Intervista a James M. Bradburne di Matteo Galbiati
L’occasione per l’intervista a James M. Bradburne, il museologo e manager culturale anglo-canadese al timone della Pinacoteca di Brera a Milano, è stata duplice e, in qualche modo, programmatica: la presentazione del nuovo sito dell’istituzione milanese (aggiornato e rivisto con un taglio più dinamico e contemporaneo) e l’inaugurazione della mostra (prima di una serie) Primo dialogo, Raffaello e Perugino attorno a due Sposalizi della Vergine. Contemporaneità e valorizzazione del patrimonio storico, la linea guida del neodirettore che vuole fare di Brera uno dei cuori pulsanti della cultura milanese e italiana.
La sua rivoluzione – già iniziata con le nuove didascalie che agevolano il percorso di visita, il sito web, il riallestimento progressivo delle sale, i progetti di mostre e incontri – promette di portare la gloriosa pinacoteca, i tesori che custodisce, nel nuovo millennio, rilanciando l’immagine e il prestigio di questa istituzione.
In Italia ha lavorato per un lungo periodo come direttore generale di Palazzo Strozzi a Firenze, cosa porta con sé di quell’esperienza? Come influirà con i suoi programmi per Brera?
Palazzo Strozzi è stato un meraviglioso laboratorio pubblico per l’innovazione di un museo. Abbiamo imparato moltissimo e quell’esperienza verrà sfruttata anche per Brera, a cominciare dall’importanza data alle grandi didascalie rese più leggibili e fruibili, per passare ai programmi dedicati alle famiglie e ai nuovi modi di sperimentare la collezione permanente.
Quali sono gli elementi di forza della Pinacoteca, quali, invece, gli aspetti da migliorare e/o che richiedono radicali cambiamenti?
Il punto di forza della Pinacoteca è la sua collezione – una delle più belle in Italia, se non, addirittura, in Europa – la sfida è quella di creare un’esperienza di pari livello per il visitatore, per cui chi la visita può ottenere il massimo piacere e, al contempo, una precisa comprensione dei dipinti che la collezione custodisce.
Come vuole connettere il grande tesoro che custodisce con il resto della città?
Questa è una sfida che coinvolge l’intero palazzo. Per me significa e si traduce nel rendere la corte napoleonica il fulcro di varie e differenti attività culturali. Bisogna, inoltre, migliorare l’accesso al pubblico ai due grandi tesori nascosti di Brera che sono l’Orto Botanico e l’Osservatorio Astronomico.
Ha dichiarato che il museo deve essere “un luogo di emozione” come pensa sia possibile? Attraverso quali mezzi?
Se abbiamo perso la fede in un’arte capace di suscitare in sé emozioni forti, penso che abbiamo davvero smarrito la nostra strada. È altrettanto vero che le istituzioni pubbliche necessitano di diversi strumenti per sbloccare l’emozione latente in ogni capolavoro; ciò significa creare e offrire una gamma molto più ampia di strumenti interpretativi tra cui didascalie speciali per famiglie, bambini o quelle tattili per gli ipovedenti, ma anche nuove audioguide, attività speciali e pensare alle informazioni disponibili per smartphone e tablet.
Un nuovo sito, colori nuovi per le sale, didascalie rinnovate e integrate da testi di famosi letterati… Il suo rinnovamento ha avuto inizio e procede con una forte accelerazione, ci svela quali sono i progetti e le collaborazioni su cui vuole puntare? Come si trasformerà Brera nei prossimi anni?
Le nuove sale sono solo l’inizio del completo riallestimento della collezione che culmina, nel 2018, con il trasferimento delle collezioni di arte moderna e contemporanea a Palazzo Citterio.
Pinacoteca e Accademia quale destino prevede per queste due istituzioni?
La Pinacoteca è nata in seno all’Accademia, e il loro futuro congiunto nel Palazzo di Brera resta inseparabile.
Ha da poco inaugurato il dialogo Perugino-Raffaello, quali sono i suoi contenuti? Quali saranno i prossimi?
Per la prima volta in assoluto il capolavoro di Raffaello può essere visto accanto a quello del suo maestro, il Perugino, che fu portato via dall’Italia per ordine di Napoleone nel 1797. Il prossimo mese di giugno i dialoghi proseguono con il Cristo morto di Mantegna a confronto con quello di Annibale Carracci.
Il sogno della “Grande Brera” allora è davvero possibile?
Certo! La visione di Franco Russoli della Grande Brera era in realtà una visione che coinvolgeva tutto il centro della città dal Piccolo Teatro alla Scala, e proprio nel Palazzo di Brera aveva il suo cuore. Dobbiamo smettere di guardare alla Grande Brera come ad una serie di transazioni immobiliari sullo scacchiere urbano. Dobbiamo, invece, considerarla per quello che è: una visione della centralità della cultura nella nostra vita, e di Brera nella città.
Cosa si augura e desidera per l’istituzione che dirige?
L’obiettivo è quello di creare un’istituzione dinamica, poggiata sulle fondamenta di un team creativo e motivato al servizio della città e dei suoi cittadini. Desidero Brera nel cuore di Milano e il visitatore nel cuore di Brera.
Intervista tratta da Espoarte #92.
Pinacoteca di Brera
Via Brera 28, Milano
www.pinacotecabrera.org
Eventi in corso:
Primo dialogo, Raffaello e Perugino attorno a due Sposalizi della Vergine
14 marzo – 27 giugno 2016