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Milano
Kazuo Ohno:103. Omaggio a Kazuo Ohno (di Francesca Di Giorgio)
L’arte è fatta di incontri a volte cercati, a volte casuali, altri solo pensati. Le strade che hanno portato Claudio Composti di mc2gallery da Kazuo Ohno sono, come dice lui, una serie di fortunate “coincidenze Zen”. Artista-performer, danzatore giapponese di fama internazionale, morto all’età di 103 anni, Ohno è il protagonista di un omaggio ad un’arte totale specchio di un’epoca e di una cultura la cui eredità ancora si perpetua. Quelle che state per leggere, quindi, più che semplici risposte sono una storia di come può nascere una mostra importante…
Francesca Di Giorgio: I nomi di Kazuo Ohno, Tatsumi Hijikata, Yukio Mishima ed Eikoh Hosoe (con cui avete già collaborato in precedenza) fanno parte di una vera e propria temperie culturale…
Claudio Composti: Per prima cosa dobbiamo pensare che stiamo parlando della cultura giapponese, antica e rituale, con un complesso sistema di regole e rigidità che per noi occidentali sono incomprensibili: pensiamo al senso dell’onore, della privacy, dell’opinione altrui… pensiamo agli aspetti semplici della vita come disporre i fiori, porgere un dono, dare un biglietto da visita o, semplicemente, fare il thè: per noi occidentali semplici gesti che non hanno alcun valore ideologico o complesso. Per la cultura giapponese sono, invece, espressioni di grande valore, con impliciti significati che necessitano di precisi codici comportamentali e di gestualità ben precise. Tutto questo amore per la tradizione, l’identità culturale e la voglia di avanguardia e ribellione insieme, porta un gruppo di giovani giapponesi a rompere le rigide regole sociali. Fin dalla metà degli anni ’50, attraverso l’arte (gruppo Gutai), la letteratura (Yukio Mishima), il teatro-danza (il Butoh, con Kazuo Ohno e Hijikata) o la fotografia (Eikoh Hosoe) usando indifferentemente i diversi linguaggi affermano una nuova generazione “urbana” e contemporanea”, di forte identità culturale (persa nel dopoguerra) a volte scambiata per mero nazionalismo (come in Mishima, che commetterà seppuku, il suicidio rituale, nel ’70) ma volta a creare un nuovo modo di essere giapponesi.
Prima ancora di introdurci nella mostra Kazuo Ohno:103 vorrei che contestualizzassi, brevemente, per noi questi mostri sacri dell’arte nipponica.
Non dimentichiamo che la loro generazione è figlia della devastante esperienza della Bomba Atomica. La guerra, che aveva distrutto città e provocato centinaia di migliaia di morti, l’occupazione americana, durata sei anni, aveva imposto nuove leggi e sbriciolato l’identità culturale di una nazione. Hosoe è in qualche modo il perno attorno al quale ruotano questi personaggi: nel 1960, Hosoe fonda il Jazz Film Laboratory, con il coreografo e danzatore Tatsumi Hijikata, un progetto multidisciplinare con l’intento di produrre opere altamente espressive ed intense, utilizzando discipline diverse: fotografia, film e pittura. Nel 1960 Hosoe gira l’unico video della sua vita, Navel and A Bomb, proprio con il ballerino Hijikata come protagonista di questa performance che si conclude con un’esplosione atomica. Nel 1961, il controverso scrittore Yukio Mishima chiede ad Hosoe di fargli un ritratto per la copertina di un suo libro (una delle foto sue più famose) e ancora, per i 100 anni di Ohno, Hosoe gli dedica lo splendido libro-opera The butterfly dream, racconto per immagini della vita del maestro della danza Butoh.
Ora posso chiederti chi era Kazuo Ohno, cos’è la danza Butoh, ma, soprattutto, cosa vi ha spinto a dedicargli una personale attraverso lo sguardo fotografico di chi ha incontrato la sua arte?
