LODI | Platea | Palazzo Galeano | 11 dicembre 2021 – 9 gennaio 2022
Intervista a VITTORIA MAZZONIS di Alessia Pietropinto
A Lodi proseguono le attività d’indagine di linguaggi del presente dell’Associazione Platea | Palazzo Galeano che, in uno spazio aperto alla vista del pubblico giorno e notte, ospita artisti che si caratterizzano per una ricerca più sperimentale e innovativa, con un’attenzione particolare rivolta ai giovani artisti emergenti. Protagoniste della nuova proposta espositiva sono le opere fotografiche di Vittoria Mazzonis (1997) che, attraverso la sua poetica, indaga e mette a nudo la propria interiorità. Raccogliamo la sua testimonianza in questa breve intervista:
Attraverso la tua produzione artistica si evince un legame, intimo e coinvolgente, con il territorio circostante. Durante la tua ricerca, avendo avuto modo di osservarlo sotto una diversa prospettiva, come si è evoluto ai tuoi occhi?
Ho deciso di arrivare a Lodi, luogo a me del tutto sconosciuto, senza informazioni riguardanti il territorio circostante e questo mi ha permesso di immergermi completamente nei suoi meandri senza avere alcun tipo di preconcetto in merito. In seguito, scoprendo ed esplorando sempre più a fondo il fiume Adda, i boschi, la città e i suoi dintorni, dalla semplice curiosità ha preso forma un legame sempre più intenso. Tramite questi ambienti sono riuscita a trovare un altro tassello della mia identità, relazioni con luoghi che già conoscevo e nuove connessioni che mai avevo provato prima.
Il tuo è un progetto artistico che unisce arte contemporanea, filosofia, antropologia e natura. Lo si potrebbe quasi definire un “dispositivo espositivo” capace di catturare ed orientare lo sguardo del passante. Come sei giunta ad elaborare un linguaggio simile così articolato ed intriso di molteplici sfaccettature?
L’intento, nella mia pratica artistica – senza voler sembrare supponente – è quello di stimolare curiosità e suscitare domande nello spettatore. Per me è un costante stimolo creativo l’idea di qualcuno che, avvicinandosi ai miei lavori osservabili solamente a distanza, si interroghi sulle motivazioni che mi hanno spinto a realizzare opere simili.
Il mio approccio eclettico deriva in parte anche dagli studi svolti; il Liceo Classico è stato senza dubbio fondamentale assieme al percorso universitario all’interno del dipartimento di arti visive, tuttavia, da quando sono bambina, possiedo una fortissima propensione verso le materie scientifiche quali la biologia e la tassonomia scientifica.
Ciò che mi spinge in questa ricerca, conscia della durata del percorso che mi attende, è riuscire ad unire arte contemporanea, ricerca scientifica, filosofia ed approccio antropologico al fine di costruire, a 360 gradi, la mia idea di identità.
L’importanza di stabilire un legame con il territorio circostante e la necessità di intraprendere questa lunga ricerca volta a colmare quel crescente vuoto esistenziale cosa ha significato per te? È stato particolarmente complicato approcciarsi ad una tematica così intima e delicata?
È sempre difficile scendere a patti con i propri vuoti esistenziali, ma sono convinta che questa sia per me una grande risorsa. Ho sempre voluto evitare di rientrare nella categoria dell’artista che “lavora con il trauma”, non è mai stato questo il fulcro del mio lavoro. Il mio è un processo creativo grazie al quale riesco a trovare un equilibrio; così come le mie composizioni vivono di un’instabile stabilità, così la mia psiche ha bisogno di questa metodologia per riuscire a mantenere una sua armonica solidità. È qualcosa da cui non posso prescindere, è un bisogno intrinseco.
Le tue composizioni naturali, non essendo stabilizzate in alcun modo, sono soggette a deterioramento. Ti sei mai chiesta cosa accadrà loro in futuro? Hai già portato avanti delle riflessioni in merito al significato concettuale che potrebbero assumere una volta mutata la loro conformazione fisica?
Assolutamente sì. Proprio in questi mesi sto portando avanti una serie di riflessioni in merito, sia scritte che scultoree, ma preferisco non anticipare molto.
Si conclude, con la tua ricerca artistica, un percorso caratterizzato da precedenti mostre personali ed inaugurato da una figura importante quale Marcello Maloberti. Cosa significa per te essere stata scelta tra gli artisti emergenti per concludere questo programma espositivo?
Sarò sempre grata a Marcello Maloberti, Francesca Grossi, Claudia Ferrari e Carlo Orsini per questa grande opportunità. Le parole non saranno mai sufficienti soprattutto tenendo conto del fatto che ad oggi, specialmente in Italia, vi è un’enorme difficoltà nel comprendere che la creatività è una fonte inesauribile da alimentare costantemente. Non è affatto scontato, quindi, trovare persone che abbiano la volontà di dedicare tempo, risorse e spazi per aiutare noi giovani artisti.
Platea | Palazzo Galeano è uno spazio espositivo inconsueto che ha come fine ultimo quello di riuscire ad ottenere un incidente di sguardo, un inciampo accidentale di un ipotetico fruitore. Essendo il tuo un lavoro site-specific, che tipo di difficoltà hai riscontato in fase di allestimento? In che modo questo luogo ha influito sulla resa estetica finale?
Più che di difficoltà preferirei parlare di sfida. È uno spazio complesso, soprattutto se si lavora con la fotografia, che spesso possiede una metodologia canonizzata di esposizione. La difficoltà più grande è stata comprendere come rendere le fotografie dinamiche ed organiche, facendo sì che l’allestimento rispecchiasse i soggetti ritratti negli scatti. In questo senso gli spazi bianchi ed i rotoli, che permettono di immaginare nuove narrazioni, sono stati fondamentali ed hanno permesso di attribuire allo spettatore un ruolo importante di attivatore di nuove narrazioni. L’intento è stato quello di seguire “l’inciampo” e permettere allo spettatore, una volta incappato nella vetrina, di sentirsi accolto in una vera Wunderkammer, una piccola camera delle meraviglie, di sentirsi avvolto ed immerso in un mondo parallelo: il mio personale.
Vittoria Mazzonis. De Rerum Natura Umana
11 dicembre 2021 – 9 gennaio 2022
Associazione Platea | Palazzo Galeano
Corso Umberto I 50, Lodi
Info: info@platea.gallery
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Instagram: platea_palazzogaleano