PRATO | spazio MOO | 12 dicembre 2014 – 30 gennaio 2015
di GAIA VETTORI
Vespertine è il titolo della personale di Elena El Asmar, a cura di Matteo Innocenti, ora in mostra presso lo spazio espositivo MOO. Situata in una delle vie più problematiche del centro storico pratese, questa galleria è frutto di una felice volontà di recuperare un’area caratterizzata da degrado ed incuria. Vero e proprio white cube – che tanto avrebbe soddisfatto lo scultore Constantin Brâncuși – MOO irrompe con il bianco nitore delle sue pareti nel grigio di una via trafficata e, fino al 30 gennaio 2015, offre la possibilità di poter vedere la mostra dell’artista di origini libanesi Elena El Asmar (Firenze, 1978).
Le quattro opere presenti, pur formalmente diverse, sono accomunate dal fil rouge della memoria e del ricordo, ed il titolo, Vespertine, rimanda a quel particolare momento della giornata in cui il giorno sta per finire e la sera tarda ancora ad arrivare. Un tempo sospeso, dove tutto può accadere, a metà tra luce e buio, un tempo indefinito e sfuggente come lo sono i ricordi della nostra mente.
La prima stanza, caratterizzata da una luminosità quasi accecante, ospita due opere: Dispensar pensieri in tempo (2011), pasta bianca di cellulosa sulla quale è impressa la trama di una stoffa, modellata affinché sembri celare un oggetto imperscrutabile e Arioso Operoso (2013-2014), composta da 140 fotocopie in formato A4 – disposte su una parete – che mostrano la trama apparentemente uguale, ma in realtà sempre diversa, di un ricamo, usato come una sorta di matrice. Osservando queste due opere, si ha come la percezione di un invito a perdersi nella contemplazione, facendosi catturare dal loro fascino perturbante di oggetti sì in apparenza familiari, però caratterizzati da un profondo senso di mistero, esattamente come accade per i ricordi delle nostre esperienze vissute: una volta parte dei cassetti della memoria, esse sono infatti destinate ad essere per sempre oggetto di innumerevoli variazioni sul tema, fino a che la matrice originale sarà solo percepita come un fumoso e confuso momento a cavallo tra realtà e fantasia, tra luce e buio.
Proseguendo nel percorso, troviamo quindi Variabile di sentimento e di tempo (2011), situata in una piccola zona di passaggio della galleria, nello spazio semi-oscuro che precede l’ultima stanza laddove è collocato l’ultimo lavoro L’esercizio del lontano (2014). Queste due opere rappresentano chiaramente il percorso che l’artista ed il curatore intendono farci percorrere, questa volta non metaforicamente, attraverso l’ora del vespro: infatti, la luce si fa meno intensa, più delicata e compaiono i primi colori. Variabile di sentimento e di tempo è un piccolo quadro che ritrae due lampade bianche su fondo viola: quasi una sfida a riconoscere gli oggetti rappresentati, tanto l’aspetto meramente figurativo è lasciato in secondo piano a favore di una più intrigante volontà di evocazione simbolica di quello che fu, nel passato, il soggetto del quadro. Anche in questo caso, la “matrice” originale (e cioè le lampade) va a perdersi nei meandri della realizzazione e della conseguente interpretazione, a conferma della volontà dell’artista di collegare le opere presenti grazie al tema del ricordo, spesso confuso e nebbioso, sospeso per sempre in un momento mai chiaro, mai oscuro.
Infine, L’esercizio del lontano situato nell’ultima stanza della galleria: immersa in una luce violacea, troviamo una composizione verticale di oggetti in vetro tenuti insieme da una calza a rete color carne, sorretti da un parallelepipedo di un verde acceso. Sul soffitto, è poi proiettata una stella. Composizione complessa, immersa in una semi-oscurità colorata, è questa l’opera che forse maggiormente colpisce l’osservatore, il quale si trova a fissare oggetti di vetro trasparente che progressivamente vanno a fondersi con la parete retrostante: ancora una volta, ecco che ritorna l’invito a perdersi nel labirinto di una memoria confusa. Poco importa se le opere presenti siano il risultato della sensibilità dell’artista e del suo specifico punto di vista: il valore del lavoro di Elena El Asmar sta proprio nella sua capacità di coinvolgere il fruitore, accompagnandolo in un percorso attraverso la “simultaneità indecidibile tra virtuale e reale”, tra ombra e luce, in quel sacro (per la tradizione cattolica) e crepuscolare momento della giornata che prende il nome di “ora del vespro”.
Citando Elena El Asmar:
Se nulla ci è dato possedere,
possiamo almeno ascoltare una storia che ci accompagni
dove una volta le cose erano
e poi non sono state più.…e qual conforto l’arrivo del crepuscolo
sia esso quello che ci introduce alla notte
sia esso quello che si rigetta nel giorno.
Elena El Asmar. Vespertine
a cura di Matteo Innocenti
12 dicembre 2014 – 30 gennaio 2015
spazio MOO
via San Giorgio 9A, Prato
Orari: dal lunedì al venerdì, 15:00-19:00
Info: 0574 071696
moo@lato.co.it
www.lato.co.it
www.elenaelasmar.com