Kazuo Ohno (Hakodate, 1906 – Yokohama, 2010) è stato uno dei più grandi danzatori/performer giapponesi, giunto ai 103 anni (è mancato nell’estate 2010). Ha legato il suo nome alla tecnica di danza contemporanea nata dalla generazione del disastro atomico e nota come Butoh o «danza delle tenebre», della quale viene ritenuto il creatore insieme al coreografo/performer Tatsumi Hjiikata (1928 – 1986) con cui nel 1959 Ohno presentò in scena lo spettacolo Kinjiki, ritenuto scandaloso all’epoca, tratto da Colori proibiti, del grande scrittore Yukio Mishima. Hijikata fu un innovatore, in particolare nelle tecniche di movimento. Era un nuovo modo di concepire il corpo e la rappresentazione del corpo in scena, intento a ricercare nel “buio” del proprio “io” (perciò “danza delle tenebre”) ciò che prendeva forma attraverso la concretezza fisica della sua danza. Così il corpo diviene ricettacolo di ricordi, emozioni, pensieri che prendono vita in un’azione capace di restituire non banali emozioni soggettive, bensì i più veri e reconditi palpiti della Natura stessa, di cui ognuno di noi fa parte. Una sintesi tra pensiero, forma e fisicità; Kazuo Ohno è stato invitato alla Biennale Danza di Venezia nel 1999. Come spesso accade, ho scoperto Kazuo Ohno nel modo più semplice e impensabile, tramite “assurde” coincidenze (molto Zen) che ti riassumo dicendoti che, per caso, un anno e mezzo fa, grazie a mia moglie, ho scoperto un cd del grande Antony and the Johnsons: in copertina c’è l’immagine di un clown in bianco e nero (album: The crying light). Sono rimasto folgorato, amando la cultura e la fotografia giapponese… da lì ho scoperto un mostro sacro, che nel frattempo è morto, al quale sono onorato e felicissimo di poter dedicare un tributo (doveroso) che attraversa l’Arte con musica, teatro, moda, video, fotografia ad altissimi livelli… una mostra da museo…
Ohno accompagna la galleria alla conclusione di un anno di attività e l’inizio di un altro sotto il segno di un omaggio dovuto all’artista scomparso quest’estate all’età di 103 anni. Ha danzato fino all’età di 95 anni, esempio di perfetta coincidenza tra arte e vita senza soluzione di continuità… Nella sua arte convergono, attraverso il corpo, grandi temi: identità, vita, morte. Essere per mezzo di ciò che si rappresenta… Quale eredità ci lascia?
L’eredità più grande credo sia, al di là della forza artistica, la tenacia e la dedizione totale all’Arte e a ciò che Coelho chiama la nostra “Leggenda Personale”: «…Realizzare la propria Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini. Tutto è una sola cosa. E quando desideri qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio…»
(da “L’alchimista” di Paulo Coelho)
Per le vostre ultime “produzioni” vi siete avvalsi di collaborazioni internazionali… Chi avete coinvolto in questa occasione?
Questa mostra è stata possibile grazie a quelle coincidenze Zen di cui ti parlavo… intanto la conoscenza diretta di Eikoh Hosoe, il quale ci ha permesso di avere anche il video (introvabile) Navel and A Bomb del 1960, con protagonista Hijikata e il figlio, allora giovane, di Ohno. Inoltre, la coincidenza pazzesca che l’Archivio Ohno (per i supporti video) si trova in Italia, presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, Dipartimento di Musica e dello Spettacolo! Quando l’ho scoperto, con grande sorpresa, ho scritto per sapere chi fossero i grandi fotografi che lo avevano ritratto e se loro avevano a disposizione le fotografie. Subito la responsabile, la Prof.ssa Elena Cervellati, mi ha messo in contatto con il manager di Kazuo Ohno, Mr Toshio Mizohata, il quale mi ha permesso di avere le splendide fotografie vintage della mostra e i supporti video archiviati a Bologna. Quando ho scritto a Mr Mizohata, mi ha risposto subito, dicendo che arrivava in Italia tre giorni dopo, da Budapest, dove stava organizzando un Festival dedicato a Ohno e al Butoh. Se non è Zen questo…
La mostra in breve:
Kazuo Ohno:103. Omaggio a Kazuo Ohno
a cura di Claudio Composti e Toshio Mizohata
con il supporto di: Kazuo Ohno Dance Studio, Japan – Canta Co. Ltd, Japan – Archivio Kazuo Ohno,
Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Alma Mater
Studiorum Università di Bologna
mc2gallery contemporary art
Viale Col di Lana 8 – 4°cortile, Milano
Info: +39 02 87280910
www.mc2gallery.com
Fino al 14 gennaio 2011
In alto, da sinistra:
“La Argentina”, 1977, photocredit Naoya Ikegami, courtesy mc2gallery
“Divinariana II, On the road in Meguro”,1960, photocredit Eikoh Hosoe, courtesy mc2gallery