MESTRE (VE) | Centro Culturale Candiani | 28 settembre – 4 marzo 2025
di FRANCESCO LIGGIERI
Siete mai stati sulle spiagge o su una barca nel mar Mediterraneo? No? Lasciate che vi racconti una storia.
Vi è un filo invisibile che collega l’arte e la storia, un legame sottile ma inesorabile che affonda le sue radici nel Mediterraneo, culla di civiltà e di cultura. Questo stesso legame attraversa il tempo e arriva a noi con la mostra Matisse e la luce del Mediterraneo, ospitata al Centro Culturale Candiani di Mestre fino al 4 marzo 2025. La mostra, curata da Elisabetta Barisoni, si propone come un viaggio attraverso lo sguardo e la sensibilità di Henri Matisse, maestro del colore e interprete della luce mediterranea. Ma come ogni viaggio che meriti tale nome, quello che ci attende non è un semplice racconto di immagini, bensì una narrazione di segni, simboli e significati profondi.
Matisse non è un semplice pittore. È, semmai, un semiologo del colore, capace di trasformare le tonalità in veri e propri codici linguistici. Non si tratta di una mera rappresentazione della realtà, ma di una riflessione visiva che si intreccia con l’idea stessa di percezione e di espressione. La luce del sud della Francia – quella stessa luce che tanto aveva affascinato poeti e filosofi sin dai tempi di Platone – diventa per Matisse il medium attraverso il quale esplorare i confini dell’esperienza estetica. La sua pittura non è, dunque, semplice mimesis, ma un’indagine sulla verità profonda delle cose, sulla loro essenza cromatica.
L’esposizione al Candiani ci accompagna attraverso sette sezioni tematiche, ognuna delle quali esplora un aspetto peculiare della produzione artistica di Matisse e del suo rapporto con il Mediterraneo. Qui, si dipanano i fili di un dialogo continuo con altri artisti del tempo, come Derain, Dufy e Bonnard, quasi a voler creare una polis artistica che affonda le proprie radici nell’antico concetto greco del simposio, dove il confronto era fonte di crescita e scoperta. Non si tratta, quindi, di una semplice mostra, ma di una vera e propria agorà estetica, dove le opere dialogano tra loro e con lo spettatore.
Uno degli aspetti più interessanti è il ruolo centrale che il colore assume nella poetica di Matisse. Per lui, il colore non è un attributo secondario della forma, ma ne è l’essenza stessa, la sostanza metafisica che conferisce significato all’opera. In questo senso, Matisse non è lontano dai grandi maestri veneziani del Rinascimento, come Tiziano e Veronese, i quali, come lui, avevano compreso che la luce e il colore sono gli strumenti attraverso i quali l’artista svela l’ordine segreto dell’universo. La mostra ci porta a riflettere su come il Mediterraneo non sia solo un luogo geografico, ma anche uno spazio simbolico, un “giardino senza paragoni” – come lo definì Guy de Maupassant – dove l’arte moderna ha trovato il suo terreno più fertile.
La sezione dedicata alle odalische, con la sua fascinazione per l’Oriente e il decorativo, ci conduce direttamente alle porte di Ravenna e Venezia, luoghi che, come Matisse ben sapeva, avevano assorbito l’influenza dell’arte bizantina. La sinuosità delle figure femminili, adagiate tra stoffe e arabeschi, dialoga con le linee curve dei mosaici e delle miniature persiane, rivelando un mondo di forme che non rappresentano solo il corpo, ma la sua essenza sensuale e decorativa. In questa visione, Matisse rilegge l’Oriente non come luogo esotico da esplorare, ma come spazio interiore da cui attingere forme e significati.
La mostra si conclude con la fase finale della carriera di Matisse, quando l’artista abbandona i pennelli per dedicarsi ai papiers découpés. Qui la forma si spoglia di qualsiasi complessità tecnica per diventare pura espressione di essenzialità. Il gesto di “disegnare con le forbici” diventa, per Matisse, una riflessione sull’essenza stessa dell’arte, che si fa sintesi di colore, forma e spazio. In questa fase, l’artista non cerca più di riprodurre la realtà, ma di creare mondi paralleli, universi visivi che hanno una loro propria autonomia e bellezza.
Non è possibile guardare questa mostra senza interrogarsi sul significato più profondo dell’opera di Matisse. Non è solo la celebrazione della gioia di vivere, come spesso si dice, ma anche un’indagine filosofica sul rapporto tra arte e realtà, tra visibile e invisibile. Matisse, come un alchimista della luce, distilla dai suoi colori una visione del mondo che trascende la mera rappresentazione. Ok, adesso siete proprio lì, sulle coste del mediterraneo.
Matisse e la luce del Mediterraneo è un viaggio nell’immaginario di uno dei più grandi artisti del Novecento. Matisse, attraverso la sua straordinaria capacità di manipolare il colore e la luce, ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, a scoprire in ogni pennellata una nuova verità. Come ogni grande opera d’arte, ci lascia con domande irrisolte, e forse, proprio in questo risiede la sua forza più profonda.
Matisse e la luce del Mediterraneo
a cura di Elisabetta Barisoni
28 settembre 2024 – 4 marzo 2025
Centro Culturale Candiani
Sale espositive II piano
Piazzale Candiani 7, Venezia – Mestre
Orari: da martedì a domenica ore 10.00-19.00. Giorno di chiusura: lunedì