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MILANO | Triennale Milano | Fino al 16 marzo 2025

di MATTEO GALBIATI

Anche il Cinema può mettersi in mostra come un’opera d’arte e, nonostante l’approccio della sua fruizione sia sempre determinato dal tempo peculiare della visione, può generare interessanti esperienze di riflessione anche nei momenti più distesi della visita di una mostra. Una prova decisamente interessante di questa modalità inedita la danno Fondation Cartier pour l’art contemporain e Triennale Milano le quali – grazie alla loro fruttuosa collaborazione pluriennale che, avviata da qualche anno, abbiamo già avuto modo di apprezzare in alcuni progetti compiuti – negli ambienti dell’istituzione milanese promuovono l’osservazione e l’analisi dell’opera di dodici artisti/e e registi/e la cui ricerca espressiva cinematografica si propone come mezzo per proiettare lo sguardo dentro le tematiche più urgenti della nostra epoca partendo da una narrazione visiva a loro di stretta prossimità.

Installation view, Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier, Triennale, Milano Foto di Andrea Rossetti © Fondation Cartier, Triennale di Milano

Il loro pensiero si anima e attiva, infatti, sempre da stimoli che elaborano dai propri territori d’origine, dalle situazioni socio-economiche e dalle dinamiche e dimensioni relazionali delle comunità cui appartengono: Gabriela Carneiro da Cunha e Eryk Rocha, Raymond Depardon e Claudine Nougaret, Paz Encina, Morzaniel Ɨramari, PARKing CHANce, Artavazd Pelechian, Andrei Ujica, Agnès Varda, Jonathan Vinel e Wang Bing – i protagonisti di questo progetto – con opere realizzate in epoche diverse e con personalità che rispecchiano identità forti e singolari, rappresentano, quindi, egregiamente il sentire, il sentimento pulsante, la visionarietà onirica delle tensioni e delle ossessioni più pressanti, i dolori e le disillusioni, le sconfitte e i conflitti, ma anche i desideri e le aspettative, le volontà e le aspirazioni, il riscatto e le speranze della nostra comunità globale.
Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier resta una vera e propria mostra che sollecita tanto i modi del cinema – con una fruizione che sottolineiamo essere davvero insolita e, nel caso di alcune opere, addirittura interattiva – quanto obbliga, al contempo, lo spettatore a prese di posizione nette: con osservazioni integrate e accertate. Chi percorre le varie “stanze”, allestite nell’ambiente al primo piano della Triennale, deve arrivare a determinare, infatti, una propria dinamica di senso individuale che, alla fine della visita, non può certo rimanere passiva o chiusa solo in un’apprezzamento, o meno, di tipo estetico.

Installation view, Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier, Triennale, Milano Foto di Andrea Rossetti © Fondation Cartier, Triennale di Milano

Vivere l’esperienza della visita attiva un percorso esperienziale differente da ogni altra conoscenza pregressa consimile, perché, se da una parte ci pare di essere in multisala dai tratti eccezionali, ospitando ogni proiezione in un “ambiente” peculiare, sempre diverso essendo ciascun allestimento integrato con quanto scorre sullo schermo, dall’altra lascia la nostra mobilità aperta, tenendoci in uno spazio in cui la relazione che si determina tra le diverse narrazioni video ci fa percepire l’urgenza di una distopica sensazione di coralità intonata. Qui allora funziona davvero la proposta di Fondation Cartier e Triennale, quando i nostri occhi, prima, e il nostro animo, poi, ritrovano le tracce di quel “percorso sensoriale” – come lo hanno definito gli organizzatori – capace di coordinare ciascun film, rispetto all’altro, in una concatenazione di “eventi” che non sono mai definitivamente lontani o distanti dal loro essere reciprocamente parte, oltre ogni diversità, della stessa storia umana. Non ci sono le storie degli altri, ma sempre le nostre storie di comunità collettiva universale. Il particolare si riflette e rivive nelle sensibilità dell’universale e viceversa.
L’impossibilità di poter vedere tutto in una volta sola – i film durando un minimo di 7 minuti a un massimo di 15 ore! (È diviso per forza in due parti) – dà, inoltre, come unica alternativa la necessità di tornare ancora e ancora e acuire, così, il messaggio che, decantato in una pausa di comprensione, si chiarisce ulteriormente nei propri diversi intenti e raggiungimenti. Certo, si può anche scegliere cosa vedere e quanto vedere, facendosi bastare assaggi di visioni in una sola occasione di visita che, però, ugualmente non inficia il ritmo di contenuti che sono pacatamente incalzanti nel loro arrivare a segno.

Installation view, Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier, Triennale, Milano Foto di Andrea Rossetti © Fondation Cartier, Triennale di Milano

Interessante è, in definitiva, provare a proporsi nella modalità di fruizione/riflessione che è propria dei tempi dell’arte, ma con aspettative che vengono stravolte dalle necessità specifiche del cinema, dei suoi ritmi e del coinvolgimento e della tensione emotiva che è capace di generare con altri mezzi, con altre misure e con altre proprietà espressive.
Inanellati una dentro l’altra – non parliamo dei singoli film che sono davvero straordinari – le varie opere de Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier,  recepiscono la volontà di un’orchestrazione finale che funziona e appaga, anche se dovesse lasciare dubbiosi o attoniti, perché sa restituirci quel senso di unitarietà multiforme delle comunità di cui siamo parte. Il ritmo complessivo, misurato e orchestrato con cura, è stridente rispetto l’esperienza in cui i sensi e i sentimenti vibrano e si contraggono con le immagini e le storie qui rappresentate e in cui ci sentiamo, inevitabilmente, immersi. È il loro continuo sconfinamento ad attrarci e a metterci tutti nello stesso orizzonte di umanità.

Il Nostro Tempo, CinéFondationCartier
a cura di Chiara Agradi, Fondation Cartier pour l’art contemporain
organizzata nell’ambito del partenariato con Fondation Cartier pour l’art contemporain
progetto di allestimento bunker arc
graphic design Ten Thousand Feet
in collaborazione con Fondazione Piccolo America, Cinema Troisi

film in mostra:
Raymond Depardon, Claudine Nougaret, Au Bonheur des Maths, 2011, 33 min 38 sec
Wang Bing, 15 Hours, 2017, 15 h 50 min
Jonathan Vinel, Martin Pleure, 2017, 16 min 27 sec
PARKing CHANce, Decades Apart, 2017, 17 min 53 sec
Artavazd Pelechian, Notre Siècle, 1982, 29 min 28 sec
Andrei Ujica, Nicolae Ceausescu: un’autobiografia, 2010, 180 min
Paz Encina, El Aroma del viento, 2019, 21 min
Eryk Rocha e Gabriela Carneiro da Cunha, A Queda do Céu, 2024, 108 min
Morzaniel Ɨramari, Mãri hi, 2023, 17 min
Agnès Varda, Le Triptyque de Noirmoutier, 2005, 9 min 30 sec
Artavazd Pelechian, Vie, 1993, 7 min

12 dicembre 2024 – 16 marzo 2025

Triennale Milano
viale Alemagna 6, Milano

Orari: da martedì a domenica 11.00-20.00

Info: +39 02 72434244; prevendite +39 02 72434239
biglietteria@triennale.org
www.triennale.org
www.fondationcartier.com

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