TORINO | Castello di Rivoli | 8 aprile – 19 giugno 2014
di Gabriele Salvaterra
Parlare di Jan Dibbets come di un fotografo e affrontare l’importante personale allestita a Castello di Rivoli come una mostra di fotografia sarebbe forse riduttivo. Per Dibbets ogni scatto non si limita solo a “ciò che si vede” ma mette in questione la nostra percezione della realtà, il nostro stare fisicamente nel mondo e l’analisi dei processi connessi a tutto ciò. La carriera dell’artista olandese viene esposta con grande completezza mostrando l’ampiezza della sua ricerca – che ha attraversato in modo originale land art, arte concettuale e optical art – e l’influenza esercitata negli artisti più giovani.
La curatrice della mostra Marcella Beccaria parla in riferimento a lui di “fotografia come strumento pensante” visto l’approccio concettuale basato su regole scientifiche, studi della visione e processualità dell’opera. Ma nonostante l’apparenza immateriale e concettuale dei suoi lavori le immagini hanno anche un aspetto sensibile e corporeo; si basano sul nostro stare concretamente nello spazio, evidenziando lo scorrere del tempo e la percezione fisica della realtà. Realtà che si dà sempre come sommatoria di impressioni complesse e non lineari, messe in ordine dal nostro cervello in maniera decodificabile e quindi “astratta”.
L’affermazione di Dibbets “La realtà è un’astrazione” testimonia infatti la descrizione del reale attraverso moduli geometrici, basati su suddivisioni del supporto secondo angoli e misure preordinate; ma dimostra anche la consapevolezza di come la nostra percezione sia una costruzione (un’astrazione quindi) della mente.
L’artista passa quindi al setaccio questi processi secondo diverse strategie. Nei lavori in cui impiega l’anamorfosi, ad esempio, l’intento sembra quello di evidenziare cortocircuiti e discontinuità dell’occhio e dell’immagine fotografica, in bilico tra spazialità e superficie. Nei recenti Colourstudies l’obiettivo fotografico si focalizza su dettagli ingigantiti che pongono ancora quesiti sulla natura della fotografia: è tridimensionale o bidimensionale? Rappresentativa o autonoma? L’attenzione alla natura del medium fotografico si ritrova nell’affermazione che accompagna la serie (“Cosa succede se togliessi all’immagine la sua struttura? Ebbi allora l’idea di fotografare qualcosa tanto piatto e lucente quanto la carta fotografica”) e che mostra inaspettate tangenze con le ricerche di fotografi più recenti come Wolfgang Tillmans.
Il nostro occhio e il nostro cervello sono sempre coinvolti in queste riflessioni attraverso immagini e l’adagio che sembra costantemente suggerito durante il percorso potrebbe suonare come “Pensa sempre a quel che vedi e anche a come lo vedi”. Quello di Dibbets si conferma un percorso importante che invita ad essere consapevoli di quanto sia complesso l’atto della percezione e a non dare mai per scontata la trasparenza del nostro sguardo.
Jan Dibbets. Un’altra fotografia / Another Photography
a cura di Marcella Beccaria
8 aprile – 19 giugno 2014
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (TO)
Info: www.castellodirivoli.org