PROCIDA (NA) | Sedi varie | 2 – 5 settembre 2021
ITALICS, il consorzio che riunisce per la prima volta in Italia oltre sessanta tra le più autorevoli gallerie d’arte antica, moderna e contemporanea attive su tutta la Penisola, presenta il suo primo progetto in presenza: PANORAMA | Procida, una mostra diffusa sull’isola di Procida (Napoli) da giovedì 2 a domenica 5 settembre 2021, a cura di Vincenzo de Bellis, direttore associato e curatore per le arti visive del Walker Art Center di Minneapolis.
Si tratta della prima edizione di un appuntamento espositivo che, sempre con il titolo di PANORAMA, ITALICS dedicherà con cadenza annuale al racconto di alcune tra le località più affascinanti del paesaggio italiano, sviluppando percorsi d’arte che proseguono nel mondo reale lo straordinario viaggio iniziato a ottobre 2020 tra le pagine web della piattaforma Italics.art.
PANORAMA | Procida è un itinerario alla scoperta della bellezza potente dell’isola, in cui arte e natura disegnano un nuovo paesaggio che include la dimensione dell’esperienza. Un happening condiviso che coinvolge l’intero territorio e la sua cittadinanza, costruito in dialogo con Agostino Riitano, direttore di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022. Il percorso espositivo abbraccia cinque secoli di storia dell’arte, dall’antichità al contemporaneo, con grande attenzione alla produzione italiana e un focus specifico sul contesto napoletano, e riunisce oltre cinquanta opere degli artisti Marisa Albanese (Napoli, Italia, 1947), Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, Italia, 1934), Salvatore Arancio (Catania, Italia, 1974), Gianni Asdrubali (Tuscania, Italia, 1955), Rosa Barba (Agrigento, Italia, 1972), Noah Barker (California, USA, 1991), Per Barclay (Oslo, Norvegia, 1955), Robert Barry (New York, USA, 1936), Elisabetta Benassi (Roma, Italia, 1966), Walead Beshty (Londra, GB, 1976), Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, Francia, 1938), Giulia Cenci (Cortona, Italia, 1988), Chen Zhen (Shanghai, Cina 1955 – Parigi, Francia, 2000), Antonio Della Guardia (Salerno, Italia, 1990), Fortunato Depero (Fondo, Italia, 1892 – Rovereto, Italia, 1960), Patrizio Di Massimo (Jesi, Italia, 1983), Flavio Favelli (Firenze, Italia, 1967), Luca Francesconi (Mantova, Italia, 1979), Lucio Fontana (Rosario di Santa Fé, Argentina, 1899 – Comabbio, Italia, 1968), Mario García Torres (Monclova, Messico, 1975), Igor Grubić (Zagabria, Croazia, 1969), Christian Holstad (Anaheim, USA, 1972), Paolo Icaro (Torino, Italia, 1936), Massimo Listri (Firenze, Italia, 1953), Nate Lowman (Las Vegas, USA, 1979), Ibrahim Mahama (Tamale, Ghana, 1987), Marcello Maloberti (Casalpusterlengo, Italia, 1966), Domenico Antonio Mancini (Napoli, Italia, 1980), Darius Mikšys (Kaunas, Lituania, 1969), Daniele Milvio (Genova, Italia, 1988), Alek O. (Buenos Aires, Argentina, 1981), Luigi Ontani (Grizzana Morandi, Italia, 1943), Adrian Paci (Scutari, Albania, 1969), Mimmo Paladino (Paduli, Italia, 1948), Giulio Paolini (Genova, Italia, 1940), Francesco Pedraglio (Como, Italia, 1981), Giuseppe Penone (Garessio, Italia, 1947), Giulia Piscitelli (Napoli, Italia, 1965), Nicola Samorì (Forlì, Italia, 1977), Tomás Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argentina, 1973), Alberto Savinio (Atene, Grecia, 1891 – Roma, Italia, 1952), Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, Italia, 1977), Francesco Simeti (Palermo, Italia, 1968), Sissi (Bologna, Italia, 1977), Filippo Tagliolini (Fogliano di Cascia, Italia, 1745 – Napoli, Italia, 1809), Fredrik Værslev (Moss, Norvegia, 1979), Andy Warhol (Pittsburgh, USA, 1928 – New York, USA, 1987), Heimo Zobernig (Mauthen, Austria, 1958), Damon Zucconi (Bethpage, USA, 1985), scuola italiana del tardo XVIII secolo e un’opera di Matthias Stomer (1600, Amersfoort, Paesi Bassi – 1650, Sicilia), proveniente dalle collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte.
La mostra racconta la meravigliosa varietà di stili, materiali, soluzioni compositive e traduzioni formali che hanno caratterizzato la creatività di ogni tempo. Il percorso, che abbraccia tutta l’isola, dal porto Marina Grande sino a Terra Murata, include alcuni lavori dalla forte attitudine mimetica che si fondono con il paesaggio naturale e umano, altri ancora richiedono il coinvolgimento diretto della popolazione o del visitatore traghettandolo in dimensioni inedite, e due progetti speciali che si configurano come ‘mostre nella mostra’.
