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GLI ITALIANI DI VIVA ARTE VIVA | 57. BIENNALE ARTE 2017 | 13 maggio – 26 novembre 2017

Intervista ad IRMA BLANK di Alessandro Trabucco*

Sei, su centoventi invitati dalla curatrice Christine Macel, gli artisti italiani presenti alla 57. Biennale Arte di Venezia, dal titolo Viva Arte Viva.
Tra questi Irma Blank, artista tedesca di nascita ma ormai da moltissimi anni residente in Italia. Meritato riconoscimento ad una ricerca artistica che ha attraversato gli ultimi cinquant’anni mantenendo un proprio personale e silenzioso percorso autonomo, lontano dalle correnti più o meno codificate e temporalmente inserite nei vari decenni, a partire dagli anni ’60 sino ai giorni nostri.
Se da una parte il costante riferimento alla scrittura, al segno e al linguaggio, possono far pensare ad un’appartenenza a certe esperienze concettuali, dall’altra, i risultati ottenuti dall’artista riconducono la sua opera ad una più concreta manualità pittorica e grafica, con la realizzazione di quadri al limite dell’astrazione analitica e meditativa, allo stesso tempo gestuale e minimale.

Irma Blank, 57. Esposizione Internazionale d'Arte - La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva. Foto: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Irma Blank, 57. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, Viva Arte Viva. Foto: Francesco Galli. Courtesy: La Biennale di Venezia

Il segno, il testo, il linguaggio, sono le basi del suo lavoro. Lei parla di “purificazione della scrittura, come segno primordiale, prelinguistico”, cioè di una grafia realizzata prima di una sua codificazione grammaticale, quindi estensione di un gesto che nella ripetizione trova il proprio percorso silenzioso verso l’infinito. In che modo è giunta a definire questo suo personale pensiero artistico in un’epoca, tra l’altro, nella quale la bidimensionalià del quadro sembrava ormai superata?
Fondamentale nella mia ricerca artistica è stato il costante confronto tra il pensare e il fare, l’identità tra pensiero e azione ha determinato il mio lavoro.
Lo sviluppo della mia indagine non ha seguito un programma preordinato ma è nato da un’intima esigenza.

Che differenze sostanziali vi sono tra le sue primissime realizzazioni sul segno e sulla scrittura (Eigenschriften e Trascrizioni) e le precedenti esperienze del lettrismo e quelle coeve della poesia visiva?
Ho guardato ad un cammino autentico “mio”, non ho mai tenuto in considerazione le attribuzioni a qualsiasi tendenza, mi proibivo di guardare ad altro fuori dal mio sentire e sono arrivata alla determinazione di trattare sempre lo stesso argomento, ho ripetuto e ripeto sempre lo stesso concetto, naturalmente con aspetti differenti.
Ho sofferto il venir meno della forza espressiva del verbo, della parola, ho svuotato la parola dal suo significato, dando al corpo della scrittura il potere dell’essere.

Irma Blank, Trascrizioni, Abhandlung I e II, 1975, china su carta pergamenata indian ink on parchment like paper, 338 pagine cm.18x11,2 cad. (ph.D. Lasagni) Courtesy the artist and P420, Bologna

Irma Blank, Trascrizioni, Abhandlung I e II, 1975, china su carta pergamenata indian ink on parchment like paper, 338 pagine cm.18×11,2 cad. (ph.D. Lasagni) Courtesy the artist and P420, Bologna

Nei suoi lavori è riscontrabile una pratica metodologica accurata, evidenziata da un ritmo di esecuzione simile al respiro della meditazione zen. I risultati sono dei quadri che potremmo definire “astratti” (penso soprattutto alle vibrazioni luminose dei dipinti di Mark Rothko) anche se lei li descrive riferendosi, come nel caso dei Radical Writings, all’immagine del libro aperto, dove dal centro più scuro si diffonde luce verso i lati esterni. Com’è riuscita a conciliare queste due visioni apparentemente opposte?
Rigore e disciplina, nella concezione come nella esecuzione, hanno accompagnato tutto il mio cammino. La mia ricerca abbraccia tutti i fenomeni percettivi e va oltre. Ci sono fattori che si rivelano quando si è strettamente ancorati ad un argomento, è come se si osservassero i problemi con altri occhi. Si intravedono e si creano nuove relazioni e nuovi rapporti, si riscoprono nuovi valori, nuove coincidenze e nuovi legami, si scopre qualcosa che prima non c’era. Un nuovo punto di vista.

Come vede l’evoluzione e la comprensione della sua opera oggi e nel futuro, in un tempo segnato dalla disintegrazione della parola scritta a favore di una scrittura sempre più impersonale e immateriale, mediata cioè dai nuovi mezzi digitali?
Il mio lavoro ha anticipato, già dalla fine degli anni ’60, quello che oggi sta accadendo al linguaggio. Ho lavorato pensando a me e per me, facendo ciò che mi premeva fare. Le domande erano molte e le risposte si sono affacciate man mano. In tutto il mio pensiero è l’uomo che conta, l’unicità del suo essere e di conseguenza di ciò che è e di ciò che fa. Il domani non lo conosciamo.

Irma Blank, Eigenschriften, 1969, pastello su carta pastel on paper, cm.50x7(ph.C.Favero) Courtesy the artist and P420, Bologna

Irma Blank, Eigenschriften, 1969, pastello su carta pastel on paper, cm.50×7(ph.C.Favero) Courtesy the artist and P420, Bologna

Nel 1977 dOCUMENTA 6 e nel 1978 la Biennale di Venezia, che significato assume oggi, nel suo percorso artistico, questo invito da parte di Christine Macel?
Per me, a 82 anni, è un grande onore partecipare alla Biennale di Venezia e ringrazio Christine Macel di avermi invitata, ringrazio anche i miei giovani galleristi Fabrizio e Alessandro della P420 per il grande supporto che mi stanno dando.

Nata in Germania ma residente ormai da decenni in Italia. Quale motivo l’ha spinta a scegliere il nostro Paese come sua seconda patria?
Questa è una lunga storia…

* [da Espoarte #97 – Speciale Biennale]

Irma Blank è nata nel 1934 a Celle (Germania). Vive e lavora a Milano.

Gallerie di riferimento:
P420, Bologna
www.p420.it

Galerie Gregor Podnar, Berlino
http://gregorpodnar.com

Alison Jacques Gallery, Londra
www.alisonjacquesgallery.com

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