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VENEZIA | GIARDINI DELLA BIENNALE | PADIGLIONE VENEZIA | Fino al 27 novembre 2022

Intervista a GIOVANNA ZABOTTI di Cristina Principale

Il Padiglione Venezia è, insieme a quello Centrale nella sede dei Giardini, il padrone di casa dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Il progetto espositivo 2022, intitolato Alloro, apre con due sale dedicate alle artiste Goldschmied & Chiari; i loro “portali della percezione e dell’immaginazione”, tra superfici e tridimensione, introducono ad un percorso perturbante che prosegue e si afferma nell’entrare – letteralmente – nell’installazione Lympha di Paolo Fantin. Realizzata con il gruppo Ophicina e accompagnata dalla musica del maestro veneziano Pino Donaggio, l’opera è composita e si ambienta lungo tre altre sale in cui Fantin riscrive e attualizza efficacemente uno dei topos della storia dell’arte, il mito di Apollo e di Dafne, vera protagonista del Padiglione in quanto metafora del cambiamento. La sua leggendaria trasformazione in alloro è una via di fuga e, nello stesso tempo, un ritorno alla natura trionfante.
L’esposizione propone anche la pittura del professore Ottorino De Lucchi e chiude con le opere vincitrici, in sette diverse discipline artistiche, della terza edizione del concorso per nuovi artisti Artefici del Nostro Tempo, voluto e promosso dal Comune di Venezia e dal suo sindaco Luigi Brugnaro.
Un’esperienza visiva, uditiva, olfattiva ambigua quella durante la mostra che, come racconta la curatrice Giovanna Zabotti, affronta attraverso l’iperrealtà artistica aspetti essenziali della contemporaneità: occorre misurarsi con le forze della natura e della donna, in questa società che cambia la storia.

Padiglione Venezia 2022, esterno con crogioli di Orsoni, Venezia 1888 © Sebastiano Corrò

Partiamo dal titolo “alloro”, volutamente in italiano immagino. Nel suo portato simbolico rappresenta la metamorfosi, rinviene da e allude al mito legato alle nostre origini greco-romane e che nell’immaginario prende il significato di “riuscita”, di trionfo. Ma l’alloro è anche in sé il laurus nobilis, una cura officinale che sembrerebbe, in questo senso, richiamare ad un ritorno al rimedio naturale come necessità sociale. Viste le opere, possiamo intenderlo come messaggio della rivincita della donna sull’uomo e dell’uomo sulla sua malattia sociale attraverso il ritorno alla terra?
La nostra Dafne è donna ma al tempo stesso è un archetipo, una figura sospesa nel tempo senza categorizzazione: Dafne è ognuno di noi, una persona che sceglie, una persona che si prende la sua seconda possibilità e lo fa entrando in contatto con la natura.

Padiglione Venezia 2022 ©Sebastiano Corrò

Il tema del cambiamento è stato individuato prima o durante l’esperienza della pandemia? C’entra con la ripartenza? O la trasformazione era già un’urgenza da manifestare con l’arte?
La metamorfosi è stato il primo pensiero che ho avuto ascoltando il discorso di presentazione de Il latte dei sogni della curatrice Cecilia Alemani, confermato sfogliando le pagine del libro di Leonora Carrington e la prima immagine a cui l’ho associato è la Dafne di Arthur Hacker: una donna immortalata nell’istante in cui il suo corpo inizia a mutare, con le braccia tese verso le foglie dell’albero, verso il suo divenire, un istante, un frame ma al contempo un’espressione di un movimento. L’esposizione per me è stata subito chiara, doveva essere questo: un viaggio in movimento che affronta il cambiamento, la metamorfosi, attraverso la natura e l’arte. È l’arte stessa che indaga con il suo linguaggio multiforme le fasi del cambiamento, a partire dal libero arbitrio e dalla libertà di scelta che prendono forma nella pianta di alloro, simbolo di sapienza e di gloria, della vittoria, della fama, del trionfo e dell’onore, ma che pongono le radici nel passato, nell’archetipo, nella mente.

Goldschmied & Chiari, MAGNIFICA, 2020, vetro soffiato a Murano, 27x27x30 cm, 35x15x22 cm, 55x16x16 cm ©Jlenia Renier

La mostra infatti ci introduce fin da subito ad un cambio di stato e di tempo, con opere molto eloquenti. Dalla proposta “astratta” di Goldschmied & Chiari al figurativo iperrealista di Paolo Fantin / Ophicina sino ai contributi dei giovani artisti. L’effetto magico ricreato dal duo con i Portali e Magnifica accompagna all’incredibile installazione Lympha in un potente e suggestivo camminamento multisensoriale. Quali erano le sue priorità di curatore per questa edizione tanto attesa?
Coinvolgere il visitatore, renderlo parte integrante dell’opera: lo spettatore entra nel percorso, interagisce emotivamente con esso e lo vive. L’intento è sempre quello di “lasciare qualcosa” a chiunque entri. Anche solo un pensiero o un ricordo, se possibile positivo di opportunità. Penso che l’arte oggi più che mai abbia il compito di farci vedere e sentire delle possibilità nel cambiamento.

