VERONA | Studio la Città
Intervista a Hélène de Franchis di Francesca Di Giorgio
Per il mondo dell’arte è l’autunno a segnare nuovi inizi. Gli occhi sono puntati sulle programmazioni di galleria e riprende la ciclicità delle Fiere italiane ed internazionali. Per Studio la Città di Verona quella appena passata è stata un’estate molto impegnativa che, come ci racconta la direttrice Hélène de Franchis, è «Iniziata a fine aprile con la mostra di Spalletti a Palazzo Cini e con la Biennale di Venezia. Poi abbiamo inaugurato la mostra di Jacob Hashimoto a fine maggio, disallestita il 12 settembre. Questo vuol dire che abbiamo avuto una chiusura estiva molto breve perciò mi sembra di continuare la stagione precedente più che pensare a nuovi inizi, che tuttavia ci saranno».
Ora in galleria sono in corso due personali, di Michael Najjar e Victoria Stoian.
«Per Michael Najjar si tratta della sua seconda personale a Verona ed è costituita da un gruppo di fotografie davvero spettacolari. In questo nuovo lavoro Michael coniuga arte e scienza e per realizzarlo ha partecipato ad un addestramento per astronauti. Il suo intento è proprio quello di trasmettere questa sua esperienza estrema. Il catalogo, realizzato dalle gallerie che hanno esposto o esporranno questo stesso progetto, conterrà tutta la documentazione dell’addestramento e delle foto scattate durante quel periodo con un testo abbastanza eccezionale dell’astronauta americano Buzz Aldrin che andò sulla luna nel 1966. Victoria Stoian, giovane artista moldava, è nel secondo spazio di galleria con una mostra nata in collaborazione con Alberto Peola. A novembre faremo una mostra di Alberto Garutti, di Giulio Paolini, di una giovane artista austriaca Esther Mathis ed esporremo gli ultimi lavori di Eelco Brand…
Sulle fiere, dalle quali ha deciso, per scelta, di uscire, si è già espressa in maniera decisa in tante occasioni… Ora, a distanza di anni, dove e come sono state impiegate energie e risorse sottratte a quel “sistema”?
Riparliamo di fiere… Sono passati quasi quattro anni dalla mia ultima fiera. Non ho nessun rimpianto! Questo non vuol dire che ora ritenga le fiere inutili, ma vuol dire che ho vissuto un periodo nel quale questi appuntamenti internazionali rappresentavano una ventata di novità e di assoluta vitalità ed ora invece qualcosa è cambiato. Personalmente non riesco più a partecipare a fiere che si sono trasformate in macchine da soldi, dove bisogna studiare strategie commerciali serrate e badare meno alle proprie scelte artistiche. Il mio atteggiamento può sembrare romantico e forse lo è, ma ho partecipato a tantissime fiere e ho imparato, in quegli anni, tantissimo. Ora per me quel tempo è finito. Le frequento comunque sempre come visitatrice, rivedo persone amiche da anni, vedo dove va il mondo dell’arte, poi torno a casa con mille idee e faccio dei progetti con artisti con i quali amo lavorare. Questo, di fatto, mi da molte più soddisfazioni anche perché penso che, dopo tanti anni, non devo più dimostrare nulla e posso finalmente fare quello che più mi interessa veramente.
In quasi mezzo secolo di storia la galleria ha intrecciato rapporti con tantissimi artisti di generazioni differenti. Guardando a queste relazioni riconosce un filo comune che vi lega alle esperienze vissute?
Quest’estate abbiamo promosso e realizzato con la Fondazione Cini la mostra di Ettore Spalletti a Palazzo Cini. È stata una mostra di grandissima qualità in un luogo davvero speciale e prestigioso e mi ha dato più soddisfazione che partecipare ad una fiera importante, come ad esempio quella di Basilea.
