VENEZIA | Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti – Palazzo Cavalli Franchetti | 15 febbraio – 18 maggio 2014
di FRANCESCA GIUBILEI
Chi non conosce il lavoro di Franco Fontana (1933) certo viene colto un po’ di sorpresa da questa mostra fotografica antologica a lui dedicata. Se non fosse per le superfici riflettenti e cangianti del supporto fotografico, le sue opere potrebbero sembrare delle pitture astratte con tanto, tanto colore.
Lo stesso fotografo, quando descrive i suoi lavori, siano essi i paesaggi della Puglia e Basilicata degli anni Settanta o gli scorci urbani statunitensi degli anni Ottanta-Novanta, usa una parola ricorrente: campitura.
Infatti, i suoi paesaggi agricoli, dove è perfettamente leggibile la traccia dell’uomo che li ha coltivati, senza però che la presenza umana sia esplicitata, così come i mari, in cui l’acqua e il cielo si spartiscono perfettamente a metà la superficie fotografica, non sono altro che spazi, aree di colore, geometrie di luci e ombre.
Attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, Fontana seleziona, inquadra la realtà dal suo personalissimo punto di vista, liberandosi e azzerando l’intorno. Solo la semplificazione, a suo giudizio, permette la narrazione: la sintesi fotografica è il suo modo di raccontare.
A prescindere dal soggetto, siano le fronde degli alberi nelle diverse stagioni, gli asfalti delle strade consunti dal passaggio delle automobili, i corpi femminili ritratti in inusuali pose e paesaggi acquatici o quelli marmorei delle statue del suo ultimissimo progetto artistico, lo scopo è unico: fotografare ciò che non si vede per significare ciò che si vedrà. È in questo approccio, che ha molto di alchemico e misterioso, che si può comprendere la sua idea della fotografia come mutamento.
Tutto è in continua evoluzione e movimento, nulla rimane fermo e uguale a se stesso: non il paesaggio, tanto meno la figura umana, che a partire dagli anni Ottanta, diventa anch’essa elemento compositivo della sua fotografia.
L’inserimento dell’uomo negli ambienti è però cauto e misurato. Nell’intermezzo c’è l’ombra, che per un certo periodo è il soggetto prediletto dal fotografo. L’ombra, una traccia flebile ed evanescente nel paesaggio, consente di descrivere la presenza di qualcosa, o meglio ancora di qualcuno, pur nella sua assenza.
Assenza è un’altra parola ricorrente nel vocabolario stilistico, oltre che linguistico di Franco Fontana. Nelle sue fotografie c’è assenza di prospettiva e profondità, assenza di proporzioni reali, assenza di contesto. Le opere sono composizioni geometriche, costruzioni visive, dove, se c’è, la figura umana è solo una delle componenti estetiche. Nessun obiettivo descrittivo, piuttosto la necessità, come in Cézanne, di costruire e decostruire, per comprendere, mostrando l’invisibile.
Franco Fontana. Full Color
a cura di Denis Curti
mostra prodotta da Civita Tre Venezie
15 febbraio – 18 maggio 2014
Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti – Palazzo Cavalli Franchetti
Campo S. Stefano, Venezia
Orari: tutti i giorni 10.00-19.00; chiuso il martedì
Info: +39 041 2407711
ivsla@istitutoveneto.it
www.istitutoveneto.it