“AHORA SI LLEGO!”
Intervista a DESIDERIO di Mattia Zappile
Una moto, una compagno di viaggio e Cuba. L’artista Desiderio, vincitore del Premio Italian Factory per la giovane pittura italiana nel 2008, presente alla 54. Biennale di Venezia con il video Bluesky (2011), si è messo sulle orme del viaggio intrapreso dal giovane Che Guevara con una telecamera per una documentare non solo un’esperienza esistenziale di scoperta, ma anche per radiografare la realtà del movimento culturale e artistico nei territori cubani. Ne è nato un Road-Movie documentaristico. L’anomala commistione tra i generi richiama suggestioni alla Beat Generation accostandole allo spirito investigativo del reportage attraverso la figura, quasi romantica, del fotoreporter alla ricerca di storie, luoghi e verità che alla partenza non può conoscere, ma che sa di voler trovare e condividere. Ahora si llego!, questo il titolo dell’opera, è curato dalla critica e curatrice Chiara Canali: «Ho avuto il privilegio di aver “scoperto” l’artista in occasione del Premio per giovani artisti Germinazioni che curavo a Perugia. Da quel momento ho riconosciuto il valore artistico e la qualità espressiva nella ricerca di Desiderio, l’ho invitato a partecipare ad altre iniziative da me curate”.
In principio, la genesi. Come nasce l’idea di Ahora si llego! e come passa da idea e immagine nella mente dell’artista a progetto concreto fatto di attrezzature, scadenze, percorsi.
Ero sul letto, non riuscivo a dormire e ripercorrendo i vari anni passati a La Habana mi venne un semplice e diretto pensiero: voglio vedere tutta l’isola di Cuba. Dopo anni passati nella stessa città volevo sentirla più da vicino, viaggiando per tutte le provincie. Non in maniera turistica, comoda ma a cavallo di una moto, esattamente un sidecar. E insieme a un amico. Tutto questo con il richiamo romantico di quello che fece il Che con il compagno Alberto per tutta l’America Latina, però sotto forma tra un Road-Movie e un documentario.
Un viaggio organizzato in pochi mesi, il tempo di coordinare le varie istituzioni, luoghi dove saremmo andati a fare visita, un paio di obiettivi nuovi per la mia camera e tanta ma tanta pazienza per riuscire nell’impresa.
Perché Cuba oggi, ovvero quali le ragioni di una precisa scelta geopolitica e culturale come soggetto da documentare e scoprire. E ancora, perché Cuba come meta per l’artista, cosa lega l’artista milanese Desiderio a quei luoghi.
Tutto nacque qualche anno fa. Mi portò a La Habana una semplice chiamata per telefono il giorno del mio compleanno: “Ti piacerebbe andare a Cuba?”
Partecipai a una edizione del Festival Arte Màs, organizzato da Cubeart di Ana Pedroso. Seguirono l’onore di rappresentarla insieme ad altri artisti al Padiglione Cubano nel 2011 alla Biennale di Venezia dopo 44 anni di assenza e un progetto alla Biennale de La Habana nel 2012. Ne nacquero due cortometraggi “Bluesky” e “ The win on the sky”.
Non sono gli unici progetti realizzati, perché mentre lavoravo, mi venivano altre idee per nuovi video e progetti. Pazzie dove chi mi aiutava amplificava la pazzia stessa.
Quando sono a Cuba provo una sensazione che mi permette di accentuare, stimolare la voglia di creare qualcosa che non trovo in nessun altro luogo…
José Balboa, quali i legami artistici tra i due protagonisti di questo viaggio e quale la storia della amicizia che li lega.
José Balboa… parlare di lui non basterebbe un libro intero.
L’ho conosciuto a la Biennale de La Habana, una totale full immersion in occasione della quale cercavo di avere un autobus (guagua) per una grande video installazione al suo interno. Lui mi aiutò in questa ricerca, per quaranta giorni, tutti i giorni fino al giorno prima della Biennale, però alla fine riuscimmo nell’impresa. Questa circostanza ci legò molto.