È in corso la mostra di Herbert Hamak al Museo Lapidario Maffeiano in collaborazione con il museo di Castelvecchio e in concomitanza con ArtVerona. Per la città di Verona questa fiera è importante perché è forse l’unico momento dell’anno durante il quale si parla di Arte Contemporanea e in quei tre giorni in città vengono collezionisti da tutt’Italia. Ci è sembrato giusto intervenire con una nostra proposta in un luogo della città ricco di storia antica.
Spesso mi chiedono qual è il filo che collega gli artisti con i quali ho lavorato e lavoro ancora, posso dire che il filo è il mio gusto. Ho sempre cercato di lavorare con artisti il cui lavoro mi “toccasse l’anima”. Nel corso del tempo poi ho smesso di lavorare con uno o con l’altro, a volte perché erano diventati troppo famosi e non avevo i mezzi per seguirli, altre volte perché erano diventati troppo difficili e preferivo chiudere il rapporto di lavoro perché diventava troppo complicato. Diciamo che è sempre stata una questione personale e molto privata. Non saprei dire con chi ho lavorato meglio. Con tutti ho avuto momenti bellissimi e momenti deludenti.
Studio la Città negli anni ha cambiato tre sedi, ha sempre ricercato contatti internazionali ma ha tenuto Verona come punto fermo. Ci racconta il rapporto con questa città fin dagli inizi e come si è evoluto nel tempo?
Il mio rapporto con questa città non è mai stato facile, non sono veneta e questo forse per Verona è un problema… Forse non ho mai veramente messo radici in questa città: credo che ancora oggi la gente non sappia bene di che nazionalità io sia. Sono rimasta perché è una città a dimensione d’uomo e ho preferito andare in giro per il mondo e tenere Verona come base.
Quali sono state le mostre che in città hanno suscitato maggiore interesse?
Non saprei dire quali mostre hanno riscosso maggior interesse… Mi ricordo Gianni Colombo nel 1970, Piero Dorazio nel ‘72, una mostra con artisti inglesi nel ‘74, vennero da tutta Europa, venne il direttore della Tate, la direttrice della Marlborough, il direttore del British Council di Milano, i critici italiani più importanti, fu un grandissimo successo, chissà poi perché più di una bellissima mostra di Giacomo Balla che feci nel primo spazio in Vicolo Samaritana nel 1973 e poi con Licisco Magagnato a Castelvecchio. In tempi più recenti si parlò a lungo dell’installazione spettacolare di Maurizio Mochetti e della mostra di PierPaolo Calzolari con una bellissima performance. Una mostra collettiva Mise en Abime che facemmo nella spazio ai Filippini all’inizio degli anni ’90 fu visitatissima. Le prime installazione all’inizio degli anni 2000, sospese e leggere di Jacob Hashimoto fecero scalpore, venne gente da tutta Europa… Recentemente la mostra fatta in onore di Arvo Part con il suo concerto fu un successo memorabile, i mille posti nella chiesa di San Fermo si rivelarono insufficienti e purtroppo ci furono persone che non riuscirono ad assistere a quella serata straordinaria.
Dal 2007 siamo nello spazio in Lungadige Galtarossa che permette grandi mostre e/o mostre multiple, è lo spazio che ho sempre desiderato.
Da figlia di un diplomatico lei stessa ha vissuto in luoghi differenti tra loro è da qui che nasce la voglia di collaborare con gallerie e spazi pubblici che caratterizza l’attività di galleria fin dagli inizi, penso ad esempio alle mostre realizzate con la Marlborough?
Essendo stata abituata a viaggiare fin da piccola, viaggiare è sempre stato un must. Ho subito capito che se volevo fare delle mostre interessanti era indispensabile andare lì dove le cose succedevano. I miei primi anni di attività sono stati possibili proprio per la collaborazione con la Marlborough di Roma e soprattutto con Carla Panicali, direttrice straordinaria e donna di grandissime qualità, amica di Rothko, Fontana, Reinhardt… Da lei ho imparato moltissimo, una delle prime cose che mi disse fu: «ricordati si guadagna comprando e non vendendo». Mi presentò artisti a New York nel 1972/73 quando Mangold e Ryman erano i giovani del momento, mi portò a Caracas nel 1974 quando inaugurarono il nuovo museo d’arte contemporanea con una mostra di Fontana, storie di altri tempi…
Collezionisti. Gli incontri fondamentali?
