VENEZIA | Terzospazio zolforosso | Fino al 10 dicembre 2024
di FRANCESCO LIGGIERI
Il tucano, con il suo becco smisurato e la fama di “mangiatore di pepe”, sembra quasi una creatura uscita da un racconto antico. Punito per la sua golosità, si è trasformato in un inconsapevole giardiniere del mondo, propagando semi aromatici nelle sue migrazioni. Semi che, una volta germogliati, si fanno foresta, si fanno fumo che scaccia gli spiriti maligni. È una metafora perfetta per raccontare, Tuca Tuca, una mostra collettiva, costruita con la cura che si dedica a un campo da coltivare.
La selezione dei lavori degli artisti e delle artiste, sparsa come un mosaico di semi, non segue un rigido tracciato didascalico. Piuttosto, procede per connessioni intuitive, per accostamenti e contrasti che mettono in risalto una sfumatura mistica, psichedelica e misteriosa, comune a ogni opera esposta. È un folklore reinventato, dove l’antico si intreccia al contemporaneo, senza mai cadere nella tentazione di imbalsamare il passato.
Prendiamo, ad esempio, l’albero di Francesco Ronchi che accoglie i visitatori all’ingresso: un centro narrativo che non si limita a raccontare, ma organizza intorno a sé gruppi di animali, quasi fosse un albero cosmico, radice e fonte di storie. Oppure i paesaggi contrapposti che si sviluppano lungo la parete: da una parte, la casetta di Michele Cesaratto si affianca alla foto su seta di Shengyi Chao, creando un microcosmo sospeso tra fiaba e memoria; dall’altra, la sedia di Rebecca Picci e il disegno a pastello di Martina Bruni aprono una finestra su un campo immaginario, popolato di contadini. E poi c’è il cesto di Miryam Huertos de Pedro, con le sue foto “cotte”, a suggerire un’idea di trasformazione, di memoria che si lascia plasmare dal tempo e dal calore.
Ogni opera è un seme che germoglia relazioni. È un modo di lavorare che sembra rispecchiare lo spirito di Terzospazio e zolforosso: una rete di prossimità fatta di incontri, scambi e azioni condivise. Artisti e artiste che gravitano intorno a Venezia e Padova, che si conoscono, collaborano, coltivano un terreno comune. Questo approccio si riflette anche nell’allestimento: le opere non seguono un ordine rigido, ma si raggruppano in nuclei, in isole narrative che dialogano tra loro.
La mostra, breve ma intensa, è aperta fino al 10 dicembre, su appuntamento. È una collettiva lampo, senza troppi fronzoli, ma capace di lasciare il segno, come un fumo denso che attraversa lo spazio e impregna l’aria di significati.
Così, come il tucano che vola seminando spezie, questa mostra ci invita a pensare al processo artistico come a un atto di coltivazione. Ogni opera è un seme che, a contatto con lo sguardo dello spettatore, può germogliare in nuove connessioni, nuovi significati, nuove visioni.
Tuca Tuca
A cura di Gabriele Longega
Artist*: Irene Mathilda Alaimo, Martina Bruni, Michele Cesaratto, Shengyi Chao, Gaia Gasparetto, Ambra Grassi
Miryam Huertos de Pedro, Gabriele Longega, Giulia Longoni, Rebecca Picci, Fabrizio Riccardi, Francesco Ronchi, Sebastiano Zafonte
Fino al 10 dicembre 2024
Terzospazio zolforosso
Calle del Tentor, Venezia
Orari: su appuntamento