Per questa avventura si è rivelato molto importante, è stato il mio Sancho “senza Panza”, mi ha aiutato a domare la nostra Ural, con i suoi problemi, visto che era una moto russa della seconda guerra mondiale. Non sono mancati i momenti difficili, forse erano molto di più di quelli relativamente tranquilli, però alla fine siamo riusciti insieme a vedere “Punta de Maisì”.
Perché oggi seguire le orme del Che. Ancora una volta, sia come scelta politica che personale dell’artista.
La necessità di vivere un’esperienza così, nasce dal desiderio di scoprire quei luoghi in maniera difficile, che tradotto significa “più vera”. Fermarsi lungo la strada perché la “Cichitica” non aveva voglia di muoversi, chiedere alle persone lungo la strada, teorizzare e vivere quella passione della moto con i meccanici e non solo, non ha prezzo. Naturalmente questa è una parte dell’impresa, l’altra era l’idea di curiosare tra le varie provincie e conoscere le varie attività culturali, sentire il termometro culturale dell’isola. Non ha fatto altro che colmare la mia estrema curiosità e voglia di sapere.
La figura del Che ha avuto in questo viaggio più che altro una presenza romantica. Mi ricordo ancora il film “I diari della motocicletta” di Walter Salles. Immaginai di vivere questo viaggio, come quando si vede un bel film, poi dopo anni il sogno si è realizzato. Ho vissuto questa esperienza in modo collettivo, gente che ci ha aiutato solo per essere, per qualche istante, nostri compagni di avventura, sopra al sidecar o versando qualche lacrima alla nostra partenza da una provincia all’altra.
Come progetto ambizioso, nei proponimenti artistici e non, e di carattere non prettamente commerciale, avete incontrato ostacoli, difficoltà o momenti di sconforto nella ricerca di finanziamenti e nella fase di realizzazione? Per contro, quali i momenti di più intenso appagamento?
Meglio dire, avete incontrato qualche facilità? Il film è un ostacolo. In primis la moto super russa, con molti, ma molti acciacchi. La benzina, l’olio del motore, le gomme, la strada, l’illuminazione, la logistica, il clima, gli automobilisti, i camion, la pioggia, il cibo, le istituzioni, ecc…
Un “super” progetto, unico nel suo genere e il primo che si sia mai realizzato a Cuba con “super” supporto istituzionale ma minimo dal punto di vista economico e logistico. Non dimenticherò mai quando oltre alla miriade di cose distrutte (tantissime) durante il viaggio, la mia Canon prese tanta di quella pioggia tropicale da morire sulle montagne della Farola e resuscitare dopo una settimana tra le mani di un mago a Holguin. Sicuramente la cosa che non potrò mai dimenticare il cucchiaio di Maisì in moto, una pendenza tale da sembrare di affrontare un muro in salita. Di contro ho diverse immagini. La prima è essere riusciti ad arrivare alla punta più estrema del viaggio, abbracciando il faro della Punta de Maisì e immergersi nelle acque del rio Yumurì e il rio Toa. Qualcosa di semplicemente unico.
Quali canali di trasmissione si propone di entrare “Ahora si llego” e con quali ambizioni nei termini di target spettatoriale e portata della diffusione.
Per questo film abbiamo ricevuto il patrocinio delle istituzioni, Consejo de las artes plasticas e Centro de Desarrollo de la Habana. Inoltre è stato possibile tutto questo grazie al supporto dell’ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográfica). Spero che il film, dopo la Premiere e la presentazione al Festival Latino Americano a La Habana in dicembre, possa essere veicolato in altri circuiti di distribuzione. “Ahora si llego!” nasce per quelle persone che vogliono vivere, per poco meno di due ore, l’esperienza di due amici, che intervistando persone e mappando lo stato culturale di un’isola hanno vissuto e avuto il privilegio di viaggiare per l’isola di Cuba sopra una Ural!