I collezionisti con i quali ho lavorato e stabilito un legame di gusto e reciproca stima sono stati principalmente tre. Primo fra tutti Giuseppe Panza, con lui e la sua famiglia ho avuto un rapporto privilegiato, ho spesso condiviso le scelte e avuto la possibilità di partecipare a bellissime mostre della sua collezione. Poi ci sono Giorgio e Anna Fasol, veronesi, tra i primi collezionisti di Studio la Città, insieme abbiamo fatto viaggi, individuato artisti, lavorato a piccoli e grandi successi, tuttora siamo amici e discutiamo sulle novità che vediamo in giro. Il terzo è Peter Schaufler, un collezionista formidabile, adesso ha una sua Fondazione con uno spazio museale che farebbe invidia a qualsiasi città italiana.
Progetti in collaborazione con altre gallerie?
Quest’anno abbiamo collaborato con la Galleria Tonelli a Milano, condividendo uno spazio insieme a Milano, in via Saffi 33, per un certo numero di mesi. Abbiamo organizzato insieme una bellissima mostra di ceramiche di Fontana. Il 15 settembre abbiamo allestito una nuova mostra con due artisti per sala Vincenzo Castella e Mario Schifano, Stuart Arends e Fausto Melotti, Getulio Alviani e David Simpson. La stagione sembra dunque cominciare già ricca di appuntamenti… Di progetti ne ho tanti sia in Italia che all’estero in collaborazione con gallerie amiche e in spazi pubblici, tutto dipenderà dalla situazione dell’Europa e dalle scelte economiche Italiane. Confido che le Istituzioni si risveglino da questa immobilità culturale, che le amministrazioni locali abbiano a cuore l’arte e non solo il commercio… Intanto per mantenere vivo l’interesse per l’arte contemporanea a Verona abbiamo costituito un’associazione culturale non a scopo di lucro (ASLC, Associazione La Città, progetti per l’arte) con la quale, finanze permettendo, abbiamo realizzato e progetteremo ancora una serie di iniziative: concerti, incontri, performance…
Se dovesse descrivere ad un neofita l’arte che le piace?
Direi un’arte intima, silenziosa ed intensa. Faccio parte di una generazione che crede che l’arte ti da se tu dai all’arte e che crede che senza l’arte non si possa vivere.
Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona
www.studiolacitta.it
In galleria:
Michael Najjar. outer space
Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona
26 settembre – 15 novembre 2015
Victoria Stoian. Rallenting Codri Earthquake
Studio la Città con la collaborazione della Galleria Alberto Peola
Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona
26 settembre – 15 novembre 2015
Alberto Garutti, Giulio Paolini, Eelco Brand ed Esther Mathis
28 novembre 2015 – gennaio/febbraio 2016
Inaugurazione 28 novembre 2015 ore 11.30
Info: +39 045 597549
info@studiolacitta.it
www.studiolacitta.it
Progetti in corso:
TODAY TOGETHER
Getulio Alviani, Stuart Arends, Vincenzo Castella, Fausto Melotti, Mario Schifano e David Simpson
in collaborazione con Galleria Tonelli
Galleria Tonelli
via Aurelio Saffi 33, Milano (angolo Corso Magenta)
Info: www.galleriatonelli.it
15 settembre – 31 ottobre 2015
Herbert Hamak. Il tesoro misterioso
a cura di Hélène de Franchis e Paola Marini
Studio la Città in collaborazione con la Direzione Musei d’Arte e Monumenti del Comune di Verona e Veronafiere
Museo Lapidario Maffeiano
Piazza Bra’ 28, Verona
16 ottobre – 13 dicembre 2015
Inaugurazione 16 ottobre 2015 ore 19.30
Info: https://museomaffeiano.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=42707
www.studiolacitta.it