I PROGETTI SPECIALI
Il primo progetto speciale prende corpo nell’ambito della collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte: il curatore Vincenzo de Bellis ha invitato il direttore Sylvain Bellenger a selezionare un’opera all’interno delle preziose collezioni dell’istituzione napoletana per costruire un dialogo inedito con Concetto spaziale. La fine di Dio (1963) di Lucio Fontana. Concetto spaziale. La fine di Dio (1963-1964) di Lucio Fontana è una delle trentotto tele che compone la serie caratterizzata dalla forma ovale e dalle costellazioni di buchi, squarci e graffiti che in alcuni casi interessano solo parte della tela monocroma, in altri tutta la superficie ricoperta di colore a olio (a volte anche da lustrini). Questo gruppo di lavori è chiamato La fine di Dio dallo stesso Fontana che così li spiega a Carlo Cisventi, in un’intervista dell’epoca: “Per me significano l’infinito, la cosa inconcepibile, la fine della figurazione, il principio del nulla”.
La scelta dall’istituzione napoletana, in risposta a questo invito ad azionare un dialogo silenzioso con uno dei principali artisti della storia dell’arte contemporanea italiana e non solo, è un importante dipinto della prima metà del XVII secolo: l’Adorazione dei pastori di Matthias Stomer (1600, Amersfoort, Paesi Bassi – 1650, Sicilia), artista originario dei Paesi Bassi e parte di una folta colonia di pittori nordici che operano a Roma nel Seicento sulla scia di Caravaggio e dei caravaggisti del Nord Europa. Nel Vangelo, l’adorazione dei pastori segue l’annuncio della nascita del Messia portato dall’arcangelo Gabriele ai guardiani degli armenti che pernottavano nei campi. A livello iconografico, la scena fa la sua prima comparsa come soggetto unico verso la fine del XV secolo: i pastori, inginocchiati o in piedi, col cappello in mano, circondano il Bambino e lo adorano. Spesso sono in tre e, per analogia con l’Adorazione dei magi, portano doni rustici, come agnelli, simbolo del sacrificio, non menzionati nel Vangelo. Si conoscono diverse versioni dell’Adorazione di Stomer, di cui otto dipinte durante la permanenza dell’artista a Napoli. Le due opere saranno presentate nella suggestiva cappella di Santa Maria Regina della Purità nel complesso dell’ex Conservatorio delle Orfane a Terra Murata: per la prima volta un’opera di Fontana, parte di questo ciclo il cui titolo non può che rimandare alla dimensione spirituale, viene esposta in un’architettura a vocazione sacra, arricchendola di nuovi significati, in particolare in rapporto a una scena così tradizionale dell’iconografia religiosa.
La seconda iniziativa è Italics d’Oro e inaugura una nuova tradizione espositiva, celebrando a ogni edizione di PANORAMA un artista diverso che abbia vissuto intensamente il territorio che, di volta in volta, ospita la mostra diffusa. Il primo protagonista di Italics d’Oro è Daniel Buren, Leone d’oro alla Biennale d’Arte di Venezia nel 1986, che da oltre trent’anni intrattiene un rapporto molto speciale con l’isola. Per questa occasione l’artista ha realizzato un’opera inedita, con il suo outil visuel (strumento visivo) che si declina in molteplici supporti, come un segno ricorrente che identifica PANORAMA | Procida. Intitolata Autour d’une Exposition travaux in situ pour Italics (2021), l’opera di Buren sarà una presenza costante che accompagnerà la mostra per tutta la sua durata, accogliendo i visitatori al loro arrivo, affiancandoli nella visita e ritornando con loro a casa, come memoria di questa esperienza irripetibile.
IL PERCORSO ESPOSITIVO E LE PERFORMANCE
Il percorso espositivo si sviluppa lungo diversi siti espositivi diffusi sull’isola, tra architetture pubbliche e private, chiese, palazzi storici e aree popolari, e si estende dal porto Marina Grande sino all’antico borgo fortificato di Terra Murata, dominato da Palazzo d’Avalos (1563) un tempo cittadella carceraria.
Lungo questo itinerario, si articolano dialoghi silenziosi tra gruppi tematici di opere che si riflettono nel particolare punto espositivo scelto per la loro installazione. Il Museo Civico riunisce un gruppo di lavori che, dal Settecento a oggi, raccontano Napoli e le sue isole. Il carcere, storicamente collocato all’interno di Palazzo d’Avalos, ospita opere che rievocano i temi della costrizione e dell’isolamento. Intorno all’Abbazia di San Michele Arcangelo si concentrano le opere di carattere mistico o spirituale. Tre delle celebri terrazze di Procida, belvedere collocati in diversi punti del territorio che offrono generose vedute sul Mediterraneo, ospitano importanti installazioni scultoree. Infine, un consistente nucleo di opere rappresentano installazioni site-specific che si inseriscono con naturalezza nel tessuto urbano o interventi effimeri per la maggior parte firmati dagli artisti più giovani tra quelli selezionati, che hanno sperimentato molteplici modalità espressive facendo ricorso al sonoro, alla radio-trasmissione, alla dimensione digitale, alla narrazione e, soprattutto, alla partecipazione. Rientrano in questo ambito anche le cinque performance degli artisti Robert Barry, Elisabetta Benassi, Igor Grubić, Marcello Maloberti e Adrian Paci.
PANORAMA | Procida
2 – 5 settembre, Procida (NA)
A cura di Vincenzo de Bellis con la collaborazione di Agostino Riitano
Info:
ITALICS Art and Landscape
www.italics.art
@italics.art