MILANO | Robilant+Voena | Fino al 30 maggio 2025
di MATTEO GALBIATI
Nella volontà di ripetizione e di duplicazione del gesto, di moltiplicazione dell’azione che, apparentemente identica a se stessa, mai risulta così tanto puntuale da ripetersi esatta, c’è il valore di una meditazione sul proprio agire di matrice squisitamente orientale. Fin dalla prima opera che si può ammirare tale poetica incidenza dell’Oriente – nello specifico della Corea, anche se connessioni e contaminazioni esistono con altre culture di quelle regioni e di quell’area geografica, per espandersi ed abbracciare pure comuni e affini tensioni in Occidente – è a tal punto evidente da diventare quasi atmosfera che, avvolgendo lo sguardo e filtrando dalle opere, poco a poco ci avvolge e ci concede la carezza dell’abitudine, come se tutto ci appartenesse già. Come se tutto fosse già sentito e provato da una condivisa esperienza profonda.

Minjung Kim, Red Mountain, 2022, mixed media on mulberry Hanji paper, 32×45 cm Courtesy Robilant+Voena
Così la mostra personale, che, efficacemente e sinteticamente intitolata Ripetizioni, porta nella sede di Milano di Robilant+Voena la ricerca di Minjung Kim (1962), non poteva basarsi su una scelta più precisa e puntuale rispetto ad alcune serie di opere, dalla piccola alla grande dimensione, con cui si mettono in luce i principi fondanti dell’azione dell’artista coreana, la quale ricorre a una gestualità scandita da un ritmo costante, concentrata e quasi meditativa, per lavorare con un materiale tradizionale quale è la carta Hanji.
Mountain, Timeless, The Street e Zip ci accompagnano a esplorare un universo etereo fatto di piccole profondità, di leggerissimi rilievi, di aperture che si insinuano come varchi dimensionali, tutti procedimenti che, pur diversi tra loro nei differenti lavori, sempre determinati da un esito formale autonomo, si riconducono ad un sentire preciso e capace di dare voce a un’identità espressiva forte nella sua ribadita e pacata affermazione.

Minjung Kim. Ripetizioni, veduta parziale della mostra, Robilant+Voena, Milano Ph. Paolo Soave Courtesy Robilant+Voena
Kim è soave quando “scrive” le sue forme, quando svaporandoli addensa gli inchiostri, quando emancipa la bruciatura a un controllato atto peculiare, quando raccoglie, strato su strato, deposito su deposito, una sedimentazione di materie e immagini di-segnate che accennano, non impongono, che sussurrano, non gridano, che sono in bilico sempre tra una definitiva emersione o una possibile lenta disgregazione. Ogni scrittura si rafforza diventando sfumatura.
La sua mano è artefice di una consolidata e comprovata pratica e sa concordare il proprio fare con le idee e le riflessioni maturate dal pensiero, tanto che mai un’opera pare frutto della sola impulsività. Bisogna agire, ma anche attendere; si deve osservare, ma pure ascoltare. Si parla con il tempo perché l’opera viva e abbia il proprio significato preservando la poesia originaria da cui si genera. In questo modo la personalità dell’artista si ritrova in quel senso della misura, quell’esplorazione minuziosa del limite e del confine estremo del ripetere che determina la volontà e il valore dell’esperienza. Sia di chi sa arrivare con coscienza all’esito dell’opera finale, sia di chi, restituita alla sua sensibilità, la osserva e, filtrandola attraverso le maglie del proprio vissuto, può coglierla oppure anche rideterminarla completamente. I nostri sguardi si incrociano con il suo e ci si armonizza, entrando subito in sintonia con la tenuità delicata delle sue immagini.

Minjung Kim, Encounter, 2024, mixed media on mulberry Hanji paper, 181.5×131 cm Courtesy Robilant+Voena
La liricità di questo insieme di opere ci racconta del vuoto e del silenzio, della forza e della determinazione, che portano un’idea al suo responso più estremo, non perché “grave”, ma perché sospeso sulla linea infinita di un orizzonte incoglibile e indeterminabile nella sua finitezza.
È necessario ripetere anche quando il desiderio di concretezza è più evidente, dal momento che permane il peso della trasparenza che acconsente all’attraversamento continuo dello sguardo, al tintinnio ripetuto di un suono che diventa eco. Le immagini che Kim ci propone diventano spazi aperti, panorami infiniti e continuativi, sono porzioni ritagliate di un qualcosa di più ampio e vasto che solo osservando l’oltre e l’attraverso si può raggiungere.
Nelle forme delineate in maniera tanto identitaria, non possiamo compiere il torto di incastrare la ricerca di Kim in un topos artistico: se è ovviamente innegabile la sorgente orientale del suo pensiero, dobbiamo leggere in filigrana anche le contaminazioni che ha avuto con gli artisti occidentali i quali, approfonditi negli anni di studi a Brera e di viaggi in Occidente, sono contaminazioni qualificanti, assorbite nella loro necessaria essenzialità, allora affiorano poco a poco e ne ritroviamo i cenni, percepiamo qualcosa di più vicino a noi che si cristallizza con un’attenta osservazione ulteriore.

Minjung Kim. Ripetizioni, veduta parziale della mostra, Robilant+Voena, Milano Ph. Paolo Soave Courtesy Robilant+Voena
In definitiva nulla nell’azione di Kim è impulsivo, nulla è caotico, perché sempre il caso si determina grazie a un’intenzione guidata ammessa con cura e scandita istante dopo istante dal suo tocco particolare; è imprescindibile, poi, la misura del tempo del fare, la lentezza e il riguardo che sono atti riflessivi, quasi espressioni filosofiche. L’importante è saper ripetere, non per sbrigativa comodità, ma sempre per trovare la sorpresa del nuovo laddove si dava tutto per certo.
Minjung Kim. Ripetizioni
2 aprile – 30 maggio 2025
Robilant+Voena
via della Spiga 1, Milano
Orari: da lunedì a venerdì ore 10.00-19.00; sabato 11.00-17.00
Ingresso libero
Info: +39 02 805 6179
enquire@robilantvoena.com
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