MILANO | Lorenzelli Arte | Fino al 4 febbraio 2017
di MATTEO GALBIATI
A volte le intenzioni migliori si trasformano, per una beffarda complicità del destino, in qualcosa di più e di altro, di comunque diverso da quello per cui erano state avanzate dall’idea originaria. Qualcosa del genere è capitato con la mostra Infinito MU che, nelle ipotesi del gallerista Matteo Lorenzelli, sarebbe dovuta essere un doppio tributo al grande scultore giapponese Kengiro Azuma (1926-2016), per i novant’anni di età e per i sessant’anni di lavoro a Milano.
Un progetto che ha visto la luce con l’iniziale partecipazione attiva del maestro stesso, il quale, in sintonia con il gallerista, stava individuando e calibrando quali opere fossero le migliori per seguire quel suo lungo itinerario artistico, etico, filosofico ed estetico che dal 1956 ad oggi lo avevano portato ad incrociare e contaminare le tradizioni culturali giapponese ed italiana. Ma la sorte ci ha strappato il maestro Azuma, la cui scomparsa, non ha però impedito alla galleria e al figlio dell’artista di portare a compimento questa meravigliosa (lo scriviamo proprio senza retorica) antologica che, loro malgrado, è diventata una celebrazione postuma che l’artista non ha potuto vedere aperta.
Il carattere e l’attitudine di Azuma qui emergono in modo significativo e pieno: visitando la mostra abbiamo modo di avere, infatti, una lettura davvero immersiva nella sua poetica che, grazie al meticoloso intreccio di opere salienti, diverse per serie, tempi e immaginari, riconduce la percezione indotta dai lavori esposti a convergere in un unico, coerente, punto focale nei principi dell’esistenza. L’animo intenso delle visoni del maestro giapponese avvolge il nostro sguardo con un’ammirazione e un trasporto profondi che si dichiarano come indubbio momento di conoscenza e di ricerca, una preziosa occasione di arricchimento e crescita, artistica e intellettuale, del suo lavoro.
La raffinatezza del pensiero di Azuma, potente tanto nei piccoli quanto nei grandi lavori, nelle foto e nei disegni come nelle sculture, si legge attraverso l’essenza di una fertilità creativa, concentrata e sensibile, tesa a scrutare la realtà e il suo fluire, a coglierne ogni manifestazione sensibile e a restituirla con la vitalità di un flusso esperienziale che si traduce sempre in un inno pieno alla vita. Natura, uomo, stagioni, tempo e spazio si riempiono in un tutt’uno saturo e ricco di opposti, dalla cui interazione equilibrata Azuma coglie proprio la perfezione (imprecisa) dell’eterno divenire della e nella realtà, dove il senso della vita e del suo mistero sono il richiamo alla bellezza che l’avvolge.
L’essenza del maestro, nel segno forte lasciato, si percepisce in modo netto, determinato; rispettosamente ci viene ridato in questa mostra che si arricchisce anche di molte opere poco note, a cogliere ancor più in modo deciso la complessità poliedrica del suo linguaggio, pervaso tanto di uno spirito Zen e quanto di quella concisione netta appresa dal suo maestro Marino Marini.
Un uomo grande per temperamento, un artista dal pensiero lucido, un genio umile capace di plasmare la materia invisibile dell’anima e dare alle sue opere il peso dell’amore, della passione, della fede e del pensiero e, in questo modo, di rendere concreta quell’occulta parte invisibile dello spirituale, che si rigenera nella piena verità del mondo. Azuma continua, oggi, a rivivere nella forza dell’eterno presente che le sue opere testimoniano, non solo come eredità (tutti gli artisti scomparsi ci lasciano le opere a loro memoria perenne), ma proprio come azione attiva, ancora agente e mobile. Viva.
Va ringraziata la passione e l’amicizia dei Lorenzelli e la dedizione del figlio Anri Ambrogio Azuma se oggi vediamo conclusa questa mostra, tributo fondamentale che ancora non ha trovato un pari riscontro in un progetto pubblico a Milano, città che l’artista amava intensamente e che ha scelto come luogo in cui passare gli ultimi sessant’anni di vita. Un’assenza che pesa nei confronti dell’impegno di un artista che non ha mai smesso di cercare e darci la bellezza attraverso le sue opere. La sua è una voce che, oggi più che mai, abbiamo il dovere di continuare far parlare e il dovere di sentire e non di dimenticarlo nell’ipocrita distrazione del silenzio.
Kengiro Azuma. Infinito MU
a cura di Matteo Lorenzelli, Jacqueline Ceresoli e Anri Ambrogio Azuma
catalogo Lorenzelli Arte n° 152 con testi di Jacqueline Ceresoli, Mami e Anri Ambrogio Azuma le testimonianze di Bruno, Matteo e Massimiliano Lorenzelli
25 novembre 2016 – 4 febbraio 2017
Lorenzelli Arte
corso Buenos Aires 2, Milano
Orario: da martedì a sabato 10.00-13.00 e 15.00-19.00; lunedì su appuntamento
Ingresso libero
Info: +39 02 201914
info@lorenzelliarte.com
www.lorenzelliarte.com