Paolo Fantin e Oφcina, Lympha, 2022, installazione, tecniche miste di iperrealismo, Paolo Fantin e Oφcina ©Sebastiano Corrò

Per visitare il Padiglione occorre togliersi le scarpe, un gesto che sembra evocare il rispetto che richiede l’andare a far visita al padrone di casa della Biennale…
Ha pensato a questo? È voluto o era solo una necessità tecnica per preservare il biancore del percorso?
Questa è davvero una bella immagine. Nel nostro piccolo l’idea è quella che si entra nella stanza di Dafne, per lei è un momento fondamentale e chi entra lo deve fare nel suo massimo rispetto, in punta di piedi, ascoltando ogni rumore, ogni nota, ogni battito, ogni respiro.

Ciò predispone a un’esperienza d‘impatto, dal coinvolgente profumo d’alloro fresco alla musica, può illustrarci anche i contributi di Ottorino De Lucchi e del maestro Pino Donaggio?
Un gesto, un simbolo, un augurio e un invito: questo è il messaggio racchiuso in Best Wishes di De Lucchi. Il gesto di offrire, di porgere un ramoscello, di rivolgere la mano verso un altro individuo, un gesto semplice ed essenziale e anche simbolo di chi coraggiosamente prende in mano il suo futuro. Tra le foglie del ramoscello spicca una foglia d’oro che richiama immediatamente lo sguardo sull’alloro, il fulcro di questo Padiglione. Alloro, un nome che l’oro lo richiama; scientificamente il metallo nobile per eccellenza, inossidabile, inattaccabile, eterno, degno di costituire la medaglia d’oro, simbolo di vittoria e di gloria eterna, ma anche di successo e di potere tanto che gli imperatori romani si cingevano il capo con la corona d’alloro d’oro. Una foglia d’oro in un ramoscello di alloro che stupirà nel senso voluto, non di foglia morta bensì simbolo di progresso vero, di speranza e di pace.
Il grande maestro Pino Donaggio ha composto appositamente e donato questa musica alla sua Città, accettando con entusiasmo da subito il mio invito e lavorando insieme agli altri artisti. Come lui stesso ha sottolineato, ha scritto una musica partendo dal suono dell’acqua, musica impressionista in cui ha cercato di dare le atmosfere di Venezia. Dafne è il centro di un movimento sincrono in cui ogni singolo passaggio è scandito dal ritmo, suoni che non sono un sottofondo, ma che nascono come una vera e propria opera d’arte.

Ottorino De Lucchi, Best Wishes, 2022, tecnica mista, colori vinilici, acquerello e foglia d’oro, 40×40 cm © Ottorino De Lucchi

Nella metafora offerta nella rivisitazione al mito operata da Fantin, troviamo una Dafne contemporanea non nell’atto di scappare via da Apollo ma, come fosse una donna reale dolorante al bordo del letto dopo un abuso sessuale, intenta a esprimere un desiderio di salvezza, più che in movimento, immobile, seppur non rassegnata al suo destino.
Per noi Dafne non è una vittima, è una donna forte, coraggiosa, che sceglie la sua strada, che decide come rinascere e lo fa con coraggio, mantenendo la sua bellezza e la linfa – da cui il titolo – vitale intatte!

Come evolve la sua ricerca tra le pratiche artistiche attuali?
La mia non è una scelta, è un riconoscere i segni e ascoltare gli artisti con cui vengo in contatto cercando di non mettere filtri tra me e loro.

Paolo Fantin e Oφcina, Lympha, 2022, installazione, tecniche miste di iperrealismo, Paolo Fantin e Oφcina ©Sebastiano Corrò

ALLORO
TUTTO MUTA, NULLA MUORE, TUTTO SCORRE E OGNI IMMAGINE SI FORMA NEL MOVIMENTO

a cura di Giovanna Zabotti

Artisti: Paolo Fantin, O.cina, Pino Donaggio, Goldschmied & Chiari, Ottorino De Lucchi

23 aprile – 27 novembre 2022

59. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia

Padiglione Venezia
Giardini della Biennale, Venezia

www.labiennale.org

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