PISA | Passaggi Arte Contemporanea | Fino al 25 maggio 2019
di FRANCESCA DE FILIPPI
Persiste sempre, in alcuni percorsi di ricerca artistica, quella linea sottile e indefinibile che separa i linguaggi e li risolve in una comunicazione che si può definire “corale”. Come nel caso di Impronte, una mostra a sei mani presso la Galleria Passaggi Arte Contemporanea, in cui lo spazio espositivo è quasi una cassa di risonanza proprio di quella coralità che le opere di tre artisti, diversi tra loro ma per certi versi affini, hanno ritrovato. Nicolò Cecchella, Marco Maria Zanin e Darren Harvey-Regan.
Il filo conduttore è doppio: da una parte la scultura e dall’altra la fotografia. Due linguaggi che si configurano lungo procedure e pensieri che si avvicendano, producono risvolti e derive, che dalla rappresentazione diventano rispecchiamento, riverbero, rimando, rivoluzione. Sì, rivoluzione, perché a vedere la mostra mi viene in mente il caro Walter Benjamin e il suo “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, un po’ perché questo dialogo diacronico tra scultura e fotografia lo risaltano, un po’ perché dietro il bianco e la quieta eleganza dell’allestimento si sente forte un sentimento di “rottura” e di avanguardia, estetica, politica, storica.
A partire dal progetto Statua di Nicolò Cecchella, una serie di fotografie scattate ad alcune statue mutilate presenti nei musei di Roma, in dialogo con l’opera Volto Ombra, cioè calchi in terracotta del volto dell’artista che richiamano ad un gesto arcaico e prettamente manuale di riproduzione e produzione creativa.
Un Cecchella che incontra Darren Harvey-Regan con le sue opere Phrasing e The Erratics#3, in cui geometrie surreali, fatte di linee e forme, spazi e materia, luci e ombre, racconta di un “trascendente” che appartiene all’arte e la sublima attraverso la leggerezza dell’estetica.
Le opere di Darren possono essere paragonate ad un ossimoro linguistico, si rincorrono in un percorso “multi modulare” di etica ed estetica, dove la fa da padrone il pathos. Infine, chiude il cerchio, o meglio questa sorta di “anello planetario” intorno alla mostra, Marco Maria Zanin, che indaga la scultura e l’immagine come fossero un tutt’uno, semantico, temporale, pulsante. Le opere di Zanin svelano un sommerso nella forma e nella sua rappresentazione che va aldilà di quelle che possono essere pure considerazioni storico-artistiche e si aprono ad una sperimentazione pura, emotiva e profonda, come in Natura morta IV ma ancora di più in Sintomo III in cui uno strumento contadino viene totemizzato e reso immortale e ieratico.
Impronte. Scultura e fotografia nel lavoro di Nicolò Cecchella, Darren Harvey-Regan e
Marco Maria Zanin
a cura di Angela Madesani
9 marzo – 25 maggio 2019
Passaggi Arte Contemporanea
via Garofani 14, Pisa
Orari: dal martedì al sabato 16.00 – 20.00 e su appuntamento
Info: + 39 050 8667468 – cell. +39 338 35 25 236
info@passaggiartecontemporanea.it
www.passaggiartecontemporanea.it