la prima grande retrospettiva di immagini a colori del celebre fotografo Elliott Erwitt, curata da Biba Giacchetti. Un evento unico e straordinario poiché, se i lavori in bianco e nero del grande maestro sono stati esposti in numerose mostre di grande successo all’estero e in Italia, la sua produzione a colori, invece, è completamente inedita.

Solo in tempi molto recenti Erwitt ha infatti deciso di affrontare, come un vero e proprio viaggio durato lunghi mesi, il suo immenso archivio a colori; una tecnica che aveva scelto di dedicare solo ai suoi lavori editoriali, istituzionali e pubblicitari: dalla politica al sociale, dall’architettura al cinema e alla moda. Immagini dunque sostanzialmente diverse, sulle quali ha posato uno sguardo critico e contemporaneo a distanza di decenni, che ci fanno conoscere un mondo parallelo altrettanto straordinario.

California, USA 1956 © Elliott Erwitt/MAGNUM PHOTOS

California, USA 1956 © Elliott Erwitt/MAGNUM PHOTOS

È nato così un percorso sorprendente per l’eleganza compositiva, l’uso del colore, l’ironia, talvolta la comicità e gli altri poliedrici aspetti che rendono Erwitt un autore amatissimo e inimitabile.
La mostra comprende circa 135 scatti, che Elliott Erwitt ha selezionato personalmente, traendoli dai suoi due grandi progetti a colori, Kolor e The Art of André S. Solidor.

Kolor è il titolo del grande volume retrospettivo per realizzare il quale Erwitt ha rivisitato tutto il suo archivio, con un impegno imponente che attraversa tutta la sua produzione a colori. The Art of André S. Solidor è invece un’esilarante e sottile parodia del mondo dell’arte contemporanea con i suoi controsensi e con le sue assurdità.
Mentre il primo progetto vive di scoperte dei vecchi negativi Kodak, in cui si ritrova il tipico linguaggio di Erwitt, dai ritratti di personaggi famosi alle immagini più ironiche e talvolta irriverenti, nella sezione di André S. Solidor, invece, egli crea un vero e proprio alter ego del maestro, con tanto di autoritratti, che si esprime in una produzione che non lascia più niente al caso o all’intuizione, come emerge anche in un breve ed esilarante filmato.
André S. Solidor ama il digitale e il photoshop, la nudità gratuita e l’eccentricità fine a se stessa, ma somiglia ad Elliott Erwitt più di quanto appaia: ironia, metafora e puro divertimento surreale sottendono una seria riflessione sui meccanismi e le assurdità dell’arte contemporanea e del suo mercato.

André S. Solidor Self Portrait with Roach © Elliott Erwitt/MAGNUM PHOTOS

André S. Solidor Self Portrait with Roach © Elliott Erwitt/MAGNUM PHOTOS

Membro dal 1953 della storica agenzia Magnum, fondata tra gli altri da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, Erwitt ha raccontato con piglio giornalistico gli ultimi sessant’anni di storia e di civiltà contemporanea, cogliendo gli aspetti più drammatici ma anche quelli più divertenti della vita che è passata di fronte al suo obiettivo. “Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla”. Non a caso è considerato il fotografo della commedia umana.
Marilyn Monroe, Fidel Castro, Che Guevara, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger, sono solo alcune delle numerose celebrità colte dal suo obiettivo ed esposte in mostra. Su tutte Erwitt posa uno sguardo tagliente e al tempo stesso pieno di empatia, dal quale emerge non soltanto l’ironia del vivere quotidiano, ma anche la sua complessità.

Con lo stesso atteggiamento d’altra parte Erwitt riserva la sua attenzione a qualsiasi altro soggetto, portando all’estremo la qualità democratica che è tipica del suo mezzo. Il suo immaginario è infatti popolato in prevalenza da persone comuni, uomini e donne, colte nel mezzo della normalità delle loro vite.

Nato a Parigi nel 1928 da una famiglia russa di origini ebraiche, Elliott Erwitt trascorse l’infanzia in Italia e si trasferì definitivamente negli Stati Uniti nel 1939, prima a New York e poi a Los Angeles. Ebbe a dire, a proposito delle leggi razziali: “Grazie a Benito Mussolini sono Americano”.

New York City, New York, USA 1989 © Elliott Erwitt/MAGNUM PHOTOS

New York City, New York, USA 1989 © Elliott Erwitt/MAGNUM PHOTOS

Il percorso espositivo si conclude con una sezione multimediale che comprende la proiezione di due filmati che documentano la sua lunga carriera di autore e regista televisivo e una video collezione di alcune delle sue più significative fotografie in bianco e nero.

La visita è corredata da una audioguida inclusa nel biglietto, che fornisce al visitatore il racconto di quanto accade nelle immagini di Erwitt. Un testo prezioso, frutto di una documentazione ricostruita dalla curatrice con l’autore, e mai pubblicato in precedenza.

ELLIOT ERWITT. KOLOR
a cura di Biba Giacchetti

11 febbraio – 16 luglio 2017

Sottoporticato di Palazzo Ducale
Piazza Matteotti 9, Genova

Orari: da martedì a domenica 10 – 19
La biglietteria chiude un’ora prima

Informazioni:
199.15.11.21 (dall’estero 02 89096942)
mostre@civita.it
www.palazzoducale.genova.it
www.mostraerwitt.it

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